Oristano
15 Aprile 2014
Cari amici,
quand’ero ragazzo (erano
gli anni ’50 del secolo scorso) non c’erano verdurai o mercati ortofrutticoli
per la fornitura familiare. Ogni famiglia aveva, possibilmente intorno alla
casa, un orto dove veniva coltivato quanto necessario. L’esuberanza dei ragazzi,
si sa, non ha timori, ne oggi e ne ieri, e quando lo stomaco reclamava qualcosa
per mitigare l’appetito, ogni erba selvatica o frutto commestibile andava bene:
dai perastri selvatici ai finocchi spontanei, dal cardo selvatico al crescione,
tutto serviva a riempire uno stomaco mai sazio. A proposito del crescione, un
recente viaggio a Milis e Bauladu (la strada che collega i due paesi scavalca con
un ponticello il rio Cispiri), mi ha fatto ricordare una scorpacciata di questa
erba acquatica, che noi chiamavamo “Nasturzu”, fatta proprio “in gruppo”, seduti
sulle rive di questo fiumiciattolo dopo una faticosa partita a pallone su un
campetto in terra battuta situato proprio dirimpetto al fiume. Il crescione,
allora, cresceva rigoglioso ai bordi del fiume, che scorreva lento e pacifico,
e in tanti, rientrando dalla campagna, ne portavano a casa dei cespi, per
completare il magro pasto di mezzogiorno e della sera. Questo lontano ma gradito ricordo mi ha convinto a raccontarvi
qualcosa di questa pianta, oggi meno diffusa di allora, e che nessuno ormai utilizza quasi più,
perché non fa parte della moderna e frettolosa alimentazione. Eppure è un
errore, perché questa fresca verdura è ricca di sostanze benefiche per la
nostra salute. Ecco, allora, riepilogati per Voi (in tanti sicuramente non
avete mai assaggiato il suo sapore), i pregi e le qualità di questa aromatica e salutare
pianta.
Il crescione d'acqua (Nasturtium officinale R. Br., 1812) è
una pianta erbacea perenne della
famiglia delle Brassicaceae (o Crucifere). Tipica pianta spontanea che vive
lungo i lenti corsi d'acqua, in terreni semisommersi e acquitrinosi, predilige
luoghi ombrosi. E detta crescione d'acqua proprio perché cresce nei pressi di
fossi e ruscelli o comunque nelle zone boschive umide. Un tempo quest’erba si
trovava con maggiore frequenza, oggi, a causa dell'inquinamento delle acque, la
sua diffusione si è ridotta di molto. Il crescione d’acqua è presente in tutta
Italia, dal piano alla montagna, e si può considerare pressoché cosmopolita. E’
una specie che ha bisogno di tenere le radici a mollo, o comunque sempre bagnate.
Le radici sono fascicolate, avventizie nei pressi del terreno, le foglie lucide
e carnosette, con elementi laterali più o meno ovali e quello apicale
reniforme. Il fusto è cavo all’interno e la sua lunghezza arriva fino a mezzo
metro. I fiori sono bianchi (la fioritura primaverile va da Aprile a Luglio), raccolti in grappoli sommitali, piccoli e dalla tipica forma delle
brassicaceae. I frutti sono silique cilindriche contenenti numerosi semi.
Per gli amanti del
giardinaggio la pianta può essere facilmente coltivata anche nell'orto,
prelevando piccoli cespi da giovani piante spontanee. I cespi debbono essere
trapiantati in terriccio organico mantenuto sempre umido. Si può tentare anche la
riproduzione per seme: seminare in primavera in substrato
sciolto (terra, torba e sabbia in parti uguali), trapiantando successivamente
le piantine alte circa 5-6 cm in piccole bacinelle, con un sottofondo di
terriccio, ricoperto da un sottile strato di ghiaia o argilla espansa. Aggiungere, infine dell’acqua, lasciando emergere solo la parte apicale, collocando poi in luogo
semi ombroso.
Il crescione è noto per
essere una pianta aromatica ed officinale, oltre che per il suo normale uso
alimentare.
L’uso a tavola delle parti tenere della pianta risale a tempi anche molto antichi.
Il termine scientifico “nasturtium” è derivato
dall'espressione latina “nasum torquere“ che significa "storcere il
naso" a causa dell'odore forte ed intenso del succo della pianta. Persiani, Greci e Romani ne erano buoni consumatori e di quell’epoca si
tramanda perfino un detto greco che suonava più o meno così: “mangia
crescione e apprendi di più”, nel senso che mangiarne faceva bene allla memoria. La pianta è legata anche a miti e
credenze del mondo antico:
fin dall’antichità, erano decantate le virtù afrodisiache di questa pianta. L’uso
alimentare di questa verdura acquatica è continuato nei secoli e, fino a non tanto tempo fa, si poteva ancora
trovare in vendita nei mercati romani, sui banchi dei venditori di erbe
selvatiche. A tavola è un ortaggio squisito, preferibilmente usato mischiato
alla lattuga, cicoria, pomodori e ravanelli: capace di creare, variamente
condito, un’insalata mista dal sapore eccezionale.
L’intenso aroma del suo
succo, non a tutti gradito, ne fa consigliare il consumo in quantità moderate,
quanto meno a chi soffre di stomaco. Il crescione lo si può utilizzare anche
cotto, come ingrediente di minestre, o lessato insieme ad altre erbe, poi ripassate
poi in padella, per contorni, oppure come ingrediente aromatico principale di
gustose frittate. Con le foglie tenere si ottengono anche salse dal sapore
particolare, con cui accompagnare carni, pane e formaggi. Dai semi si possono
ricavare altre salse, tipo senape. Nella tradizione della gente più povera il
crescione veniva consumato anche solamente crudo con il pane e frequente era il
suo uso come alimento-medicina (evitando, in questo caso, la cottura che fa
perdere quasi tutte le sue qualità (i principi attivi della pianta). Per
tradizione si ritiene che l’acqua di cottura del crescione, bevuta subito dopo
il parto, stimoli la produzione di latte.
In fitoterapia la
pianta (si usano le foglie tenere, raccolte prima della
fioritura, avendo cura di non estirpare le radici e le piante quando sono in
fiore, cioè tra maggio e agosto), ricca di sali minerali, è considerata utile e consigliata come un ottimo
remineralizzante, ma anche come depurativo e diuretico, antianemico, antiscorbutico,
espettorante, decongestionante del fegato, oltre che ipoglicemizzante. Risulta
utile anche contro le affezioni polmonari e nelle disfunzioni renali e per
curare piccole ferite o le gengive sanguinolente. Risultano beneficiarne, inoltre,
con maggiore o minore efficacia, anche altre patologie. I principi attivi,
presenti nell’intera pianta fresca, sono costituiti da vitamina A, β-carotene,
vitamina C, B1, B2, acido nicotinico, ferro, zinco, rame, manganese, arsenico,
iodio, glucosidi solfotiocianici.
In cosmetica il
crescione è stato a lungo utilizzato come tonico per i capelli e anche per
favorirne la crescita: pare che frizionando il succo di
crescione, posto in un uguale quantitativo di alcool a 90 gradi, sul cuoio
capelluto, si arresti, o comunque rallenti, la caduta del capelli. Oltre
che con l’uso delle foglie fresche, il crescione può essere utilizzato in succo, ricavato dalla pianta fresca, in tisana (di foglie fresche), o in tintura madre
(preparata da parti dell’intera pianta fresca, tit.alcol.45° a 1/20). E’
necessario tuttavia fare attenzione: gli estratti possono provocare irritazioni
gastriche e non esistono studi adeguati sulla loro sicurezza d´uso.
Cari
amici, anche oggi chiudo questa chiacchierata pregandovi di leggere
con attenzione le righe sottostanti.
Attenzione: Le informazioni fornite su queste pagine sono di natura generale e sono
riportate a mero scopo informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sul
loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare. Mai pensare al “fai da
te” e ogni necessità va consigliata e seguita da un medico o da un erborista. I
principi attivi contenuti nelle piante officinali possono essere molto
pericolosi se usati o preparati in modo non corretto.
Grazie, cari amici, che mi seguite sempre con passione.
Mario
2 commenti:
ho 54 anni sono sardo cresciuto a genova e mi sembrava di ricordare che mio padre una volta mi aveva portato a raccogliere questa pianta che lui chiamava nastruzzo, premetto che mio padre e morto 22 anni fa, e me la aveva fatta mangiare decantandone le qualità curative e oggi ho scoperto che e vero e in fondo in fondo il nome non lo aveva tanto storpiato dall'originale grazie3
Buonissimo! Da bambina mia zia lo raccoglieva in un terreno nostro fuori paese. Faceva l'insalata, mi piaceva da morire il gusto forte. Che ricordi!
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