martedì, giugno 24, 2025

IL NOSTRO CERVELLO, ANCHE DURANTE IL RIPOSO, CONTINUA A SVOLGERE DELLE ATTIVITÀ: TRA QUESTE “REALIZZA DEI SOGNI”. TUTTAVIA, DI SOLITO, LI DIMENTICHIAMO. PERCHÉ?.


Oristano 24 giugno 2025

Cari amici,

Siamo in tanti a chiederci: “Perché sogniamo e a cosa servono i sogni? Non è chiaro, infatti, il perché sogniamo. La scienza ci studia da tempo, alla ricerca dei motivi di questa attività onirica, ma un risultato certo e assoluto è ancora da scoprire. I sogni potrebbero simulare scenari per noi minacciosi, seppure senza rischi reali, oppure aiutarci ad elaborare emozioni e prepararci ad affrontare le minacce che incontriamo nella nostra vita. Secondo alcuni studiosi i sogni servono anche per consolidare memorie e apprendimenti, attivando aree cerebrali legate all'emozione e riducendo quelle del pensiero razionale.

I sogni, amici, si verificano principalmente durante la fase REM del sonno (Rapid Eye Movements), contraddistinta da un rapido movimento dei nostri occhi. Il motivo per cui sogniamo come detto non è chiaro: oltre alla convinzione che sognare aiuti a consolidare la memoria dal punto di vista evolutivo, troviamo un’interpretazione decisamente affascinante: sognare ci permette di simulare possibilità reali senza rischiare l’incolumità, e si sogna anche in “risparmio energetico”, scollegando il cervello dal corpo, così da non tradurre in azione ciò che sogniamo.

Il sogno, inoltre, sembra essere uno spazio privilegiato per le emozioni, piuttosto che per il pensiero analitico; pertanto, può avere un ruolo nel processamento e nell'elaborazione delle emozioni che abbiamo provato durante la giornata; la forma, talvolta strana e confusa, dei nostri sogni può servire proprio per dare alle nostre esperienze uno spazio non strettamente legato alla realtà. La scienza da tempo si occupa dell’interpretazione dei sogni (rappresenta una branca estremamente complessa della psicoanalisi), in quanto il sogno parla per simboli (immagini con un significato universale).

Secondo Sigmund Freud, ogni sogno rappresenta una finestra sul nostro inconscio e sui nostri desideri nascosti; Freud è stato il fondatore di questa disciplina, da cui si deduce che tale interpretazione deve per forza essere mediata da chi ha sognato, ovvero che l’analisi dell’attività onirica è sempre personalizzata e dipende dalla propria sfera emotiva. I sogni attingono spesso ad avvenimenti accaduti di recente, e da essi si parte per formulare visioni che mascherano e deformano i desideri inappagati. Ma il sogno può essere anche una rivisitazione di episodi pregressi, può rappresentare un punto di vista che non avevamo preso in considerazione nella nostra vita cosciente.

Amici, spesso ci svegliamo di botto e fatichiamo a ritrovarci nel nostro ambiente quotidiano, essendo, in parte, ancora in preda allo scenario del sogno, che ci rimane vivo e presente. Molto più spesso, invece, del sogno non restano che pochissime tracce! Anzi, nella gran parte dei casi non ricordiamo proprio nulla! Perché ciò avviene? Per quale motivo il sogno, bello o brutto che sia, al risveglio risulta cancellato? Si, ci capita spesso di svegliarsi con una sensazione fugace: abbiamo appena fatto un sogno, ma i dettagli si dissolvono rapidamente. Perché succede?

Secondo le neuroscienze, dimenticare i sogni è un processo naturale, legato al funzionamento del cervello durante il sonno. La chiave del mistero risiede nell’attività di alcune aree cerebrali e nei meccanismi della memoria, che durante il sonno vanno in “modalità riposo”. È l’Ippocampo la stazione centrale dei nostri ricordi nel cervello, colui che si occupa di smistare i sogni e permetterci di ricordarli. Proprio durante la fase REM.

L’ippocampo ha un’attivazione ridotta. Il suo lavoro “part time” fa sì che molte delle cose che sogniamo non passino per il processo di memorizzazione che solitamente abbiamo pienamente funzionante quando siamo svegli. Durante il giorno, infatti, l’ippocampo archivia instancabilmente nuove informazioni trasferendole nella memoria a lungo termine, che si trova diffusa nella nostra corteccia, in particolare quella del lobo frontale. È stato accertato che le maggiori possibilità di ricordare ciò che si è sognato sono legate proprio al momento del risveglio.

Le Reve - Picasso

La transizione dal sonno alla veglia è, infatti, un momento cruciale, che deciderà quanto dei nostri sogni notturni riusciremo a ricordare quando apriamo gli occhi. Durante il risveglio, il cervello passa velocemente da una bassa attività ad una alta. Gli studi dimostrano che chi si sveglia durante o in prossimità di una fase REM, aumenta di molto le probabilità di ricordare l’ultimo sogno fatto, rispetto a chi si sveglia in altre fasi del sonno.

Cari amici, personalmente non mi capita spesso di ricordare i sogni che sicuramente faccio durante la notte. Li ricordo, e anche bene, solo quando mi sveglio all’improvviso, spesso impegnato in un sogno particolarmente angoscioso, dove stranamente mi sento perso, non riuscendo a trovare via d’uscita! Credo che rispecchi le mie paure, i miei dubbi sul futuro! Chissà, se magari questi sogni potranno aiutarmi a trovare la giusta via per arrivare a trovare soluzione alle mie incertezze!

A domani, amici lettori!

Mario

 

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