Oristano
16 Aprile 2014
Cari amici,
in questa quinta parte,
che chiude la lunga e curiosa storia della fotografia, parliamo dell’ultima
fase, quella attuale, che vede il digitale in primo piano nella diffusione dell’immagine
fotografica. Il veloce progresso dell'elettronica degli anni ’50 del secolo
scorso si inserì anche nel campo della fotografia, adottando alcune delle ultime scoperte anche all'acquisizione
delle immagini.
Nel 1957 Russell Kirsch trasformò una fotografia del figlio in
un file, attraverso un prototipo di scanner d'immagine. Nel 1972 la Texas
Instruments brevettò un progetto di macchina fotografica senza pellicola,
utilizzando però alcuni componenti analogici. La prima vera fotografia ottenuta
attraverso un processo esclusivamente elettronico fu realizzata nel dicembre
1975, nei laboratori della Kodak, dal prototipo di fotocamera digitale ideato da
Steven Sasson. L'immagine in bianco e nero del viso di un'assistente di
laboratorio fu memorizzata su un nastro digitale alla risoluzione di 0.01
Megapixel (10.000 pixel), utilizzando il CCD della Fairchild Imaging. La
storia della fotografia stava iniziando a scrivere un nuovo capitolo, quello
dell’immagine elettronica.
Nel 1981, a quasi 100
anni dalle prime vere immagini fotografiche (Box Kodak del 1888), il mondo
della fotografia viene scosso da una notizia straordinaria: il fondatore della
Sony Akio Morita (1921–1999) presenta al pubblico la Mavica (Magnetic Video
Camera), una reflex che utilizzava un floppy come supporto di memorizzazione
principale. Era la prima volta che le immagini venivano registrate su un
supporto digitale mobile invece che su una normale pellicola fotografica. La
fotografia tradizionale con la pellicola però, almeno agli inizi, non sembrò risentire del vicino fiato
sul collo del digitale: Le fotocamere a
pellicola, continuamente aggiornate, con modelli sempre più semplici e comodi da usare, come
la Konica C35-AF del 1977 (il primo modello di fotocamera totalmente automatica),
continuavano ad avere un forte gradimento di pubblico e di vendite. Ma il tempo
scorre inesorabile e rende tutto obsoleto: quando si esaurirono i miglioramenti sulle macchie
fotografiche a pellicola e la tecnologia digitale, invece, con i continui aggiornamenti si era di molto avvicinata, come qualità, alla resa fotografica della pellicola, l'interesse dei consumatori iniziò a trasferirsi sulla nuova tecnologia.
Le più ampie
possibilità offerte dal digitale, dove la visione istantanea del risultato era
un fattore determinante, come nel giornalismo, fecero propendere velocemente il
gradimento verso il nuovo mezzo. Inoltre, la facilità di trasmissione delle nuove
immagini digitali via internet, rese presto obsoleto il mondo fotografico precedente. A
quel punto un gran numero di macchine fotografiche compatte digitali,
totalmente automatiche, invase il mercato, consentendo anche al fotografo
occasionale, di fotografare e conservare i suoi ricordi, potendo rivedere
immediatamente le immagini scattate, direttamente nella fotocamera. La
diffusione del nuovo sistema digitale fu rapidissimo: nel 2000 le fotocamere
digitali vendute erano state 10 milioni, nel 2010 furono oltre 140 milioni.
Ovviamente, come la
storia insegna, per un vincitore che trionfa ci sono i vinti che cadono: le
aziende storiche produttrici di pellicole iniziano subito a crollare, su tutte,
la Polaroid, che portò i libri contabili in tribunale nel 2001. I produttori
giapponesi erano ormai diventati i padroni del mercato, eclissando quelli europei. Le nuove
case costruttrici si fronteggiavano a colpi di innovazione tecnologica: entrarono
con decisione sul mercato la Panasonic, nel 2001, con il marchio Lumix che
utilizzava obiettivi Leica, la Sony, che già nel 1996 aveva proposto le Cyber-shot, e
la coreana Samsung, nata nel 1938.
La finlandese Nokia, nel 2002 annuncia il
7650, il primo cellulare dotato di fotocamera integrata: è l’alba degli
smartphone (la cui storia ebbe inizio nel 1992, con l’IBM Simon che, oltre alle
normali funzioni di telefono, incorporava calendario, rubrica, orologio,
calcolatrice, blocco note e giochi).
Naturalmente
l’industria fotografica propriamente detta non era rimasta a guardare: nel 2002 venne
presentata la Contax N, la prima reflex digitale con sensore 24x36; nel 2003
Olympus lanciò la sua reflex digitale professionale, la E-1, che inaugurava il
sistema digitale Quattro Terzi; Canon, invece, propose la prima delle sue reflex
digitali “economiche”, la EOS 300D; le risponderà Nikon con la D70 nel 2004. Nello
stesso anno Canon presenta una reflex professionale formato 24x36 da 16 milioni
di pixel, la EOS 1Ds Mark II, e conquista il “trono” (annuale) di maggior
produttore di fotocamere digitali al mondo. Nel 2005, poi, Olympus e Panasonic
si allearono per sviluppare il formato Quattro Terzi e Nikon propose la prima
compatta digitale capace di trasmettere via wi-fi le foto realizzate (Coolpix
P1).
In questi ultimi 10
anni altri giganteschi passi avanti sono stati fatti; il mondo della
fotografia, ormai praticamente tutto digitale, continua a perfezionarsi: macchine
(con molti milioni di pixel e in grado non solo di fotografare ma anche di fare
video) e schede di memoria sempre più grandi, per contenere un numero
impressionante di immagini. La fotografia nell’era del digitale può
accontentare tutti: il fotografo dilettante ed il grande professionista, capace
di realizzare, con obiettivi intercambiabili, qualsiasi tipo di foto,
naturalistica, artistica, reale o anche, con il fotoritocco, come un dipinto.
L’immagine digitale (viviamo, manco a dirlo, proprio il tempo della società dell’immagine)
è quasi una nuova realtà virtuale, che vive accanto a quella reale!
Ma al di là di tutto la
fotografia è stata, e lo è ancora di più oggi, un grande e valido strumento di
comunicazione. L’importante è che chi fotografa, a prescindere dallo strumento
utilizzato, abbia ben chiaro in mente cosa voglia comunicare. Fare cento scatti pensando
di cogliere il momento che si vuole immortalare è molto diverso che farne uno
solo, nel momento preciso che si vuole fermare per sempre. Tutto questo significa che per fare una fotografia non basta avere una fotocamera, seppure altamente evoluta e
capace di scattare immagini quasi da sola. Bisogna comprendere che lo strumento non sostituisce
il cuore, l’anima, la mente del fotografo. Anche la migliore macchina
fotografica non potrà mai sostituirsi a colui che fotografa, ma potrà solo aiutarlo a
comunicare al mondo la sua personale visione della realtà. La macchina
fotografica, qualunque essa sia, semplice o super accessoriata, deve essere per
il fotografo uno strumento, come lo è il pennino, l’inchiostro ed il foglio di
carta per lo scrittore: sarà il fotografo a scrivere la storia che vuole
raccontare. E non importa che il foglio di carta su cui si scrive sia un
supporto elettronico o analogico o che la penna sia una reflex digitale o una
compatta a pellicola.
Ciò che conta è che la fotografia, dai tempi di Daguerre, continui ad essere quel mezzo che “ferma il tempo”, che blocca l’attimo, capace di trasmette ai posteri istanti della nostra vita, con le gioie, i dolori e le nostre grandi e piccole miserie umane.
Ciò che conta è che la fotografia, dai tempi di Daguerre, continui ad essere quel mezzo che “ferma il tempo”, che blocca l’attimo, capace di trasmette ai posteri istanti della nostra vita, con le gioie, i dolori e le nostre grandi e piccole miserie umane.
Grazie a Voi tutti dell’attenzione.
Mario
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