martedì, ottobre 14, 2025

QUANDO IL NOSTRO CERVELLO VA IN “OVERTHINKING”. MA COS’È ESATTAMENTE? QUALI SONO LE POSSIBILI CAUSE E I RIMEDI?


Oristano 14 ottobre 2025

Cari amici,

La società moderna, che, come ben sappiamo, è sottoposta a ritmi sempre più intensi e serrati, risulta talmente stressata da avere la mente così intensamente impegnata da andare in OVERTHINKING (altro termine usato è «andare in loop»). Ma cos’è esattamente questo disturbo? Quali sono le cause e i rimedi? Il nostro cervello, come sappiamo, è in grado di produrre continuamente idee di ogni tipo con un flusso costante di pensieri, ma tuttavia, per alcune persone, questo flusso, a volte, diventa eccessivo, quasi soffocante. La mente, essendo inarrestabile, entra però in una spirale difficile da gestire, che può anche interferire seriamente con la vita privata e lavorativa.

In psicologia questo fenomeno prende, come accennato prima, il nome di OVERTHINKING: un vero e proprio sovraccarico di pensieri, intensi e ripetitivi. Chi soffre di overthinking può, inoltre, focalizzarsi in maniera particolare su alcuni di questi pensieri, ritrovandosi ad esempio paralizzato dalla preoccupazione di aver fatto o meno la scelta giusta o passare ore a tormentarsi sul proprio futuro o sul proprio passato. L’incessante flusso di input che quotidianamente riceviamo dall’esterno rende difficile la disconnessione della mente che, in maniera spontanea e quasi inconscia, inizia a produrre pensieri ripetitivi, che creano «un loop» alquanto logorante.

Amici, questo martellante ripetersi in mente di una frase, di un pensiero ossessivo, può essere il primo sintomo di un alto livello di stress a cui dobbiamo prestare la dovuta attenzione, lavorandoci affinché non metta a repentaglio la nostra salute mentale. Affidarsi all’esperienza di un professionista è sicuramente la scelta migliore da fare, ma, se ci si accorge per tempo e si interviene, esistono anche alcuni esercizi da poter mettere in pratica per provare a mettere a tacere questi angoscianti e ripetitivi pensieri. Ecco alcuni esercizi da fare.

1. Fare grande attenzione ai pensieri che generano stress. Una volta identificati i pensieri che fanno andare in loop e che generano stress e ansia, è necessario rallentare e concedersi del tempo, quello necessario ad analizzarli e poi lasciarli andare. 2. Concentrarsi sul  “qui e ora”. Ad un certo punto della giornata, prendersi una pausa e prestare attenzione consapevole a tutti i dettagli di ciò che si sta facendo. Ecco un esempio. Se si sta camminando per strada, concentrarsi sui passi fatti, sui rumori dell’ambiente, sugli odori, sull’esperienza stessa che si sta vivendo. Questo aiuterà ad interrompere il flusso dei pensieri e a concentrarsi sul “qui e ora”.

3. La formula 5, 4, 3, 2, 1 per soffermarsi solo sul presente. Questo esercizio di consapevolezza è in grado di aiutare a connettersi con il momento presente, oltre che ad uscire dal vortice delle idee. Ricollocarsi nel momento presente e provare a pensare alle cose che si possono vedere intorno: 4 cose che si possono sentire, 3 cose che si possono toccare, 2 cose che si possono annusare e 1 cosa che si può gustare. E una volta che viene identificata ogni cosa, concentrarsi solo su di essa. 4. La tecnica del thinking stop. Una volta identificato quel pensiero che porta al loop mentale, cercare e trovare una parola, una frase, un piccolo “mantra” o un gesto che possa permettere di tagliare quel loop. E, una volta fermato, iniziare subito a fare qualcosa che distolga da quei pensieri.

5. Stare a contatto con la natura. Ogni volta che se ne ha la possibilità, cercare di allontanarsi per qualche momento dai rumori della città, per stare a contatto con la natura. Una passeggiata in un luogo immerso nella natura può aiutare a ristabilire l’equilibrio, allontanare dalla negatività e a concentrarsi sul presente, mettendo da parte i pensieri costanti di ogni situazione. 6. La gratitudine e il pensare positivo. Prendersi un momento per concentrarsi sul positivo delle cose, su ciò che è andato bene e su ciò che abbiamo. Questo aiuterà ad abbassare la pressione subita, aiutando il cervello a riposare un po’ e a smettere di spingersi a pensare sempre a tutto.

Cari amici, mai sottovalutare questo disturbo, perché a lungo andare può risultare deleterio per la nostra vita. Quando trascurato, infatti, sarà necessario utilizzare un valido trattamento psicofarmacologico, che ha come elemento cardine l’utilizzo degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) che, se utilizzati a dosaggi adeguati (medio-alti) e per tempi sufficientemente prolungati, possono aiutare a superare il problema.

A domani.

Mario

lunedì, ottobre 13, 2025

LA “SCALA DI SAN GIORGIO” A OSINI, PAESE D’OGLIASTRA. UN MONUMENTO NATURALE RICCO DI STORIA E DI LEGGENDA.


Oristano 13 ottobre 2025

Cari amici,

Il paese di OSINI è comunemente definito "Cuore dell'Ogliastra", in quanto si trova in posizione centrale in questa sub. Regione sarda; lo è anche per le sue ricchezze naturali, archeologiche e culturali, che rendono Osini un punto nevralgico di un territorio montuoso e selvaggio. Il suo paesaggio è dominato dai Tacchi d'Ogliastra, degli altopiani calcarei dove è presente uno straordinario monumento naturale noto come “LA SCALA DI SAN GIORGIO”, una gola spettacolare, tale da togliere il fiato, oltre alla presenza di siti archeologici di grande importanza, come il Nuraghe complesso di Serbissi.

Su questo monumento, chiamato “Scala di San Giorgio”, costituito da una particolarissima, profonda “gola” che taglia l’altipiano (I tacchi di Osini), nel tempo sono fiorite delle curiose leggende, che vedono come protagonista una figura religiosa importante: San Giorgio, primo vescovo dell’antica Diocesi di Barbaria. Tra storia e leggenda si racconta che il Vescovo santo, mentre svolgeva il suo ministero pastorale diretto verso Osini, si trovò di fronte un monte, ai cui lati era presente una lunga strada da percorrere per arrivare a Osini. Il santo, scoraggiato, pensava che sarebbe stato ben più breve il percorso se fosse stato possibile passare attraverso il monte.

Come attestato dalla prima fonte agiografica (Legenda Sanctissimi Georgii Presulis Suellinsis), scritta da Paolo nel 1117, la gola sarebbe stata aperta grazie ad un miracolo effettuato dal Vescovo Santo. Nel testo scritto si racconta che il Santo, giunto ai piedi di questo monte impenetrabile, stanco per il viaggio e pensando ai disagi dei viandanti, pregò perché si aprisse un varco che potesse rendere il cammino più breve e agevole. E così fu. Sulle pareti, dice la leggenda, si intravedono ancora le impronte degli zoccoli dei cavalli che accompagnavano il Santo. Inoltre, nelle vicinanze, San Giorgio fece scaturire anche una sorgente d’acqua, che successivamente divenne nota come “De s’abba de sa santidade” (acqua della santità).

La denominazione “Acqua della santità” fu attribuita a questa fonte in seguito, per i miracoli che la contraddistinsero. Si racconta che durante una S. Messa in onore del Santo, la sorgente iniziò a ribollire tre volte. I fedeli bevvero di quell’acqua e scoprirono con grande meraviglia che aveva delle eccellenti proprietà curative. Da questi “miracoli” nacque l’attribuzione di “sorgente di santità”, e da quel momento la fonte divenne meta di costanti pellegrinaggi che ancora oggi continuano.

Gli abitanti di Osini, In onore del santo del ‘miracolo’, gli intitolarono, nel XIV secolo, una chiesetta ai piedi della montagna. Amici, ecco la storia, certamente in parte romanzata, della Scala di San Giorgio, detta anche Gola o Arco di San Giorgio, che si apre a 900 metri d’altitudine lungo le pareti che delimitano a est l’ampio tavolato calcareo-dolomitico del Taccu di Osini, proclamata monumento naturale dalla Regione Sardegna nel 1989, e oggi meta di curiosi visitatori, anche stranieri.

Amici, questa straordinaria Scala scavata nella roccia calcarea dei Tacchi d’Ogliastra, si presenta ancora oggi come un curioso grande taglio verticale che divide due valli, dominando dall’alto il paesaggio. Chi percorre la stretta gola si trova davanti un paesaggio mozzafiato: pareti rocciose a strapiombo e un sentiero che serpeggia tra lecci secolari; un luogo capace di ammaliare per la natura circostante, rimasta aspra e incontaminata. Ma non è solo la sua bellezza selvaggia a rendere questo monumento naturale unico: a questo si aggiunge il fascino della millenaria leggenda che avvolge quei luoghi.

Cari amici, indubbiamente la Scala cdi San Giorgio, questo monumento naturale da secoli considerato un mito inciso nella roccia, che ha dato vita ad un racconto che intreccia fede, natura e mistero, resta un po’ “dimenticato”, mentre meriterebbe ben altre attenzioni! Oggi il “turismo di massa” è attratto da ben altre bellezze, e questa maestosa scala, che taglia in due una parte dei Tacchi d’Ogliastra, è in gran parte ignorata da quelle folle che visitano altri luoghi turisticamente reclamizzati, ma sicuramente meno ricchi di fascino, di storia e di magia!

A domani.

Mario

 

 

 

domenica, ottobre 12, 2025

STRESS E VITA SEDENTARIA. ALCUNI CONSIGLI PER PROTEGGERCI DAL RISCHIO D'INFARTO. LA REGOLA DEL 7-11-4.


Oristano 12 ottobre 2025

Cari amici,

In questo millennio iper-tecnologico, la vita è diventata una folle corsa dove manca la serenità, e lo stress, unitamente alla vita sedentaria, la fanno da padrone mettendo a rischio in particolare il cuore. Ebbene, per proteggere il cuore da un possibile infarto, contrastando in questo modo lo stress e la sedentarietà, è fondamentale adottare uno stile di vita sano: fare attività fisica regolare (come camminare o ballare), seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, smettere di fumare, limitare l'alcol, e assicurarsi un sonno adeguato.

Secondo il famoso cardiologo spagnolo, il dottor AURELIO ROJAS, per il benessere del nostro organismo, in particolare il cuore, il movimento è assolutamente basilare. “Se non ti muovi il tuo stile di vita finirà per distruggere il tuo cuore! Dunque, per mantenerlo in forma il massimo tempo possibile c’è una regola da seguire: quella del 7-11-4. Non avere tempo non è più una scusa: con la mia regola puoi ridurre il tuo rischio di infarto fino al 50% e guadagnare energia, avere un miglior riposo e meno stress”, assicura il dottor Aurelio Rojas. Ecco alcuni suoi consigli,. “Cammina fino ad arrivare a 7.000 passi giornalieri. Parcheggia lontano, vai a piedi al lavoro o scendi una fermata prima. Accumula 11 minuti di attività intensa, come camminare veloce o salire le scale, lungo la giornata. E allena la forza 4 giorni alla settimana (accosciate, flessioni, plank a casa). Non voglio che tu diventi un culturista, ma che potenzi l’organo che proteggerà la tua salute e il tuo metabolismo”, afferma con convinzione il dottor Rojas.

Poi così continua: “Il più sorprendente e miglior risultato di tutto ciò che ho detto è che gli studi dimostrano che applicare la regola del 7-11-4 riduce drasticamente il rischio di infarto della metà, anche se non si cambia nient’altro del proprio stile di vita. Il risultato è qualcosa di così potente che non lo si ottiene con nessun altro trattamento. Al contrario, invece, se non si segue questa regola, la sedentarietà può portare alla comparsa di problemi anche molto gravi, come infarto, angina pectoris o insufficienza cardiaca”.

Amici, il ragionamento del cardiologo non fa una grinza! Non si tratta solo di migliorare la salute cardiovascolare, perché l’esercizio prima consigliato ha, associati, molti altri benefici, sia a livello fisico che mentale, difficili da ottenere con altri mezzi. “Come cardiologo ti assicuro che non esiste miglior trattamento per ridurre il cortisolo, controllare lo stress cronico e proteggere il tuo cuore. Inoltre dormirai meglio e avrai più energia ogni giorno”, conclude il dottor Rojas.

Le sedentarietà, unita allo stress, come ben sappiamo è proprio deleteria! I cardiologi non si stancano di ripetere a tutti, giovani e meno giovani, di poltrire di meno e muoversi di più. Se vogliamo vivere più a lungo e anche più in forma, il movimento non è negoziabile. Non esiste uno strumento più potente per aumentare la longevità dell’attività fisica. E non solo, poiché oltre a quegli anni di vita aggiuntivi, questi arriveranno accompagnati da una maggiore capacità funzionale e vitalità.

Amici lettori, lo sappiamo che la comodità del divano è per molti di noi ben più allettante, della corsetta mattutina, ma se pensiamo che il movimento diminuisce notevolmente i rischi di malattia e di mortalità, credo che sia un sacrificio necessario e proprio da fare, senza se e senza ma. Lasciamoci, dunque alle spalle la sedentarietà, che non significa massacrarci in palestra o correre come se stessimo per partecipare a una maratona, ma muoversi senza competere, senza sforzi esagerati. Muoversi almeno un po’ è già molto ed è sempre meglio che non fare nulla!

Cari amici, se alla vita stressante che conduciamo, ci aggiungiamo la sedentarietà, stiamo aumentando seriamente i rischi per il nostro cuore: dall’infarto alle altre malattie cardiovascolari, poiché l'inattività fisica favorisce l'aumento del grasso nelle arterie, dell'ipertensione, del colesterolo e dei trigliceridi. È importante, quindi, non solo fare esercizio, ma anche ridurre il tempo trascorso “da seduti”, poiché il rischio persiste anche in chi è attivo, ma passa troppe ore da fermo. Anche piccoli cambiamenti quotidiani, come alzarsi spesso, possono fare la differenza per la salute del nostro cuore!

A domani cari lettori.

Mario

sabato, ottobre 11, 2025

NELLA PIRAMIDE ALIMENTARE, I LEGUMI SONO UNA FONTE TRASCURATA DI SOSTANZE PROTEICHE DI ORIGINE VEGETALE, ALQUANTO BENEFICHE PER LA NOSTRA SALUTE.


Oristano 11 ottobre 2025

Cari amici,

Che la DIETA MEDITERRANEA sia sotto certi aspetti la migliore al mondo è cosa ben nota, e in questa dieta I LEGUMI rientrano a pieno titolo nella piramide alimentare della dieta mediterranea, essendo la migliore fonte proteica di origine vegetale. Il loro apporto di proteine, infatti, è quasi il doppio rispetto a quello dei cereali e si avvicina a quello di molti alimenti di origine animale. Eppure i legumi sono alquanto trascurati, poco utilizzati, per cui è necessario conoscere e riscoprire tutti i benefici di questo alimento e come inserirli nella dieta grazie ai consigli dei nutrizionisti.

Come spiega con competenza la DOTTORESSA ILENIA GRIECO, biologa nutrizionista e founder del metodo “Private Nutrition”, ecco, innanzitutto, cosa contengono. «I legumi sono composti in buona parte da carboidrati complessi e sono ricchi di proteine. Contengono, in misura variabile, micronutrienti come ferro, potassio, magnesio, zinco, folati e vitamine del gruppo B, nonché composti bioattivi come i polifenoli. Sono inoltre fonti importanti di fibra, un elemento non trascurabile. La fibra è infatti un componente cruciale della dieta che spesso, però, viene assunta in quantità insufficienti. Le proteine dei legumi contengono in quantità elevate quasi tutti gli amminoacidi essenziali, compresa la lisina, che è invece carente nei cereali. Un’altra caratteristica dei legumi è l’elevato contenuto di ar resistente. Cosa vuol dire? È l’amido che resiste al processo idrolitico di digestione da parte del duodeno e dell’intestino tenue, e arriva quindi integro nell’intestino crasso dove diventa cibo per i batteri dell’intestino, contribuendo quindi al benessere del microbiota intestinale».

Quanto alle fibre, precisa la Dr.ssa Grieco, queste sono davvero importanti: «La fibra regola glucosio e colesterolo nel sangue. Svolge un’importante azione di controllo dell’appetito e quindi anche del peso corporeo. Secondo l’American Diabetes Association, una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e semi, diminuisce il rischio di diabete di tipo 2, ma anche di malattie cardiache, ipertensione e ictus. Basta scegliere tra l’enorme varietà di legumi quelli più graditi: ceci, piselli, fave, fagioli, lenticchie, soia, cicerchie, lupini. Vietato rinunciare alle loro proprietà benefiche. Si possono acquistare freschi, in scatola, surgelati ed essiccati».

«I legumi in scatola conservano quasi completamente i valori nutrizionali degli alimenti preparati freschi. La grande differenza rispetto agli altri è che sono già cotti e che contengono sale. Quest’ultimo ingrediente viene aggiunto per favorire la conservazione nel liquido di governo. Per questo motivo è buona norma sciacquare bene i prodotti prima di consumarli. Oltre ad acqua e sale, alcune confezioni di legumi possono contenere zucchero e glutammato monosodico per correggerne il sapore. Oltre che con la pasta o il riso, è possibile gustare i legumi da soli o nelle zuppe. Perfetta, anche da un punto di vista nutrizionale, la zuppa di lenticchie, cavolo nero e carote», suggerisce la Dottoressa Grieco.

Amici, ecco una bella ricetta che dovrebbe invogliarvi” Per preparare la zuppa di lenticchie, cavolo nero e carote, iniziare sciacquando bene le lenticchie e le foglie di cavolo nero, eliminando poi la parte centrale più dura e spezzarle. Sbucciare una carota e una patata, tagliandole poi a cubetti. Affettare una cipolla e farla ammorbidire in una casseruola con olio EVO. Unire poi i cubetti di patata e cipolla, aggiungere le lenticchie, una foglia di alloro e la quantità d’acqua che occorre per coprire lenticchie e verdure. Circa dieci minuti prima del termine della cottura, unire le foglie di cavolo nero. Servire la zuppa calda.

Cari amici, la frutta e le verdure, i legumi e i cereali, dovrebbero far parte ogni giorno della nostra dieta. Ecco alcuni consigli per risolvere alcuni problemi digestivi. «Per ridurre al minimo i problemi digestivi che i legumi possono creare, basta aggiungere all’acqua di cottura una carota, un gambo di sedano oppure una foglia di alloro. Questo piccolo accorgimento servirà a prevenire flatulenze e altri disturbi. Per accelerare la cottura e renderli più digeribili è bene mettere i legumi secchi in ammollo per 12- 24 ore, cambiando l’acqua di ammollo una o due volte. Buttare inoltre la prima acqua d’ebollizione. In questo modo si favorisce l’eliminazione di alcune sostanze come le purine, che sono tossiche e anti nutrienti», conclude la Dottoressa Grieco.

Cari amici, utilizziamo spesso i legumi, ne beneficerà non poco la nostra salute!

A domani.

Mario

venerdì, ottobre 10, 2025

COSÈ LA “COSCIENZA”? PRESENTE SOLO NELLA SPECIE UMANA, è DIFFICILE DA SPIEGARE. LA RISPOSTA DI FEDERICO FAGGIN, GRANDE ESPERTO DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE...


Oristano 10 ottobre 2025

Cari amici,

Comprendere la “COSCIENZA”, non è mai stato facile. Da lungo tempo scienziati antichi e moderni hanno cercato di scoprirlo. Si, sin dai tempi antichi si cercò di formulare una chiara definizione di questo particolarissimo processo che avviene nel nostro cervello. In tanti ancora oggi ci chiediamo: ma come si forma nel nostro cervello la coscienza? Gli studiosi, seppure in modo vario, sostengono che la coscienza è “una proprietà emergente complessa del cervello e del sistema nervoso”, ovvero è la risultante dall'interazione tra miliardi di neuroni e le loro connessioni.

Un’interazione maturata nel tempo, attraverso la costante evoluzione, che ha giocato un ruolo chiave, arrivando infine a dotare gli esseri umani di una chiara consapevolezza corporea e ambientale, guidata dalla "mappatura del corpo". Tuttavia, nonostante gli studiosi affermino che la coscienza risulta essere un prodotto della materia fisica, i dettagli precisi di come emerga rimangono anche oggi un mistero che ancora non si riesce a chiarire.

Il neuroscienziato ANTONIO DAMASIO, considerato universalmente un grande esperto del cervello, definisce la Coscienza “Il risultato di una serie di processi evolutivi che hanno permesso agli esseri umani di diventare consapevoli dei propri stati interni, come la fame, la sete e la fatica, e di agire di conseguenza”. Questo processo è noto come “mappatura del corpo”. La coscienza, dunque è quello straordinario fenomeno che riveste una grande importanza nella vita dell’uomo.

Sempre secondo Damasio, la mappatura del corpo fornisce una rappresentazione integrata delle informazioni provenienti dai sensi, dalla memoria e dall’apprendimento; un connubio che permette agli esseri umani di essere perfettamente consapevoli dei propri stati interni e di agire di conseguenza in modo adeguato. Si, amici, ciascuno di noi ogni mattina, al risveglio, riprende coscienza: è il nostro cervello che si mette in moto, iniziando a creare le necessarie interazioni con il corpo, un connubio intrinsecamente legata alle nostre emozioni.

Amici, di recente alcune innovative teorie sostengono che la coscienza sia legata alla “meccanica quantistica”, all'interno dei microtubuli dei neuroni. Secondo FEDERICO FAGGIN, considerato il padre della moderna tecnologia, inventore del microprocessore e di altre significative invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo in cui viviamo, in un suo recente saggio, dal titolo “IRRIDUCIBILE”, riferendosi alla coscienza, afferma che c'è proprio qualcosa di irriducibile nell'essere umano: la Coscienza, che è qualcosa che nessuna macchina, per quanto avveniristica, potrà mai sostituire completamente l’uomo.

Ecco la sua riflessione. "Per anni ho inutilmente cercato di capire come la coscienza potesse sorgere da segnali elettrici o biochimici, e ho constatato che, invariabilmente, i segnali elettrici possono solo produrre altri segnali elettrici o altre conseguenze fisiche, come forza o movimento, ma mai sensazioni e sentimenti, che sono qualitativamente diversi… È la coscienza che capisce la situazione e che fa la differenza tra un robot e un essere umano… In una macchina non c'è nessuna 'pausa di riflessione' tra i simboli e l'azione, perché il significato dei simboli, il dubbio e il libero arbitrio, esistono solo nella coscienza di un sé, ma non in un meccanismo."

Faggin, pioniere della rivoluzione informatica, arriva dunque a mettere radicalmente in discussione la moderna teoria che l’intelligenza artificiale soppianterà l’intelligenza umana. Lui contesta la teoria che ci descrive come macchine biologiche analoghe ai computer, e che tralascia di considerare tutti quegli aspetti che non rispettano i paradigmi meccanicisti e riduzionisti: "Se ci lasciamo convincere da chi ci dice che siamo soltanto il nostro corpo mortale, finiremo col pensare che tutto ciò che esiste abbia origine solo nel mondo fisico. Che senso avrebbero il sapore del vino, il profumo di una rosa e il colore arancione?".

Cari amici, personalmente concordo con Federico Faggin, che con il suo saggio "Irriducibile" afferma con convinzione che mai e poi mai l’Intelligenza Artificiale potrà eguagliare l’uomo, in quanto mancherà della COSCIENZA. In questo saggio, capace di tenere assieme rigore scientifico, visionarietà tecnologica e afflato spirituale, egli evidenzia con competenza una irrinunciabile e inedita fisica del nostro mondo interiore. Il saggio risulta cristallino nelle sue parti divulgative (meccanica quantistica, coscienza, teoria dell'informazione, etc.…), illuminante nelle nuove connessioni che propone e, infine, esaltante nell'idea che promuove di come essere, davvero, profondamente, umani.

A domani, amici lettori.

Mario

giovedì, ottobre 09, 2025

ECCO LA RICETTA PER RESTARE “AMICI PER SEMPRE”. LE REGOLE GIUSTE PER FAR DURARE NEL TEMPO LA VERA AMICIZIA.


Oristano 9 ottobre 2025

Cari amici,

Si fa in fretta a dire “AMICI”! Questo termine, lo usiamo molto spesso impropriamente, scambiando la semplice conoscenza per amicizia. L'amicizia, quella vera però, è uno dei legami più preziosi che la specie umana può vantare nel corso della vita. Questa relazione genuina con altri soggetti, forte, tenace, coinvolgente, è un legame di grande spessore, che consente a una o più persone di vivere insieme emozioni, sensazioni, momenti di grande valore ed intensità.  L’amicizia è quella "relazione positiva" che lega in modo pieno e disinteressato, che dura, che permane anche nei casi di cambiamenti di vita importanti, come lontananza o trasferimenti.

L’amico vero, cari lettori, non è solo un soggetto che ha degli interessi simili ai nostri, ma quello che ci è vicino nei momenti difficili, al quale confidiamo i nostri segreti più intimi, spesso poco noti anche in famiglia, e che ci sta vicino sempre, nei giorni di gioia ma anche di tristezza, quando c’è il sole ma anche quando piove e nevica. La forma più rara e preziosa di AMICIZIA è quella vera, quella sincera, senza ombre, capace di durare per decenni, addirittura una vita intera, resistendo a ogni fattore di disturbo, sia esterno che interno.

Secondo il dottor Robin Dunbar, psicologo evolutivo e autore del libro “FRIENDS” (AMICI)  Understanding the Power of Our Most Important Relationships”, una delle chiavi per costruire un'amicizia solida risiede nei tratti condivisi tra le persone. Dunbar ha individuato sette aree di affinità che risultano fondamentali per creare e mantenere un'amicizia duratura: parlare la stessa lingua, provenire dalla stessa zona, avere percorsi di carriera simili, e condividere hobby, punti di vista, senso dell'umorismo e gusti musicali. Non tutte le coppie di amici, ovviamente, condividono tutti questi aspetti, ma più somiglianze esistono, maggiore è la probabilità che l'amicizia si rafforzi nel tempo.

Amici lettori, Trascorrere del tempo insieme, Coltivare l'amicizia, significa costruire un rapporto stretto, e la costanza è fondamentale per mantenerlo tale; Aminatou Sow, co-autrice del libro “Big Friendship: How We Keep Each Other Close”, sostiene che l'impegno nel coltivare un'amicizia è essenziale per farla durare. Non è necessario vedersi di continuo, ma mantenere contatti regolari aiuta a preservare il legame. Le amicizie durature, secondo Sow, non richiedono incontri costanti, ma è importante mantenere vive certe abitudini, come scambiarsi messaggi o organizzare una telefonata mensile. Questi piccoli rituali sono ciò che, secondo lei, mantiene viva la "magia" dell'amicizia.

La giornalista DANIELA PASSERI (navigata professionista attiva su ELLE), grande esperta in relazioni umane, sulla “Vera amicizia” ha coniato una specie di decalogo, composto da 10 regole auree “che non dovremmo infrangere mai, se crediamo nell’amicizia e la vogliamo mantenere sempre viva e attiva. Ecco queste regole, che stabiliscono come possiamo dedicare agli amici tempo e attenzioni, prestare loro rispetto e aiuto e, soprattutto, cercare di farli sentire sempre un po' speciali.


Al 1. Punto, “Dedicarsi del tempo”. Per avere buoni amici bisogna innanzitutto dedicarsi del tempo, vedersi, parlarsi, condividere; insomma trovare occasioni per trascorrere del tempo insieme. Al 2. Punto, “Farsi confidenze”. L'amicizia diventa profonda quando apriamo loro il nostro cuore e i nostri segreti. Farsi delle confidenze, chiedere pareri è anche un modo per dimostrare fiducia e chiedere che questa non venga tradita. C'è amicizia quando due persone si mettono in gioco e rischiano.

Al 3. Punto “Rispettarsi”. Di un amico si rispettano le idee – soprattutto se diverse dalle proprie – i gusti, le confidenze, le scelte. Rispettarsi significa riconoscere all'altro il diritto di essere ed esprimersi per quello che è, senza dare giudizi. Rispettarsi è accettare l'individualità altrui. Al 4. Punto “Condividere i valori”. La sfera dei valori fa da calamita. Amici si diventa anche per quella risonanza emotiva che si sviluppa a partire dal credere nei medesimi ideali, nell'impegno comune per una causa, nell'immedesimarsi nelle stesse situazioni.

Al 5. Punto “Organizzare attività insieme”. L'amicizia si rinsalda ogni volta che creiamo l'occasione per organizzare qualcosa insieme ad un amico. Che sia la visita a una mostra, un viaggio o riparare la staccionata di casa, condividere un'attività aiuta a relazionarsi in modo costruttivo. Al 6. Punto “Scherzare”. Anche allegria e buon umore fanno rima con amicizia. Rapporti basati sull'intesa, sulla confidenza e sul rispetto aiutano a instaurare un clima scherzoso, dove ciascuno è libero di portare elementi di positività e spensieratezza.

Al 7. Punto “Prestarsi aiuto concreto”. Amico è qualcuno a cui puoi chiedere aiuto in ogni situazione. Più che a uno di famiglia, che potrebbe sentirsi obbligato, l'amico presta aiuto in modo disinteressato, non chiede nulla in cambio, non rinfaccia l'aiuto prestato. All’8. PostoDarsi ascolto”. L'amico è la persona a cui prestiamo ascolto e che ci ascolta. Diversi studi sottolineano quanto fa bene alla salute poter contare sulle amicizie. Certo è che un amico è una persona coinvolta emotivamente nella nostra vita e potrebbe non essere così obiettivo nel darci sostegno psicologico. Quando sentiamo il bisogno di un parere più distaccato, neutro, di qualcuno che non ha paura di ferirci, allora serve piuttosto uno psicologo.

Al 9. PuntoLasciare spazi di libertà”. Il migliore amico, quello che andremmo a salvare in capo al mondo, è qualcuno al quale dobbiamo lasciare spazi di libertà. Non possiamo pretendere che sia sempre presente: quando si affaccia l'amore, capita spesso che le amicizie entrino in crisi perché uno dei due amici latita inevitabilmente. Sta all'altro saperlo aspettare. Al 10. PuntoSviluppare la propria identità”. L'autentico motivo per cui stiamo così bene con i nostri migliori amici è che ci aiutano a conoscerci meglio e a sviluppare e confermare la nostra identità. Regalandoci fiducia, rispetto, allegria e sostegno, i nostri amici ci danno costanti conferme che meritiamo tante attenzioni, alimentando la nostra autostima.

Cari amici lettori, per me quello della giornalista DANIELA PASSERI è un bellissimo DECALOGO, che tutti dovremmo davvero applicare! Termino questa mia riflessione con una frase del grande CICERONE: “L’amicizia rende i successi più splendidi, e rende le avversità più lievi”.

A domani.

Mario 

mercoledì, ottobre 08, 2025

LA DISFATTA CULTURALE DELLA SOCIETÀ. OGGI REGNA L'IGNORANZA! CHE QUESTO SAREBBE ACCADUTO, LO PREVIDE NEL 1871 IL FILOSOFO E POETA SVIZZERO HENRY-FRÉDÉRIC AMIEL.

Oristano, 8 ottobre 2025

Cari amici,

Dopo anni, decenni, secoli di crescita sociale e culturale, la Società è, purtroppo, arrivata al suo contrario: una costante DECRESCITA. Questa ignoranza popolare, sempre più diffusa, iniziò ad essere compresa in modo evidente da alcune menti illuminate fin dalla fine dell’Ottocento, tanto che il filosofo e poeta svizzero HENRI-FREDERIC AMIEL, pubblicò una realistica previsione peggiorativa, di fronte al crollo della situazione culturale del Paese e alle sue conseguenze sulle dinamiche della politica. Questa sua pubblica riflessione comparve su “Frammenti di diario intimo”, una pubblicazione del 1871. Ecco la sintesi di questo documento.  

“Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo, rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell'uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento”.

Mai previsione fu più azzeccata! Lentamente ma inesorabilmente l'ignoranza ha preso il posto della cultura, mentre in precedenza questa era stata un grande, educativo valore, in particolare per chi doveva occuparsi politicamente di amministrare le nazioni; una cultura che alla fine si eclissò. La conoscenza, il sapere, la cultura, a quel punto contavano poco più di niente. Insomma la cultura, da valore prestigioso, era diventata il suo contrario: un disvalore. Tutt’al più un optional! Era stato gettato alle ortiche quel carisma. quel crisma di alto valore,  che aveva avuto per tanti anni e per tante generazioni. Oggi, dopo questa rivoluzione, il competente è guardato con sospetto, tanto che viene additato come affiliato ad una casta. Insomma. uno noioso, che va in cerca di rogne!

Amici, l’amaro risultato è che oggi la cultura è considerata un ostacolo allo scorrere della vita quotidiana, che per scelta viene vissuta senza brio, nel nulla.  Nella vita pubblica, negli uffici, l’incompetente guarda il suo opposto con un misto di invidia, di disprezzo e di rancore. Felice e orgoglioso della sua ignoranza, (e del non aver nessuna voglia di imparare…). Eppure c’è chi si chiede dove stiamo andando, e, in particolare, cosa stiamo perdendo con l’eclissi della competenza? Non dimentichiamo che l’incompetente non chiede, non interroga, non fa ricerca; non chiedendo e non interrogando, non acquisisce conoscenza, non impara.

Al contrario, il soggetto che possiede competenza, invece, si muove con disinvoltura, e non lo fa solo per sé: lo fa in una positiva prospettiva sociale, a differenza dell’incompetente, che conosce solo l’io, non il noi. Inoltre, aborre la concorrenza ed ha paura della competitività. Quale, dunque, il risultato in una società governata da incompetenti? È quello di vivere in una società statica, abulica, bloccata su se stessa, incapace di trasformarsi.

Focalizzando l'attenzione sul nostro Paese, l’aumento nel tempo dell’ignoranza al potere ha portato al dileggio e al disprezzo della competenza. Basti un solo esempio. I dati riportati dai Media nel luglio 2019, relativi ai test INVALSI effettuati sugli studenti delle scuole superiori, sono stata sconfortanti: quasi la metà dei maturandi è risultato analfabeta in matematica, e solo il 35% dei ragazzi delle superiori era in possessi di un livello soddisfacente di comprensione della lingua inglese. In alcune regioni italiane – ad esempio in Calabria – il 70% dei ragazzi che frequentavano istituti tecnici e professionali non era in grado di usare e comprendere correttamente la lingua italiana e non possedeva “quelle competenze di base che dovrebbero permettere di leggere un biglietto del treno, un bugiardino di un farmaco, un articolo di giornale (Corriere della Sera, 11 luglio 2019, p. 19).

Amici, il problema è molto più serio di quanto possa sembrare! Quando l’ignoranza dilaga e si fa sistema, diventa IGNORANTOCRAZIA. È questa un’ignoranza di comando che genera forme distorte di consenso popolare e di potere, che mette in discussione le basi stesse della democrazia! Tutto ciò è ben riportato da Gianni Canova nel suo libro IGNORANTOCRAZIA - (Bompiani 2019). Questo libro nasce dalla presa d’atto di questo quadro sconfortante. L’autore cerca di ragionare sulle cause, le reticenze, le omissioni e le complicità che ci hanno portato a questo. E lo fa con convinzione, nella certezza che non c’è democrazia politica possibile, senza il possesso delle necessarie competenze. E allora, in assenza di una vera democrazia culturale, matura, diffusa e condivisa, la democrazia politica risulta priva della sua base ontologica, cioè della condizione primaria che la dovrebbe connotare.

Cari Amici lettori, non aggiungo altro, se non:….”Meditate, Meditate, Meditate!

A domani.

Mario