Oristano 10 giugno 2024
Cari amici,
Che governare un Paese sia un esercizio alquanto difficile è una realtà incontestabile. Accontentare tutti non è certo possibile, e allora succedono inciampi come quello che voglio riportare oggi. Provando a tornare, politicamente parlando, indietro
nel tempo, e radiografando le leggi varate tempo per tempo dal
Parlamento e proposte dai Governi in carica, ecco cosa successe ad una curiosa legge, varata nel 2020, e proposta dall’allora Governo
Conte. Questo esecutivo, nel varare la Legge di Bilancio 2020, introdusse la “SUGAR
TAX”, un balzello da applicare su tutte le bibite analcoliche che contenevano zucchero.
Un campo, quello toccato, davvero vasto, che non comprendeva le sole bibite gassate
zuccherate, ma anche i succhi di frutta e le altre bevande dolcificate.
L’obiettivo della Sugar Tax doveva essere quello di scoraggiare l’acquisto di prodotti
contenenti zucchero e ritenuti non proprio salutari.
Il provvedimento era un modo per
accogliere i suggerimenti dei nutrizionisti e degli scienziati, che sconsigliavano
il consumo delle bevande zuccherate, poiché contribuivano all’insorgere del
diabete, dell’obesità e delle altre patologie correlate. “L’obesità, infatti, è
una vera e propria malattia”, sostennero i proponenti la legge, per cui bisognava
intervenire in quanto ciò pesava non poco anche sui costi sanitari. Batti e
ribatti la proposta di legge fu presentata dal Governo Conte 2 e fu introdotta
nella Legge di Bilancio 2020.
La legge, però, fu
fortemente contestata, con aspre discussioni e confronti, tanto che si decise
di rinviarne l’entrata in vigore. La Sugar Tax, infatti, una volta introdotta,
sarebbe ricaduta sia sulle spalle dei produttori e degli importatori, ma anche,
alla fine, su quelle dei consumatori. L’importo iniziale fu stabilito in 5,00
euro per ettolitro di prodotto finito, aumentato portato poi a 10 euro nel 2026, e di
0,25 euro per chilo nel caso di prodotti da utilizzare previa diluizione.
Ebbene, amici, di rinvio in rinvio, questa legge è ancora ferma, rimasta appesa
sulla carta, mai resa operativa, né dal Governo che la varò e neppure dai
Governi successivi!
In realtà l’allarme dei
nutrizionisti e degli scienziati non era infondato. L’obesità risulta in forte
aumento e l’Italia, seppure patria della Dieta Mediterranea, ha il più alto
tasso di persone obese (9,4%) e in sovrappeso (40%) in Europa. I dati del
Ministero della Sanità parlano molto chiaramente, e il dato che desta maggiore
preoccupazione è il fatto che il 20,4% dei nostri bambini risulta obeso. Certo,
la colpa non è certo da dare tutta alle bevande zuccherate, ma anche delle non
consone abitudini alimentari, ma le bevande zuccherate, comunque, vi
contribuiscono non poco.
Come appare ovvio i più
forti contestatori della Sugar Tax sono stati i produttori delle bevande, a
partire da ASSOBIBE, l’associazione che riunisce le imprese che
producono e vendono bevande analcoliche. Essa ritiene che gli aumenti previsti
scoraggiano gli investimenti e quindi frenano la competitività e la crescita; inoltre,
la contrazione delle vendite metterebbe a rischio 5.500 posti di lavoro
nell’intera filiera e avrebbe un impatto recessivo sui territori che producono le
materie prime per il settore. Secondo Assobibe, la fonte principale di zuccheri
non sono le bevande analcoliche zuccherate (l’Italia è all’ultimo posto in
Europa per il consumo medio pro capite), ma le diete sbagliate e gli stili di
vita non corretti.
Anche Confagricoltura si
è sempre dichiarata contraria alla Sugar Tax, ritenendo che avrebbe avuto un
impatto fortemente negativo sulle imprese agroalimentari, sull’occupazione e
sui consumatori, che avrebbero visto aumentare il prezzo del prodotto finale. Dello
stesso avviso anche la Coldiretti: «La Sugar Tax va a colpire
l’agroalimentare italiano senza avere effetti positivi sulla salute dei
cittadini consumatori. Oltre a penalizzare le imprese già gravate dall’aumento
dei costi di produzione, la tassa peserebbe soprattutto sulle tasche delle famiglie
con minori disponibilità economiche».
Amici, l’Italia non è certo
l’unica Nazione ad aver pensato di introdurre la Sugar Tax. Altri Paesi europei
hanno già introdotto la Sugar Tax (Belgio, Finlandia, Francia, Ungheria,
Irlanda, Lettonia, Monaco, Norvegia, Portogallo). Una tassa simile esiste anche
nel Regno Unito dal 2018. Uno studio britannico (Associations between
trajectories of obesity prevalence in English primary school children and the
UK soft drinks industry levy: An interrupted time series analysis of
surveillance data, pubblicato in “PLOS Medicine”) è partito dal presupposto che
le bevande zuccherate sono i primi zuccheri aggiunti nella dieta dei bambini.
Amici, in realtà lo zucchero non
è presente solo nei biscotti e nelle merendine, ma “insospettabilmente” è
presente in tanti altri prodotti come cereali per la colazione, yogurt, conserve di
pomodoro, panatura di alimenti confezionati, aceto balsamico, pancarrè. Per non
parlare di birra, vino e liquori. In Italia, il consumo di bevande zuccherate è
diminuito del 20% negli ultimi dieci anni. Inoltre, come sottolinea Assobibe,
la riduzione di zucchero negli alimenti è già scesa del 41%, grazie ad un
protocollo siglato dai produttori con il Ministero della Sanità. Anche l’OMS
ritiene che la Sugar Tax possa avere un effetto vantaggioso per la salute in
quanto scoraggia il consumo di bevande.
Cari amici, ciò
nonostante, in Italia la Sugar Tax continua ad essere rinviata! La commissione
Finanze del Senato di recente ha dato il via libera allo slittamento ancora di
un anno dell’imposta, che quindi non scatterà a luglio del 2024 come previsto,
ma la sua applicazione, salvo ulteriori rinvii, ci sarà nel 2025. Ogni ulteriore commento appare superfluo.
A domani, cari lettori!
Mario
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