lunedì, maggio 13, 2024

L’ARCIVESCOVO EMERITO DI ORISTANO, MONS. IGNAZIO SANNA, HA PRESENTATO NELLA SUA “EX RESIDENZA EPISCOPALE”, IL SUO ULTIMO LIBRO DI TEOLOGIA.


Oristano maggio 2024

Cari amici,

Monsignor Ignazio Sanna, Arcivescovo emerito dell’Arcidiocesi di Oristano, sabato 11 maggio ha voluto presentare anche nella sue precedente residenza episcopale la sua ultima fatica letteraria, un corposo libro di Teologia dal titolo: “TESTIMONI D’ETERNO NEL TEMPO” -Le sfide attuali dell’antropologia cristiana”. La presentazione, organizzata nell’ex Chiesa di San Domenico, ha visto una numerosa partecipazione di pubblico, certamente derivata anche dal grande affetto che il popolo cristiano della Diocesi Arborense continua a manifestare a Mons. Sanna, suo amato Pastore (Arcivescovo Metropolita) dal 22 aprile 2006 al 4 maggio 2019.

Monsignor Sanna, teologo di vaglia (fu uno degli importanti collaboratori di Papa Benedetto XVI), di libri teologici ne ha scritto diversi altri, e in quest’ultimo, recentemente dato alle stampe per le Edizioni di San Paolo, analizza le sfide più urgenti e ineludibili che l’antropologia cristiana si trova ad affrontare: la pandemia, l’intelligenza artificiale, le neuroscienze, la crisi climatica, la strisciante indifferenza verso Dio nel mondo occidentale, la nuova questione di Dio sollevata da autori non credenti; quesiti importanti, in parte antichi, ma sempre attuali, relativi all’eterna lotta dell'uomo tra il bene e il male.

Nel convegno, organizzato al San Domenico dall’Azione Cattolica Diocesana in collaborazione con l’Associazione regionale, ha dialogato con l’Autore del libro il Delegato Regionale della Caritas Sardegna don Marco Statzu. Monsignor Sanna nel libro “Testimoni d’eterno nel tempo. Le sfide attuali dell’antropologia cristiana”, analizza e cerca di trovare le giuste risposte alla domanda di “futuro e di salvezza” che sale dalla società contemporanea, impegnata nella ricerca di esprimere nel modo migliore la testimonianza pubblica della fede nel Cristo risorto e nella vita eterna. Il risultato del lavoro svolto da Mons. Sanna è questo interessante studio di “antropologia teologica”, calato nel mondo di oggi e nei numerosi problemi che lo animano.

Quest’ultima opera del Teologo Mons. Sanna prosegue nel binario tracciato dai primi due volumi della serie: “L’antropologia cristiana tra modernità e postmodernità” (Queriniana, 2001) e “L’identità aperta: Il cristiano e la questione antropologica” (Queriniana, 2006). Il terzo libro, dunque, è un “completare e consolidare”, un impegnativo percorso di approfondimento e di riflessione sulle questioni fondamentali dell’essere umano, vissuto alla luce della fede cristiana nell’attuale 3° Millennio. In questi tempi difficili, questo terzo volume si propone di esplorare le sfide attuali che l’antropologia cristiana si trova ad affrontare in un mondo in continua trasformazione. Quella di Monsignor Sanna è un’analisi acuta e approfondita delle ansie e dei dubbi che il cristiano deve affrontare, e Lui, Teologo di grande competenza, cerca di guidare il lettore nel confronto con le questioni legate all’identità umana, alla dignità, alla libertà e alla ricerca nel cristiano sul “senso dell’esistenza”.

Don Marco Statzu, nel dialogo avviato con Mons. Sanna, ha evidenziato il difficile percorso fatto dal “Teologo-Sanna” nel libro,  ponendo all’autore ulteriori domande, a cui è stato risposto in modo esaustivo, ampliando i concetti presenti nel libro. Tanti i problemi spinosi che oggi travagliano il mondo: dalla crescente indifferenza verso la fede, manifestata nel mondo occidentale, alla nuova domanda su Dio posta da autori laici; il libro affronta anche la questione antica e sempre rilevante della presenza del "male" e quella sul significato del "dolore e della sofferenza", presente nell’esperienza umana del cristiano.

Una "presentazione-dibattito" vissuta con viva attenzione e interesse, quella di sabato 11 maggio al San Domenico, da parte del numeroso pubblico presente in sala; nel libro risultano ben evidenziate le difficoltà attuali dell’uomo: la ricerca di risposte ai tanti interrogativi che l'uomo di oggi si pone; quesiti ritenuti risolvibili attraverso il filtro interpretativo della ragione illuminata dalla fede. Solo così è possibile, per l'uomo, trovare la giusta chiave di lettura nel messaggio di salvezza offerto dalla testimonianza della fede nel Cristo risorto e nella prospettiva della vita eterna. Questo giusto approccio consente di plasmare un’antropologia teologica adatta al contesto contemporaneo, sensibile alle nuove tematiche che agitano la società di oggi.

Cari amici, questo libro è da leggere senza fretta, meditandolo pagina per pagina, riflettendo con calma sulla nostra difficile questione umana, in un secolo, quello attuale degli inizi del 3° millennio, ricco di interrogativi e contraddizioni, ma che non deve mai portarci fuori dal nostro impegno di veri cristiani: essere figli di quel grande Dio che ci ha creato e che ha mandato suo figlio Cristo sulla terra, per la nostra salvezza. Un mio particolare "Grazie" a Monsignor Sanna per la sua splendida amicizia, che mi onora oggi come ieri!

A domani.

Mario

domenica, maggio 12, 2024

DALLA POLITICA DELL'USA E GETTA ALL’UPCYCLING, OVVERO AL RICICLO CREATIVO. UN MODO INTELLIGENTE PER RIDURRE IL COSTANTE AUMENTO DEI RIFIUTI.


Oristano 12 maggio 2024

Cari amici,

Sul finire della seconda metà del secolo scorso, lentamente ma inesorabilmente, si è passati dalla politica del “tutto serve e tutto si aggiusta”, a quella dell’usa e getta, ovvero all’eliminazione degli oggetti che per qualche ragione non risultavano più funzionanti. Nessuna riparazione prevista, dunque, ma semplicemente un “gettare via” l’oggetto, seppure tecnicamente riparabile. Una politica folle, che non solo ha eliminato tante professioni artigianali di lavoratori che, come attività, svolgevano proprio quella di riparatori, ma ha iniziato ad inquinare il mondo in maniera impressionante!

La grande industria, infatti, ha poi, cavalcato questo nuovo modo di vivere, predisponendo addirittura i nuovi strumenti tecnologici dotandoli di una “obsolescenza programmata”, ovvero inserendo nel cuore delle macchine una specie di eutanasia che, portava proprio alla loro eliminazione. Insomma, un “Usa e getta” pazzesco, che si è esteso anche ai contenitori dei cibi, con la drastica riduzione dei contenitori in vetro, sempre riciclabili, in favore della terribile plastica, divenuta una vera peste indistruttibile.

Tutto però ha un limite e, finalmente, ci si è resi conto che l’eccesso di questa avventata politica del gettare via in modo sconsiderato ha causato un inquinamento che si stenta, purtroppo a contenere. Il mondo, giorno dopo giorno, sembra sempre più sommerso dalla spazzatura: dalla plastica ai RAE, i rifiuti dei prodotti tecnologici ed elettronici,  che si stenta a riciclare. Fortunatamente, nella fascia più sensibile della popolazione, si comincia a capire e ad adottare uno stile di vita più consono, più sostenibile. Si, applicando la regola delle cinque R: riduzione, riuso, raccolta differenziata, riciclo e recupero, ma aggiungendo anche una parola nuova, “RIUSO”, meglio definito Upcycling, ovvero Riuso Creativo.  

Il termine “UPCYCLING” fu coniato nel 1994 dall'ingegnere meccanico tedesco Reiner Pilz, che all’interno di un suo articolo, riferito alla proposta dell’Unione Europea di  implementare il sistema di smaltimento dei rifiuti, si espresse in questo modo: "Il riciclo di cui si parla io lo chiamo down-cycling, che è certamente utile, ma personalmente credo che quello che sarebbe più necessario è l’up-cycling, ovvero un modo intelligente di ridare ai vecchi prodotti un nuovo valore, addirittura maggiore di quello che avevano prima".

Si, amici, l’Upcycling è il modo intelligente per offrire una nuova vita, una nuova destinazione a un oggetto o a un materiale che, di norma, esaurito il suo compito, viene gettato via. In realtà, non si tratta di una specie di miglioramento qualitativo, ma di una nuova destinazione d'uso, che lo possa rendere più interessante e accattivante, sia per quanto riguarda la sua funzione, ma anche dal punto di vista economico. Recuperare in modo creativo un oggetto prima destinato al macero è un’operazione encomiabile non solo per la nuova funzione data, ma anche per il suo positivo impatto sull'ambiente, diminuendone l’inquinamento.

L’Upcycling, a mio avviso, è la strada giusta da seguire, perché costituisce una possibilità importante per chi l’adotta ma ancor più per la salute sia del pianeta. Il riciclo creativo ha ampie possibilità di utilizzo, spaziando in tanti settori; dal design alla moda, dall'artigianato a tutte le varie forme del “fai da te”. Il risultato finale di un l’up-cycling, oltre a dare grande soddisfazione a chi lo ha messo in atto, costituisce un risultato di alto valore etico; insomma, si tratta di una vera e propria “rinascita” per un oggetto destinato all’estinzione, che, grazie alla creatività, ottiene il risultato ipotizzato senza costose fasi di lavorazione, sprechi e ulteriori costi.

Cari amici, l’Upcycling, come accennato, spazia in tantissimi campi: dai mobili ai tessuti, dai vestiti agli accessori, dagli strumenti musicali agli oggetto tecnologici, Insomma la persona che decide di applicare il FAI DA TE CREATIVO, è quella che ha sposato una filosofia di vita alquanto etica, rispettosa dell’uomo e dell’ambiente, nella convinzione che Egli è un abitante-ospite del pianeta, che deve quindi utilizzarlo, ma lasciandolo intatto alle nuove generazioni.

A domani.

Mario

sabato, maggio 11, 2024

L’INEDITA PIOGGIA SU DUBAI CHE HA INONDATO LA CITTÀ. IL FENOMENO È DOVUTO ALLE VARIAZIONI CLIMATICHE, O È STATO PROVOCATO ARTIFICIALMENTE DALL’UOMO?


Oristano 11 maggio 2024

Cari amici,

I dubbi ci sono, e sono pure forti. Il violento nubifragio che si è abbattuto su Dubai lo scorso 16 aprile ha lasciato esterrefatti i meteorologi. Sulla città sono caduti oltre 140 millimetri di pioggia in 24 ore, in un’area che mediamente ne riceve 95 millimetri in un anno! Questo evento eccezionale ha creato un vero disastro: strade inondate, auto spazzate via, uno dei più trafficati aeroporti del mondo costretto a chiudere per mezz’ora, residenti bloccati nelle case e negli uffici. Ad Al-Ain, 100 chilometri a nord di Dubai, sono caduti addirittura 256 millimetri di acqua in 24 ore.

Per quei territori, dove la pioggia è quasi sempre assente, è stato un fenomeno straordinariamente inusuale, tant’è che gli esperti si interrogano sulle possibili cause. Dalle prime analisi fatte, una delle ipotesi vede in primo piano il così detto «CLOUD SEEDING», ovvero «l’inseminazione delle nuvole»; è questa un'attività praticata negli Emirati Arabi fin dal 2002, per cercare di affrontare i problemi di siccità. Il cloud seeding, che si sta sempre più perfezionando, avviene attraverso l’utilizzo di aerei che iniettano nelle nuvole particelle di sale o di ioduro d’argento, in modo da formare dei cristalli di ghiaccio che si condensano, trasformandosi poi in pioggia o neve, a seconda dell’altitudine. Il metodo del cloud seeding, secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, in condizioni ottimali, può aumentare le precipitazioni di una singola nuvola fino al 20 per cento.

Amici, l’inseminazione delle nuvole è una tecnica che fu sviluppata negli anni ’40 del secolo scorso negli USA, ma il sistema fu successivamente abbandonato in particolare per la mancanza di adeguati finanziamenti; inoltre pesò anche il fatto che, secondo alcune rivelazioni, gli Stati Uniti avevano messo in atto un programma militare segreto di “semina delle nuvole” durante la guerra del Vietnam. Nel 1977, gli Stati Uniti, la Russia, l’India e alcune nazioni europee firmarono la Convenzione sulla modificazione ambientale, che in sintesi proibiva le tecniche di modificazione del tempo per scopi militari.

Oggi questa tecnica di inseminazione delle nuvole, oltre che negli Emirati Arabi, è praticata in diversi altri Paesi che la stanno esplorando, poiché l’accelerazione dei cambiamenti climatici sta aggravando la siccità e la lotta per l’acqua sta diventando sempre più impellente. Tecnica che viene ora utilizzata ora anche negli Stati occidentali degli USA e nei Paesi europei, tra cui Francia e Spagna. La Cina utilizza regolarmente l’inseminazione delle nuvole per avere acqua per l’irrigazione, e venne anche utilizzata per regolare le precipitazioni a Pechino durante le Olimpiadi del 2008.

Tornando all’alluvione che ha creato non pochi danni a Dubai, il Centro Nazionale di Meteorologia degli Emirati (NCM) ha inizialmente negato di aver effettuato operazioni di cloud-seeding immediatamente prima dell’alluvione, pur confermando di aver svolto tale attività nelle precedenti giornate di domenica e lunedì. Gli esperti nel campo sostengono che, benché il cloud-seeding possa aumentare le precipitazioni stagionali del 10-30%, questo non appare sufficiente a giustificare l’ alluvione che ne è derivato. Critici e commentatori hanno, invece, puntato il dito contro le inadeguate infrastrutture di drenaggio presenti nella metropoli.

Si, amici, in realtà, nonostante gli investimenti massicci in tecnologie avanzate, Dubai si è trovata impreparata a gestire un tale volume d'acqua, evidenziando così una vulnerabilità significativa nel tessuto urbano della città. Le ripercussioni delle inondazioni sono state forti e severe: l'aeroporto internazionale di Dubai, un fulcro cruciale per il traffico aereo globale, è stato costretto a chiudere temporaneamente, i passeggeri sono rimasti bloccati, con voli cancellati o ritardati e il traffico aereo andato in tilt.

Cari amici, credo che l'uomo debba operare sempre con grande attenzione nel cercare di modificare i cicli naturali, che non sono mai "roba di poco conto"! La verità è che il clima, purtroppo, sta cambiando, e bisogna stare davvero attenti alle improvvide modifiche che l'uomo cerca di apportare, col risultato, magari, di creare più danno che guadagno. Pur non essendo certi che il disastro di Dubai sia tutto da attribuire al cloud-seeding, secondo alcuni esperti, questa pratica potrebbe aver contribuito ad esacerbare le precipitazioni che in poco più di 24 ore hanno portato una quantità di pioggia corrispondente alla media di un anno e mezzo! Andare contro i cicli naturali, a volte, si paga a caro prezzo!

A domani.

Mario

 

venerdì, maggio 10, 2024

ESSERE MANCINI È UN PREGIO O UN DIFETTO? ECCO, SECONDO GLI ESPERTI, I POSSIBILI MOTIVI PER CUI SI NASCE MANCINI E NON DESTRIMANI.


Oristano 10 maggio 2024

Cari amici,

Sul fatto che nel mondo nascono, oltre i destrimani, i mancini ho già avuto modo di scriverlo su questo blog il 12 agosto del 2015 (chi vuole può andare a leggere quanto scrissi cliccando sul seguente link http://amicomario.blogspot.com/2015/08/nascere-mancini-un-fastidioso-difetto-o.html). Oggi voglio riprendere l’argomento, a me alquanto caro, in quanto pure io sono nato mancino! Si, oggi voglio aggiungere qualche altra notizia, fornita dagli esperti che continuano a studiare i motivi per cui ci siano questi soggetti che si differenziano non poco dai destrimani.

Innanzitutto la prima domanda che ci poniamo è: Perché si nasce mancini? Gli studi più recenti confermano che la "colpa" è della genetica, anche se l’essere mancini non è legato all’ereditarietà. L’analisi del cervello ha rivelato che nei mancini l'emisfero cerebrale dominante è quello destro (nei destrorsi invece è il contrario). Poiché queste differenze si manifestano fin dalla più tenera età, ciò sta a significare che vi sia un probabile un coinvolgimento genetico Tuttavia, il modo in cui questi geni e le loro varianti sono associati all'essere mancini o meno, rimane ancora poco chiaro.

La percentuale dei mancini nel mondo è valutata intorno al 10% circa. Per approfondire le motivazioni del mancinismo, alcuni ricercatori olandesi hanno passato in rassegna l'intero genoma di oltre 350.000 persone (delle quali più di 38.000 mancine), custodito all'interno della vasta Biobank britannica. Relativamente al fattore ereditario, le probabilità di dipendenza risultano molto basse, inferiori all'1%, mentre i risultati hanno evidenziato l'importanza di un gene, chiamato Tubb4b, che contiene le istruzioni per una delle proteine che costituiscono i microtubuli, cioè quelle strutture rigide che mantengono la forma delle cellule e sono anche coinvolte nella divisione cellulare: nei mancini, questo gene ha una probabilità 2,7 volte più elevata di presentare varianti rare.

Il fatto, dunque, di essere mancini ha una forte relazione con la genetica. Rare varianti dei geni, che alterano le proteine alla base dell'impalcatura che garantisce la forma delle cellule, tracciano la "firma" di chi utilizza la mano sinistra come dominante. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista "Nature Communications". Guidato dall'Istituto Max Planck per la Psicolinguistica di Nijmegen, nei Paesi Bassi; lo studio migliora la comprensione delle basi genetiche per mancini e destrorsi, i cui meccanismi restano ancora in buona parte oscuri.

Amici, in passato essere mancini era considerato un dramma, una maledizione. Lo stesso termine "mancino" deriva da "mancus", che è sinonimo di "storpio" o "mutilato", per cui i mancini erano visti come soggetti negativi, addirittura preda del diavolo (la mano sinistra, infatti era chiamata la "mano del diavolo"). Come ho avuto modo di evidenziare nel post precedente prima richiamato, i bambini a scuola venivano costretti, anche con punizioni corporali, a usare la mano destra. Nel corso del tempo, però, grazie anche al successo di persone mancine, come Albert Einstein o Pablo Picasso, per esempio, il mancinismo è stato rivalutato.

Oggi, invece, essere mancini non solo non è più un difetto ma addirittura è considerato un pregio, una risorsa in più. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che le persone mancine sono maggiormente dotate dal punto di vista intellettivo e creativo. L’utilizzo maggiore dell’emisfero destro del cervello, infatti, consente alla persona di sviluppare al massimo le sue capacità intellettive. Per questo motivo troviamo un altissimo tasso di mancini fra gli sportivi, gli artisti e gli oratori.

Ecco alcuni esempi di mancini famosi. Erano mancini Albert Einstein e Napoleone Bonaparte, ma anche Marylin Monroe, Giovanna D’Arco, Alessandro Magno, Carlo Magno e Giulio Cesare. Nella lista troviamo inoltre Barack Obama, Lady Gaga, Kurt Kobain, Jimi Hendrix, Bill Gates, Steve Jobs, Vincent Van Gogh, Paul McCartney, Charlie Chaplin, Mark Zuckerberg, Diego Armando Maradona, Valentino Rossi e Neil Amstrong. Fra i mancini spiccano inoltre molti reali, in particolari i membri della Royal Family: la Regina Elisabetta, il principe Carlo e il principe William, figlio di Carlo e Lady Diana e futuro re.

Cari amici, sapete quanto adoro essere ironico, in particolare con me stesso, per cui adesso avete certamente capito perché ho voluto rifare il post sui mancini: per ribadire a tutti Voi, cari lettori, che AMICOMARIO è felicemente mancino, e pure tanto pavone, da dichiararlo apertamente con orgoglio!

A domani.

Mario

 

giovedì, maggio 09, 2024

ECCO, DERIVATA DAL “FRICO” (LA RICETTA FRIULANA DI “PATATE E FORMAGGIO”), LA PARTICOLARE VERSIONE SARDA: “FRITTATA DI PATATE, CON DOLCE SARDO E PECORINO”.


Oristano 9 maggio 2024

Cari amici,

La ricetta friulana originale del “FRICO” (frittata di patate, cipolle e formaggio Montasio, fresco e stagionato), nasce in passato come piatto povero, preparato nelle case dei contadini e dei pastori di montagna del Friuli-Venezia Giulia, utilizzando i modesti ingredienti disponibili nelle case contadine. Oltre le patate, componente essenziale di questa ricetta era il formaggio Montasio, utilizzato sia fresco che stagionato. Con il passare del tempo, questa ricetta uscì dal suo luogo d’origine arrivando in altre regioni, e, di conseguenza, subendo diverse contaminazioni con l'utilizzo dei prodotto locali; io, oggi, propongo a Voi la variante "sarda", che utilizza il nostro formaggio e le nostre patate.

Ecco gli ingredienti che andremo ad utilizzare. Innanzitutto le patate sarde, capaci di fondersi divinamente con il nostro formaggio dolce, creando, unitamente alla cipolla dorata, un connubio di sapori che deliziano meravigliosamente il palato. Preparare questa ricetta, tra l’altro, non richiede grande esperienza di cucina, per cui è possibile realizzarla anche da chi non ha la passione dello Chef, riuscendo a portare in tavola un secondo gustoso e nutriente. Partiamo dunque con la preparazione, iniziando dagli ingredienti necessari.

INGREDIENTI per 4 persone: Patate 1 kg, Formaggio Dolce di Arborea 250 gr, Pecorino semi-stagionato Podda 250 gr, Una Cipolla dorata di medie dimensioni, burro 50gr., Olio EVO, Sale, Pepe, q.b.

PREPARAZIONE. Cominciamo sbucciando le patate e poi grattugiandole (in questo modo si amalgameranno più facilmente), poi tritate finemente anche la cipolla. Prendiamo ora una padella antiaderente, alta dal fondo pesante, e mettiamola a scaldare, versando dei pezzetti di burro e aggiungendo un po’ d’olio extravergine d’oliva; appena l’olio è caldo, soffriggiamo la cipolla  lasciandola dorare a fuoco medio-basso, fino a che non diventa traslucida e dolcemente caramellata. Questo passaggio è fondamentale per creare quella base di sapore che caratterizzerà la frittata.

Appena la cipolla ha raggiunto la giusta cottura/doratura, aggiungiamo le patate nella padella, distribuendole uniformemente. Saliamo e pepiamo a piacere. Dopo aver amalgamato per bene il tutto, copriamo e lasciamo cuocere a fuoco medio per circa 20 minuti, mescolando di tanto in tanto. È arrivato ora il momento di aggiungere il formaggio. La scelta della padella col fondo pesante è dovuta al fatto che aiuta a dorare meglio il composto.

Nel frattempo (nei 20 minuti di cottura prima indicati) ci dedichiamo a grattugiare sia il formaggio fresco che quello semi-stagionato) che – a cottura ultimata delle patate – verseremo nella padella distribuendolo uniformemente. Abbassiamo ora la fiamma e copriamo nuovamente la padella, lasciando che il formaggio si fonda delicatamente con le patate, creando così una consistenza morbida all’interno e croccante all’esterno. Mescoliamo per bene il tutto, in modo da sciogliere e amalgamare al meglio il formaggio.

Siete quasi arrivati alla fine. Per presentare al meglio la saporita ricetta, ovvero per ottenere la caratteristica crosticina dorata e croccante della frittata, aumentiamo leggermente la fiamma negli ultimi minuti di cottura. Ovviamente, tenendo d’occhio la padella, per evitare che la frittata possa bruciacchiarsi. Una volta raggiunta la doratura desiderata, la bella frittata è pronta per essere servita a tavola.

Un ultimo consiglio: Portate questa frittata a tavola già pronta, tagliata a spicchi, e spolverata sopra con delle code di finocchio tritate finemente (oppure del rosmarino o del basilico, sempre tritato molto fine); potete accompagnare il piatto con dell’insalata fresca di stagione, come finocchi, sedano, ravanelli, pomodorini, etc.. Per meglio gustare questo piatto, io consiglio di servire a tavola un vino rosato fresco (frizzantino), come un Nieddera del Sinis. A Voi tutti, cari lettori, auguro un bel Buon Appetito!

A domani.

Mario

mercoledì, maggio 08, 2024

IL PERICOLOSO “DISTURBO ANTISOCIALE DELLA PERSONALITÀ”, CHE COLPISCE I GIOVANI DI OGGI (IN PARTICOLARE QUELLI DELLA GENERAZIONE ZETA).


Oristano 8 maggio 2024

Cari amici,

Pochi giorni fa ha fatto con Voi lettori una seria riflessione su un recente libro, scritto in modo eccellente dalla sarda Anna Steri, che porta come titolo “VOLEVO ESSERE CAINO”. Un libro dal titolo significativo, di grande interesse, che consiglio, a chi non lo avesse eventualmente letto, di andare a leggere quanto scrissi sul mio blog cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2024/05/volevo-essere-caino-il-crudo-libro-di.html. Questo libro è un’analisi cruda e spietata sulla generazione ultima che ci circonda: quella degli adolescenti; una generazione meglio definita “Generazione Zeta”, ben diversa da tutte le precedenti. 

Questi giovani, coccolati eccessivamente fin dalla più tenera età dalle famiglie, iperprotetti nel senso di aver tolto dal loro cammino ogni problema o difficoltà, privandoli di conseguenza della loro possibile "ricerca di soluzione" alle difficoltà incontrate, si ritrovano, alla fine, affetti da un male terribile: “Una fortissima noia mortale”, che li porta ad abbandonare la normale vita sociale della loro età, considerata alienante, priva di interesse, per avventurarsi in brutali prove di forza prevaricanti. Prove che si manifestano nel fare del male senza motivo, solo per mostrarsi “grandi, capaci e forti”, riempiendo così quell’immenso vuoto che si trova dentro di loro!

Il loro obiettivo è quello della ribellione: che si estrinseca mettendo in atto “Azioni antisociali”, trasgressive delle regole della vita comunitaria, evidenziando in questo modo quelle caratteristiche tipiche del disturbo antisociale di personalità. Un comportamento, il loro, certamente frutto della mancanza di obiettivi validi da raggiungere, da conquistare, in quanto già appagati fin dall’infanzia dai genitori; la conseguenza è che essi, non avendone altri, cercano di sfogare la loro esuberanza “facendo del male”, contestando in questo modo, aspramente, la noiosa vita sociale in cui vivono.

Amici, quella di cui parliamo è una patologia importante, che richiede grande attenzione una volta che si è manifestata! Perché, poi, riportare gli individui che ne sono affetti alla normalità non è certo impresa facile, come appare chiaramente a chi legge il libro che ho prima citato. Ma vediamo meglio, insieme, le più importanti manifestazioni di questo "Disturbo antisociale di personalità". È un disturbo che incardina un “modello pervasivo di disprezzo e di violazione dei diritti altrui”, che nell'individuo inizia presto: a volta a partire dall’infanzia, altre dall’adolescenza, persistendo, poi, nell’età adulta.

È un disturbo alquanto pericoloso (che si affianca a quei disturbi più o meno simili, come quello istrionico, borderline e narcisistico), caratterizzato da comportamenti drammatici, emotivi e stravaganti. Il disturbo antisociale di personalità ha il suo apice nell’adolescenza, in quell’età che va dai 14 ai 18 anni, estrinsecandosi principalmente con la messa in atto di diversi comportamenti, che vanno dal mancato rispetto delle norme sociali (ad esempio, compiendo ripetutamente atti violenti che costituiscono motivo di arresto), alle azioni truffaldine, portate avanti più per il piacere personale provato che per trarne profitto.

Amici, tutte le azioni trasgressive messe in atto, sono svolte, di norma, in modo alquanto impulsivo, con forte senso di irritazione e aggressività; azioni che si concretizzano con ripetuti scontri fisici o aggressioni violente, arrivando anche allo stupro e all'omicidio, in totale disprezzo per le persone colpite, e anche per la propria incolumità. Gesti, come appare ovvio, compiuti in totale irresponsabilità. Man mano che l’età avanza e si esce dall'adolescenza, questo disturbo antisociale della personalità si concretizza successivamente con l’incapacità di mantenere un impiego stabile, oppure non adempiendo agli obblighi finanziari.

In tutto questo caos comportamentale, i giovani che ne sono affetti manifestano una totale mancanza di rimorso: riescono a restare indifferenti, incapaci di  un ragionamento razionale che li farebbe riflettere! Li farebbe pensare all’orrore di aver ferito o maltrattato qualcuno senza provare un senso di colpa o di pietà! Come potrà verificare, pagina dopo pagina, chi legge il libro “Volevo essere Caino”, tutto questo avviene ogni giorno, in particolare nelle aride città, composte da quella “Folla solitaria” (come la chiama David Riesman), senz’anima, dove l’egoismo domina e l’altruismo è diventato obsoleto e inesistente. La nostra società, credo che stia diventando sempre più malata!

Cari amici, tante le cause dell’avanzare di questo pericoloso disturbo, ma certamente tra le principali, c'è l’errore fatto dalle generazioni precedenti, che non hanno saputo applicare, nei loro confronti, il giusto sistema educativo. È un grave errore allevare le nuove generazioni dando loro tutto quanto possibile, senza chiedere nulla in cambio, perché significa far capire loro, erroneamente, che possono avere tutto senza dare in cambio una contropartita! Se li priviamo di “conquistare con le loro forze” ciò che desiderano, in quanto glielo porgiamo noi in un piatto d’argento, li costruiremo incapaci, li lasceremo in balia di una noia mortale, che ce li metterà pericolosamente contro! Credo che su questo dovremmo riflettere molto!

A domani.

Mario