venerdì, giugno 14, 2024

IL CAFFE' E LA SUA DIFFUSIONE NEL MONDO. COME PER LA CARNE, SI PAVENTA ORA IL PERICOLO DELL’ARRIVO DEL CAFFE' SINTETICO...


Oristano 14 giugno 2024

Cari amici,

Il mercato del caffè nel mondo è “Un mercato miliardario”, nel senso che la produzione di questa bevanda ha raggiunto praticamente tutti i popoli del mondo, mettendo in crisi e ad alto rischio la sua produzione naturale, che si è già rivelata insufficiente a soddisfare tutte le richieste, che tra l’altro continuano ad aumentare. Un recente, approfondito studio sull’argomento lo ha messo chiaramente in evidenza, paventando, come è già avvenuto per altre sostanze alimentari (vedi ad esempio la carne), la possibilità di produrre il “caffè sintetico”.

Amici, la storia della straordinaria bevanda ricavata dal  caffè è una storia millenaria, se pensiamo alle sue origini. La coltivazione della pianta del caffè ha avuto inizio più di mille e cinquecento anni fa, nel lontano 500 d. C., in Africa, più precisamente in Etiopia, dove le piante di caffè crescevano rigogliose e selvagge a tra i 1000 e i 1300 metri di altitudine, precisamente nella regione Kaffa, posta nel sud-ovest dell’Etiopia, regione da cui, poi, il caffè ha preso il nome.

Negli altipiani etiopi, la tribù dei Galla che allora vi abitava, era solita utilizzare semi e bacche di caffè come ingredienti per ricette a base di grasso animale. Tra il XIII e il XIV secolo il caffè viaggiò al fianco dei guerrieri etiopi, seguendoli nelle loro campagne militari. Fu così che la pianta arrivò nello Yemen, dove trovò del terreno fertile per crescere e prosperare. Da qui al Mar Rosso e poi a “La Mecca e Medina” il passo fu breve. Agli arabi, però, il caffè utilizzato alla maniera etiope non piaceva, e allora essi iniziarono ad usare i semi della pianta per preparare dei decotti.

Intorno al 1200 a qualcuno, il cui nome però si è perso nella storia, venne in mente un’idea per rendere più piacevole quella bevanda: abbrustolire i chicchi di caffè e tritarli prima di farli bollire. Fu allora che nacque il caffè come lo conosciamo oggi. Alla Mecca e a Medina, già alla fine del 1400, sorsero luoghi di degustazione: i primi coffee shop della storia. A Istanbul poi, intorno al 1554, nacquero le prime vere e proprie caffetterie chiamate qahveh o khaveh. Il caffè, sostenuto dalla cultura Islamica, invase rapidamente l’Arabia. Essendo infatti vietato il consumo di bevande alcoliche, il caffè venne usato come bevanda sociale dell'aggregazione: gli uomini si riunivano intorno a tazze di caffè per parlare, dialogare e passare il tempo.

Amici, il caffè come bevanda non tardò ad invadere l’Europa: vi giunse nel 1600, portato dai veneziani, da sempre abili mercanti, venduto come bevanda medica dagli speziali a prezzo altissimo. Alla fine del 1600 il caffè arrivò nel Regno Unito, dove poco tempo dopo si contavano oltre 3mila caffetterie. Con una diffusione rapidissima il caffè divenne la bevanda più apprezzata dalla classe elitaria europea durante l’illuminismo: a Parigi e Londra in quegli anni si potevano trovare 300 locali che servivano caffè, contro i 10 locali di Vienna. Fu invece un veneziano, Pietro Della Valle, il primo ad annunciare l’apertura di uno spaccio di caffè in Italia: era il 1615.

Ebbene, la storia della diffusione del caffè, come ben sappiamo, continua ancora oggi senza sosta, tanto che nel mondo si consumano ben “Due miliardi di tazzine di caffè ogni giorno”! Il dato, raccolto dal Wall Street Journal, fa parte di uno studio che sta facendo molto discutere. Il motivo è semplice: poiché al ritmo attuale non sarà possibile soddisfare le crescenti richieste di caffè nel mondo è necessario trovare una soluzione. La prima qualità che verrà a mancare è la più pregiata, quella arabica, che però è stata sequenziata geneticamente per preservarla, di fronte ai rischi di un clima sempre più imprevedibile ed estremo.

Il rischio concreto, evidenziato dallo studio, è che ci potremo presto ritrovare a bere del “caffè sintetico", ovvero prodotto in laboratorio, con tecniche simili a quelle della carne coltivata che tanto fa discutere! La continua richiesta mondiale, infatti, sta portando ad una crescente perdita di biodiversità: deforestazione selvaggia, sfruttamento di chi lavora in coltivazioni e piantagioni e impoverimento grave dei terreni, di cui si stima la perdita di utilità completa entro il 2050. Per questo sono già in azione una decina di aziende che stanno perfezionando la produzione di caffè in laboratorio, ovvero sintetico.

Cari amici, il pericolo appare serio e concreto, alquanto difficile da risolvere. Dei grossi marchi commerciali, come la catena Starbucks Coffee, stanno finanziando operazioni di rafforzamento genetico dei semi così da renderli resistenti al cambiamento climatico, ma ciò non basterà per raggiungere il risultato atteso. Saremo capaci di trovare una soluzione ottimale per evitare di andare domani al bar a bere un caffè creato sinteticamente? Chissà!

A domani.

Mario

1 commento:

Giovanni ha detto...

Tranquilli, finirà come la storia della carne sintetica: in un fallimento e una bancarotta! Almeno godiamoci lo spettacolo di vedere uno come William "Bill" Gates III perdere un poco della sua immeritata ricchezza e quelli del WEF e combriccole simili ricevere l'ennesimo smacco! E tutto per la lotta (falsa e bugiarda) al riscaldamento climatico e per l'ennesima truffa (vera) loro!