lunedì, giugno 30, 2025

QUALE SARÀ IL FUTURO PENSIONISTICO DELLE NUOVE GENERAZIONI? I GIOVANI DELLA GENERAZIONE ZETA, ANDRANNO MAI IN PENSIONE?


Oristano 30 giugno 2025

Cari amici,

Chiudo i post di giugno parlando di futuro: quello delle Nuove generazioni. Il loro futuro, quanto alla previdenza pensionistica, è molto nebuloso. Di recente su questo blog ho affrontato il tempa delle pensioni, mettendo il dito sulla piaga sulla situazione attuale, che vede l’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, occuparsi non solo di previdenza ma anche di assistenza, quella dovuta dallo Stato. Ebbene, oggi, invece, la mia atternzione è focalizzata proprio sulle “Pensioni future”, quelle che – in teoria – dovrebbero riguardare le nuove generazioni, ovvero Millennials, Generazione Z e quant’altro.

Si, amici, la pensione, per le nuove generazioni corre il rischio di essere proprio “una chimera”, specie per la Gen Z, che vede innalzarsi sempre di più l’età in cui poter uscire dal mercato del lavoro, complice anche il fatto che si entra nel mondo lavorativo sempre più tardi (non più come una volta intorno ai 18/20 anni). L’idea, infatti, di poter andare in pensione, oggi non sfiora nemmeno la maggior parte della Gen Z, per i quali risulta essere proprio un “non pensiero”.

Secondo gli esperti economisti è questa una cruda realtà, tanto che hanno lanciato l'allarme: se ci saranno, le pensioni sono previste alquanto più basse e da percepire in età sempre più avanzata. Che fare, dunque? Quali i correttivi, i provvedimenti per poter tornare a vivere nel giusto equilibrio, ovvero tra lavoro e riposo, al termine dell’attività lavorativa? Indubbiamente qualcosa dovrà essere messa in  pentola! Secondo un’indagine condotta da ANIMA SGR, su un campione di oltre 1000 adulti (oltre 8 italiani su 10, pari all’81%), c'è grande preoccupazione per il futuro pensionistico, in particolare quello delle nuove generazioni, anche se di fatto per ora nulla si intravede all'orizzonte.

Uno dei grandi esperti del settore pensionistico, ovvero l’ex Presidente dell’INPS Tito Boeri, ha avuto modo di riflettere sul problema sul mensile di economia ECO, di cui ora è direttore. Calandosi nei panni dei giovani di oggi, si è posto delle difficili domande: Andremo mai in pensione? Il pensiero di Boeri era diretto proprio ai giovani della Gen Z. Nel corso dell’articolo il grande esperto di previdenza Boeri ha lucidamente fatto la sua analisi. Eccola.

«Le pensioni pubbliche del domani (quelle, per intenderci, erogate dall’INPS) saranno meno generose di quelle attuali. Non tanto perché si andrà in pensione più tardi: questo sarà infatti controbilanciato dalla durata delle prestazioni. Il fatto è che le pensioni non garantiranno più come in passato il mantenimento degli stessi standard di vita che si avevano quando si era al lavoro. Sin ad ora le pensioni mediamente garantiscono circa l’80% del salario percepito sul finire della carriera lavorativa,  per cui la differenza poteva essere colmata da piccoli lavori o da altri redditi, come l’affitto di una casa. È prevedibile, invece, che le pensioni del futuro offriranno attorno al 60% dell’ultimo salario, quindi con un ridimensionamento significativo degli standard di vita dell’età lavorativa», ha concluso Boeri.

Dunque, quale potrà essere il futuro pensionistico per i giovani della Gen Z? Seppure la preoccupazione esista, in realtà questa rimane poco percepita dai più giovani; loro vivono il mondo di oggi non considerando più il lavoro come impegno totale di una giornata, ma solo un mezzo per realizzare i propri sogni! Il lavoro non deve togliere troppo tempo libero e dare maggiore libertà! Si preferisce, infatti, un lavoro precario a uno fisso, purché questo consenta una maggiore libertà e autonomia.  

Amici, la realtà è che anche per loro arriverà l’età della riflessione! Certo, le pensioni cambieranno, perché il sistema pensionistico è già oggi in cambiamento. Una delle ipotesi più probabili è che loro, per affrontare una vecchiaia finanziariamente serena, dovranno integrare l’assegno pensionistico con l’utilizzo della Previdenza complementare. Per fare questo, imitando gli Stati Uniti, i giovani dovranno iniziarla da subito, cominciando a versare già con i primi lavoretti, quelli fatti quando ancora si è agli studi.

Cari amici, Gli esperti del settore raccomandano a tutti i giovani di non sottovalutare la previdenza e la sua possibile integrazione: ovvero creare fin da subito una "previdenza complementare". Solo così si potrà vivere dignitosamente dopo i molti anni di lavoro; questa sicurezza dipenderà molto da loro. Gli esperti sottolineano: "La pensione è anche una loro responsabilità e deve sempre essere gestita con preparazione e consapevolezza, fin dal primo giorno di lavoro, come i giovani americani da tempo ci hanno insegnato". Vale sempre il detto "Prevenire è meglio che curare".

A domani.

Mario

 

domenica, giugno 29, 2025

ECCO COME GLI ANTICHI POPOLI RIUSCIVANO A CONSERVARE LA NEVE E IL GHIACCIO NEL PERIODO CALDO. I SARDI E SA CARAPIGNA.


Oristano 29 giugno 2025

Cari amici,

L’astuzia intelligente dell’uomo, ovvero quella sua capacità di utilizzare l'intelligenza in modo efficace e creativo, c’è sempre stata, anche in epoche lontanissime. L’alternarsi delle stagioni, con periodi di grande freddo, neve e ghiaccio, ad altri, invece, con temperature torride, gli fece aguzzare l’ingegno per trovare soluzioni valide sia per la conservazione dei cibi che per trovare rimedio alle alte temperature, rinfrescandosi. Già più di duemila anni fa, in Persia, gli abitanti studiarono un'incredibile sistema, che possiamo chiamare di alta ingegneria, per riuscire a conservare il ghiaccio in mezzo al deserto!

Un gruppo di intelligenti persiani costruì una curiosa struttura di forma conica, chiamata YAKHCHAL (che significa "Pozzo di ghiaccio"), che consentiva di conservare il ghiaccio anche con un caldo torrido. Questa struttura a forma di cupola con cono a punta, spesso realizzata con mattoni di fango, veniva utilizzata per mantenere fresco il ghiaccio attraverso una combinazione di isolamento e design alquanto intelligente. Lo Yakhchal, in realtà, lavorava sfruttando il potere della natura. In che modo, direte Voi? Eccolo.

Questo il procedimento. Durante le fredde notti d'inverno, l'acqua veniva incanalata in piscine poco profonde dove si ghiacciava; il ghiaccio veniva poi tagliato in blocchi e conservato all'interno dello Yakhchal. Le pareti spesse e lo spazio sotterraneo fornivano un ottimo isolamento, evitando che il ghiaccio si sciogliesse anche nei mesi più caldi. Alcuni YAKHCHAL presentavano anche degli “ACCHIAPPAVENTO”, delle particolari fessure che incanalavano aria fresca nella struttura, preservando ulteriormente il ghiaccio.

Amici, questa antica tecnologia risultava davvero valida e intelligente, tant’è che non solo forniva un modo eccellente per conservare il ghiaccio, ma permetteva anche ai persiani di gustare cibi e bevande ben freschi, molto prima della moderna refrigerazione! Lo Yakhchal è una testimonianza dell’intelligenza e dell'ingegno delle civiltà antiche, che mostrava le loro capacità di adattarsi all’ambiente utilizzando soluzioni innovative. Ancora oggi queste strutture rimangono un affascinante esempio di ingegneria precoce, e un promemoria della capacità dell'umanità di superare le sfide con creatività e abilità.

Amici lettori, nei libri di storia troviamo tante notizie sulle civiltà del passato, compresa quella di cui parliamo oggi. Purtroppo, però, c’è una civiltà che, a mio avviso, non è stata ancora studiata a sufficienza, ed è proprio quella della nostra isola: la Civiltà nuragica e pre-nuragica! In Italia i libri di scuola poco o nulla dicono su questo nostro antico popolo che, già molti millenni fa, ha fatto cose eccelse, a partire dalla costruzione dei meravigliosi NURAGHI, che ancora numerosi svettano nelle diverse zone della Sardegna!

Si, amici, anche la civiltà nuragica aveva anch’essa trovato un sistema simile a quello raccontato prima inventato dai persiani. Erano le NEVIERE, o "domos de su nie”, particolari strutture in pietra, alcune delle quali sono ancora oggi presenti. Erano realizzate come pozzi circolari profondi, talvolta sotterranei, rivestiti con dei muretti a secco. All’interno la neve veniva raccolta, costipata, e poi ricoperta con strati di paglia, felci e terra per isolarla dall'aria calda. Ovviamente erano in zone di montagna, come Desulo, Fonni, Aritzo, Tonara, Belvì etc., luoghi dove la neve rimaneva più a lungo nei canaloni.

Da questi canaloni la neve veniva raccolta con secchi e cestini, e poi stivata nei pozzi delle neviere. La neve raccolta, ricoperta, come anticipato prima, con un isolante naturale come paglia, felci e terra si conservava a lungo, rallentando il processo di fusione. La neve così conservata veniva poi venduta nei mesi estivi, utilizzata in particolare per la preparazione del "sorbetto" (in sardo "SA CARAPIGNA"). Per diversi paesi di montagna il commercio della neve era molto importante per l'economia, in particolare nella Barbagia e nell'area del Gennargentu.

Cari amici, con il crescere dell’inurbamento, si svilupparono città come Cagliari, dove i montagnini realizzarono (con la neve trasportata dalla montagna, dei depositi sotterranei ("SAS NIERAS"), dove la neve veniva conservata in modo simile. SA CARAPIGNA, insomma, funzionava alla grande! Cari lettori, anche in Sardegna funzionò in passato un’antica e redditizia catena del freddo, che funzionava senza frigoriferi! Basti pensare che interessò anche il fisco: dalla metà del Seicento, la vendita della neve aveva fatto drizzare le orecchie al fisco spagnolo, che impose delle tasse anche su questa attività!

A domani, amici lettori.

Mario

sabato, giugno 28, 2025

NOVITÀ NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI: ECCO LE NUOVE BARRE D'ARMATURA DEL CEMENTO ARMATO, COSTITUITE DA UN POLIMERO PIÙ FORTE DELL'ACCIAIO.


Oristano 28 giugno 2025

Cari amici,

Un interessante, nuovo materiale è entrato prepotentemente nel settore delle costruzioni: il GFRP. È questo un polimero rinforzato con fibra di vetro (GFRP significa "Glass Fiber Reinforced Polymer", Polimero Rinforzato con Fibra di Vetro), che rappresenta una rivoluzione nel settore delle costruzioni, in quanto offre soluzioni più leggere, resistenti e sostenibili, rispetto addirittura all’acciaio tradizionalmente usato. Questo nuovo materiale potrebbe rivoluzionare il settore delle costruzioni a livello globale, in quanto costituisce un’alternativa avanzata all’attuale materiale usato.

L’analisi di questo nuovo materiale ha dimostrato grandi pregi: una resistenza alla trazione doppia rispetto a quella dell’acciaio, una leggerezza fino a quattro volte superiore rispetto al ferro, immunità totale alla corrosione, la non conducibilità elettrica, oltre ad un’elevata efficienza economica, con un costo fino al 30% inferiore nei progetti edilizi. Attualmente, queste barre vengono già utilizzate in tetti, colonne, solai continui, pavimentazioni, garage, porti e ambienti marini, dimostrando una grande versatilità e una lunga durata nel tempo.

Indubbiamente è un prodotto di grande interesse, se si pensa che con solo 130 kg di fibra si è in grado di sostituire una tonnellata di acciaio rinforzato, e grazie alle certificazioni internazionali e all’approvazione del Centro di Ricerca per l’Edilizia, questa tecnologia rappresenta un passo fondamentale nella realizzazione di costruzioni più resistenti, leggere e sostenibili. Inoltre, la leggerezza del nuovo materiale e la facilità di lavorazione, consentono una riduzione dei tempi di costruzione e dei costi associati.

Amici, l’utilizzo di questo nuovo materiale apporta anche notevoli vantaggi ambientali e di sostenibilità. L’uso delle barre in GFRP contribuisce ad una significativa riduzione delle emissioni di CO₂, grazie alla minore energia richiesta per la produzione e alla maggiore durata delle strutture. Essendo riciclabili, rappresentano una scelta ecologica per l’edilizia moderna, allineandosi con le crescenti esigenze di sostenibilità nel settore. Insomma, le barre in GFRP rappresentano il futuro dell’edilizia, combinando innovazione tecnologica e rispetto per l’ambiente.

Gli ambiti di applicazione delle barre d'armatura in fibra di vetro sono davvero numerosi! Essi spaziano dall’Edilizia industriale, ad una numerosa schiera di altri scopi. Per esempio, queste barre possono essere presenti per scopi speciali come utilizzo nella realizzazione di traversine ferroviarie per treni ad alta velocità e metropolitane; nel campo dell’Edilizia civile, possono essere utilizzate nelle Costruzioni stradali (costruzione e consolidamento di strade, costruzione e ricostruzione di ponti); nelle strutture marittime e portuali, l’utilizzo riguarda la sicurezza della costa, con il rinforzo di strutture in calcestruzzo e di strutture miste in calcestruzzo armato. L’utilizzo delle barre riguarda anche la costruzione di strutture agricole.

I vantaggi dell’utilizzo di barre d’armatura in GFRP sono indubbiamente numerosi. Scegliere il nuovo sistema risulta una scelta economicamente valida per tutto il settore edile. La leggerezza delle barre d'armatura in fibra di vetro consente agli appaltatori di portare a termine i progetti in tempi più rapidi. Inoltre, le strutture rinforzate con GFRP non necessitano di manutenzione né di importanti interventi di ristrutturazione. Il loro utilizzo in diversi progetti edilizi non solo migliora l'integrità strutturale, ma crea anche nuove opportunità per una progettazione innovativa di costruzioni più efficienti.

Cari amici, l’innovazione ha sempre consentito sicuri miglioramenti. Il crollo di diverse infrastrutture, fra cui quello del ponte in Lunigiana fino all’eclatante e catastrofico collasso del ponte Morandi a Genova, hanno dimostrato come certe nostre infrastrutture datate siano facilmente deteriorabili, per cui i materiali innovativi, che garantiscono una più lunga durata e una minore manutenzione, sono di certo da adottare. Credo che il nuovo prodotto entrerà presto in modo forte e deciso nelle nuove costruzioni.

A domani.

Mario

venerdì, giugno 27, 2025

LA CURIOSA STORIA DI UN BIMBO MAI NATO, RIMASTO PER 30 ANNI NEL VENTRE MATERNO. IL RARO FENOMENO DEL LITHOPEDION.


Oristano 27 giugno 2025

Cari amici,

La gravidanza è un fenomeno straordinario, quasi incredibile! Nel corpo della donna si crea una particolarissima trasformazione nel corpo, tutta una serie di modifiche che predispongono la donna a creare una nuova vita! È un processo non certo semplice, anzi particolarissimo, e, quando una donna scopre di aspettare un bambino, di norma scoppia in una grande gioia, mista però anche a preoccupazione, perché la sua vita da quel momento cambierà in modo profondo. Per una donna, l’idea di portare dentro di se una nuova vita crea un turbinio di sentimenti incredibili che solo lei, destinata a costruire una nuova vita, prova e conosce.

Amici, ho fatto questa premessa per parlare con Voi oggi di un particolarissimo fenomeno, legato proprio ad una inusuale gravidanza, quella extrauterina addominale; è questo un raro fenomeno chiamato LITHOPEDION (il termine lithopedion deriva dal greco antico líthos=pietra e paidion=bambino), detto anche litopedio, che definisce la particolare morte del feto, che non fuoriesce spontaneamente ma resta incistidato nel ventre della madre. Una volta che ha cessato di vivere, il materiale di cui è costituito il feto viene riassorbito dalle strutture circostanti, e, in assenza di complicanze nel feto, si depositano dei sali di calcio, progredendo in un processo di mummificazione, che dà origine al lithopedion.

I numerosi studi medici hanno appurato che non è raro che un lithopedion rimanga non diagnosticato per molto tempo; solo quando la madre, colpita da altre patologie, avrà necessita di una radiografia o di una ecografia,  o di un possibile intervento chirurgico, verrà scoperto il Lithopedion. Il permanere di un Lithopedion per anni nel ventre di una donna è un evento raro, ma tuttavia possibile. Un fenomeno rilevato anche nell’antichità, se pensiamo che  la prima descrizione scientifica si trova in un trattato del fisiologo Albucasis nel X secolo d.C.; un litopedio ancora più antico fu ritrovato durante alcuni scavi archeologici, con datazione intorno all'XI secolo a.C.

Amici lettori, ecco oggi per Voi la curiosa storia di un recente, particolarissimo caso di Lithopedion, una notizia da me rinvenuta On line durante le mie quotidiane scorribande in rete. Il racconto ha per titolo “IL FIGLIO CHE NON È MAI NATO… MA NON SE N’È MAI ANDATO. La protagonista è Rosa, che lo ha scoperto all’età di 74 anni quando entrò in ospedale. Rosa veniva da un piccolo villaggio di campagna, un luogo dove il tempo scorre lento e le donne imparano a stringere i denti, a non lamentarsi mai troppo. Si presentò in ospedale a causa di un forte dolore addominale presente da tempo ma non così forte; un dolore antico, dunque, ostinato, che lei aveva imparato ad ignorare. Era un peso che lei portava dentro di sé da oltre trent’anni. Dopo che i medici iniziarono gli esami, fecero sia un’ecografia che una TAC. La meraviglia non era di poco conto: nel suo addome c’era un feto! Restarono ammutoliti! Nell’addome della donna, pietrificato da tempo, c’era un bambino, avvolto dal suo stesso corpo in una sottile armatura di calcio.

Era da anni dentro la sua mamma, immobile, pietrificato come una statua, da più di tre decenni. Si era proprio un Lithopedion, il frutto di una delle più rare e difficili gestazioni conosciute: quando un feto muore fuori dall’utero e non può essere espulso, il corpo lo avvolge nel calcio per proteggersi, creando una particolare “tomba silenziosa” nel ventre materno. Si, una specie di sepoltura biologica! Finiti gli accertamenti i medici comunicarono la notizia a Rosa; lei ascoltò la diagnosi con calma, come se già la conoscesse. Dopo aver abbassato gli occhi,  disse soltanto: "Lo sapevo. Ho sempre saputo che qualcosa era rimasto dentro di me."

Raccontò loro la sua storia. A quarant’anni aveva sentito i segni: la nausea, il gonfiore, quei piccoli movimenti che solo una madre riconosce. Capì di essere rimasta incinta. Ne era certa. Anche senza visite, anche senza ecografie. Ma poi tutto si spense. Non ebbe perdite, tutto si fermò senza spiegazioni di sorta. In lei solo un vuoto crescente, e un senso di pesantezza che non riuscì a comprendere. I medici la ascoltarono attenti, muti, capirono che la donna viveva un momento particolare, che l’aveva riportata indietro nel tempo. Silenzio che rispettarono.

Eseguirono l’intervento, rimuovendo quei resti con una cura rispettosa. Erano visibili ancora le ossa, il profilo fragile di un cranio, una mano minuscola, come in attesa di essere stretta. Anche i medici erano sconvolti. Rosa, invece, dopo aver saputo restò serena, pensando che il suo piccolo era voluto restare con lei! Quello stranissimo concepimento, seppure l’aveva privata della gioia di vedere nascere e crescere un figlio, non lo viveva come un’anomalia: era un suo figlio particolare che era voluto restare sempre con lei! Un suo bambino che non aveva mai respirato, che non aveva mai pianto, ma che, silenziosamente, era rimasto con lei per oltre trent’anni.

Per i medici, invece, era un caso raro da studiare. Un caso che viene analizzato nelle aule universitarie, che viene citato nei libri di medicina come un evento eccezionale. Nessun manuale di medicina, però, potrà mai descrivere, raccontare, cosa prova una madre che per decenni ha custodito nel suo grembo un frutto mai sbocciato, che ha conservato un amore mai vissuto, un legame che ha resistito nel tempo, all’assenza di una vita desiata, sfidando anche la morte. Il bambino di pietra custodito nel grembo di Rosa non è mai nato, ma per lei non ha mai smesso di esistere.

A domani.

Mario

 

 

 

giovedì, giugno 26, 2025

L'AMICIZIA NATA E PRATICATA IN GIOVENTÙ DIVENTA, CON IL TRASCORRERE DEL TEMPO, "BENESSERE PSICOLOGICO" CHE DURA TUTTA LA VITA!


Oristano 26 giugno 2025

Cari amici,

La GIOVINEZZA è considerata dagli studiosi una delle fasi cruciali della nostra vita. È un periodo di intensa formazione, caratterizzato da un forte potenziale di apprendimento, di sviluppo cognitivo e di formazione. È certamente un necessario periodo di rodaggio, nel quale le persone imparano, giorno dopo giorno, ad esplorare i percorsi di crescita, acquisiscono nuove competenze, costruiscono quei valori che utilizzeranno poi nel loro percorso di vita. La giovinezza è un concreto passaggio dall’adolescenza all’età adulta, una forte trasformazione, che potremmo definire una “METAMORFOSI”, come quella del bruco che, poi, diventa una bella farfalla.

Lo scrittore boemo FRANZ KAFKA, nel suo libro “LA METAMORFOSI”, pubblicato per la prima volta nel 1915, scriveva che “La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza e che, chi la conserva, non invecchierà mai”. Questo concetto è stato ripreso da uno studio recente, pubblicato da alcuni ricercatori dell’Università dell’Arkansas e della Virginia, sulla rivista scientifica Frontiers in Developmental Psychology, e conferma la straordinaria, profonda intuizione del grande scrittore boemo. Vediamo meglio, amici, questa interessante, recente indagine.

Lo studio, partendo dal fatto che la giovinezza è il periodo in cui si formano le amicizie, ha evidenziato che queste rimangono poi le più importanti nella vita adulta. Questa permanenza deriva dal fatto che il feeling nato e sviluppato in quei primi rapporti d’amicizia, hanno contribuito a sviluppare e formare la nostra salute psico-sociale e il nostro benessere psicologico. Questo pregnante periodo di formazione costituisce, in realtà, un vero e proprio apprendistato, dove si imparano le giuste competenze sociali, il valore dell’empatia, quello dei sani comportamenti come la gentilezza e l’umorismo, oltre alla capacità di formare e mantenere le vere amicizie.

Queste prime esperienze formative giovanili risultano indispensabili per costruire la vita futura nell'età della maturità. Sentirsi considerati e apprezzati dai propri coetanei, rafforza il valore paritario esistente nel gruppo, e consentirà, poi, di applicare e praticare questo valore nella vita. Un valore, amici, che rafforza l’autostima, e che stimolerà il giovane a fare nel modo migliore il primo passo di maturazione della vita futura. Quando, poi, ogni giovane, ciascuno per proprio conto, dopo aver compiuto i 18 anni, avrà lasciato il gruppo, sperimenterà con maggiore competenza la vita da adulto, in particolare nelle future relazioni personali messe in atto, nelle quali, come dicono gli psicologi, farà grande sfoggio del proprio Sé.

L’interessante studio ha messo in luce la validità dell’importanza rivestita dalle serie amicizie giovanili, in quanto dalle analisi è risultato che gli adulti che all’età di 13-18 anni si sentivano accettati e apprezzati dal gruppo sono risultati quelli che poi hanno avuto i livelli più bassi di ansia e aggressività, la miglior salute fisica, la maggior connessione sociale e la maggior soddisfazione nella vita professionale e nelle relazioni di coppia. Anche la qualità delle amicizie più strette sviluppate dopo i 17 anni sembra aver avuto un ulteriore valore positivo.

Amici, finora si era data più importanza alle relazioni fra i 17 e i 18 anni, spesso finendo col dare maggior peso psicologico alle relazioni romantiche, più frequenti in quella fascia d’età. E in effetti un altro studio americano, pubblicato su Child Development, ha confermato il classico detto «il primo amore non si scorda mai», perché nell’adolescenza il rapporto romantico ha ovviamente un impatto psicologico più potente, anche rispetto a quello delle amicizie molto intime. L’amicizia iniziata in gioventù è sempre e comunque molto importante, così come lo sono i rapporti romantici, affermano i ricercatori statunitensi, perché i rapporti soddisfacenti predicono un benessere bio-psicologico a lungo termine, mentre invece i rapporti conflittuali e incerti portano ad un aumentato rischio di insoddisfazione nella vita.

Cari amici, sono nato poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, cioè agli inizi del secolo scorso, quindi ho vissuto una vita alquanto diversa dai giovani di oggi. L’amicizia di allora era davvero forte, oserei dire fortissima, tanto che ancora oggi, alle soglie degli 80 anni, ho mantenuto con grande piacere quelle amicizie! Pensate che, quando incontro gli amici di gioventù, il cuore mi si riempie di gioia e li abbraccio con lo stesso affetto e trasporto di ieri!

A domani.

Mario

mercoledì, giugno 25, 2025

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE SI CANDIDA A DIVENTARE IL NUOVO DIO DELL'UOMO. HA PRESO IL VIA LA “PROMPT THEORY”, LA NUOVA RELIGIONE CHE STA SPOPOLANDO ONLINE.


Oristano 25 giugno 2025

Cari amici,

Che l’uomo abbia sempre avuto bisogno di riferirsi e rivolgersi ad una Entità superiore, ovvero ad un DIO che lo governava, è una realtà confermata dalla storia. In passato fu concepito un grande OLIMPO, affollato da un crogiuolo di dei , uno per ogni esigenza umana. Col passare dei millenni l’Olimpo si è alquanto ristretto, e, oltre al Dio dei Cristiani, pochi altri sono stati considerati un sicuro punto di riferimento spirituale. Ma col tempo, come ben sappiamo, tutto è destinato a cambiare. Oggi, infatti, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, un altro dio è sceso in campo: uno speciale, particolarissimo dio artificiale, già ben descritto nella “PROMPT THEORY”.

La PROMPT THEORY è ancora un fenomeno inedito, ma che però sta già spopolando alla grande.  Una serie di video, generati da VEO3 di Google, ha acceso un dibattito che va ben oltre l’intrattenimento, arrivando a dare un’anima a quella che non dovrebbe essere altro che elettronica di alta precisione. In alcuni filmati, i protagonisti non si limitano a interpretare importanti ruoli, seppure consapevoli della loro natura artificiale; essi guardano nella telecamera e pongono domande che turbano chi guarda. “Perché mi hai creato così?” chiede una donna in un letto d’ospedale. “Perché proprio adesso?” domanda un uomo anziano affacciato su un portico immaginario.

Amici, l'Intelligenza Artificiale sta, oramai, raggiungendo altissimi livelli di perfezione, che potremmo definire alquanto vicini all’intelligenza umana; indubbiamente un fenomeno eccezionale, alquanto inedito, chiamato PROMPT THEORY. Ma vediamo meglio di che si tratta, cercando di fare un minimo di chiarezza. Dietro le quinte di questo innovativo progetto c'è HASHEM AL-GHAILI, biologo molecolare e regista. I suoi video, raccolti sotto il titolo “Prompt Theory”, hanno rapidamente accumulato milioni di visualizzazioni. proprio perché presentano personaggi generati dall’A.I. che si ribellano, verbalmente, al fatto di essere frutto di un messaggio testuale. Una sorta di innovativa autocoscienza all'interno di una Matrix, se vogliamo trovare un parallelismo cinematografico più facilmente fruibile.

Amici, FANPAGE, in un lungo articolo scrive che i sostenitori della “Prompt Theory” credono che, come per qualunque religione creata dagli umani, esista “un potere superiore”, “una specie di Dio in grado di influenzare le vite scrivendo un semplice Prompt”. A sostenere questa teoria sarebbero molti personaggi che affollano i social, ma che sono stati creati artificialmente da Veo 3, il nuovo programma di A.I. implementato da Google per i video. Insomma, ci troviamo già tra le pagine di un romanzo distopico di Asimov! È come credere spiritualmente a qualcosa di tecnologico dandogli una valenza animistica!

Per quanto possa sembrare strano, molti seguaci della Prompt Theory sono già schiavi dell’Intelligenza Artificiale. “Ti prego signore dei prompt avvera il mio desiderio”, pregano a mani giunte, online, molti seguaci. Come scrive sempre Fanpage: “Il Prompter diventa un Dio narrativo, una forza esterna che scrive il copione della vita. È una proiezione collettiva di un desiderio antichissimo: la ricerca di un Dio superiore che ci governa, autore di tutto ciò che ci sta intorno e della nostra vita; a me sembra un tornare indietro nel tempo, a quell’Olimpo con cui ho iniziato la premessa di questo post!

La realtà, cari lettori, è che, ogni giorno che passa, l’uomo si affida sempre più all’A.I., rinunciando a migliorare la propria intelligenza, quella con cui è nato. Appare quasi una rinuncia al proprio essere, una specie di sottomissione totale all’Intelligenza Artificiale. C’è un rischio molto pericoloso, che l’uomo sta sottovalutando: quello della sottomissione, ovvero “un inchinarsi ad un dio teologico creato dalla Prompt Theory”. Ciò rischia di creare pericolosi danni percettivi alle giovani generazioni, nate e vissute nel culto della tecnologia. Sarebbe un ulteriore servilismo tecnologico totalizzante, i cui effetti potrebbero essere devastanti.

Cari amici, su questo blog ho scritto diverse volte sui rischi e pericoli dell’Intelligenza Artificiale, che giorno dopo giorno continua ad avanzare, anche in modo travolgente. Come è stato riportato da Fanpage, i sostenitori della “PROMPT THEORY” credono che, come per qualunque religione creata dagli umani, esista “un potere superiore”, “una specie di Dio tecnologico in grado di influenzare le vite degli uomini scrivendo un semplice “PROMPT”. Ecco, esisterebbe proprio un Dio tecnologico, che aleggia in una particolare dimensione e che crea dei Prompt. Davvero non è teoria, purtroppo! Questa neonata Intelligenza Artificiale, seppure sta ancora facendo i primi passi, ha già creato un nuovo Dio per l’uomo! Il nuovo Papa  Leone XIV è avvisato: a far le scarpe al Dio della Bibbia c’è il nuovissimo dio tecnologico, creato dalla Prompt Theory!

A domani.

Mario