Oristano 25 settembre 2025
Cari amici,
Nell’antichità venivano comminate
punizioni particolarissime, superiori addirittura a quella della morte, spesso
praticata in modo pubblico e in maniera così forte e orrenda, da far accapponare
la pelle. Ma la morte non era davvero l’ultimo dei mali, in quanto esisteva un
modo ancora più terribile di annientare la persona: LA DAMNATIO MEMORIAE,
riservata ai personaggi di alto rango, come i Faraoni nell’antico Egitto o gli Imperatori
nell’antico mondo romano, quando il loro comportamento non era stato consono a
quello che il popolo da loro si aspettava.
Nell'antico Egitto, nell’era
dei potentissimi faraoni, anche una regina come HATSHEPSUT, la
donna-faraone, che detenne il potere supremo, subì una "damnatio
memoriae", ovvero la cancellazione della sua memoria dai monumenti, da
parte del suo successore Thutmose III. Il suo nome, le sue statue e le sue
iscrizioni furono distrutte, per cancellare il percorso del suo regno.
Regnanti invisi al popolo,
spesso messi a morte addirittura per mano dei loro uomini di fiducia, venivano
non solo eliminati fisicamente ma anche destinatari di una punizione ben peggiore
della morte: la cancellazione pubblica della loro esistenza, con
la rimozione delle loro tracce dalla storia! Squadre di scalpellini erano ingaggiati
con il compito di cancellare le pubbliche iscrizioni che avevano osannato in
vita questi personaggi, così come le statue che li rappresentavano, e i loro
ritratti; anche le monete, coniate con la loro effigie, venivano fuse perché il
loro ricordo svanisse: fosse cancellato per sempre!
Questa terribile
procedura, nell'antica Roma era stata definita “DAMNATIO
MEMORIAE”, che letteralmente significa «condanna della memoria». Era la
lucida cancellazione deliberata di ogni iscrizione o oggetto che potesse
ricordare ai posteri l'esistenza di questa persona. L'obiettivo non era solo
quello di umiliare il condannato che aveva mal governato, ma quello di
estirparlo dal libro della storia romana. Era una cancellazione di esistenza,
una radiazione dalla memoria pubblica: era l’eliminazione dalla memoria
collettiva di un personaggio scomodo, in modo che la storia, nel giro di pochi
decenni, avrebbe eliminato, cancellato per sempre il suo ricordo.
A Roma ne furono vittime
diversi
imperatori. Come Nerone, che, nonostante la sua iniziale popolarità, fu
cancellato dalla storia dopo la sua deriva verso la stravaganza, come Commodo,
che si credeva la reincarnazione di Ercole, che venne assassinato e la sua
memoria cancellata dal senato; anche Geta venne cancellato da tutti i
ritratti per ordine del proprio fratello, Caracalla. Ma forse il caso più
eclatante fu quello di Domiziano; dopo la sua morte, avvenuta nel 96, il
senato non solo ordinò la distruzione delle sue statue, ma proibì anche
qualsiasi menzione ufficiale del suo nome.
Amici, paradossalmente, però,
l’effetto della “DAMNATIO MEMORIAE”, non sempre raggiungeva il risultato
sperato! Molti di questi imperatori che si tentò di cancellare dalla storia, non
solo non furono dimenticati, ma sono oggi tra i più ricordati. Se da un lato cercare
di cancellare qualcuno, significa toglierlo dalla storia, a volte quei segni di
scalpello sulle iscrizioni, quelle statue con il volto strappato, ottengono il risultato
contrario. Quegli indizi diventano elementi preziosi per gli studiosi (archeologi
e storici), in quanto costituiscono un invito ad indagare. In un certo senso,
il tentativo di oblio assoluto, ottiene il risultato opposto: far riaffiorare
il ricordo dei “dimenticati”, mettendoli in primo piano!
Il percorso dell’uomo nei
millenni ha avuto periodi altalenanti: in parte felici e altrettanti alquanto
negativi. La storia, però, non può essere mai cancellata: ne quella positiva ne
quella negativa. Ecco perché la DAMNATIO MEMORIAE ci lascia una lezione
importante: il passato, qualunque esso sia stato, non può e non deve essere MAI cancellato: in quanto risulta essere assolutamente necessario, come monito e come memoria per le generazioni future.
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| Rilievo di Hatshepsut cesellato |
Cari amici, cercare di
cancellare un periodo nefasto, con la rimozione dei simboli di quel negativo periodo, come
ancora oggi dimostrano i vuoti nei muri di Roma o le effigi scolpite nei templi
egizi, non solo non raggiunge l’obiettivo ipotizzato, ma può avere, come accennato prima, proprio l’effetto
contrario! L’oblio imposto, raramente risulta efficace, e, a volte, è proprio
quello che si vuole cancellare che attira maggiormente l'attenzione. Il
risultato? Molti condannati all’oblio hanno ottenuto la loro piccola vendetta:
essere ricordati per sempre, spesso più di coloro che hanno operato per
cancellarli!
A domani.
Mario









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