domenica, giugno 30, 2024

LA SARDEGNA, O MEGLIO DIRE IL “POPOLO SARDO”, VA VERSO L’ESTINZIONE. CONTINUA SENZA SOSTA IL SUO SPOPOLAMENTO: SENZA RIMEDI EFFICACI SARA' LA FINE.


Oristano 30 giugno 2024

Cari amici,

Dedico  l'ultimo post del mese di giugno alla mia amata isola, sempre più angustiata da seri problemi. La SARDEGNA,  o meglio dire noi, popolo sardo, stiamo correndo verso l’estinzione! In un solo anno, nel 2022, la Sardegna ha perso 9.267 abitanti, ovvero quanti sono gli abitanti di un centro medio, come può essere Cabras, Terralba, Ghilarza o Dorgali, per fare un esempio. I nuovi nati del 2022 sono stati 7.703 (-529 rispetto al 2021). Secondo i dati diffusi ieri dal CREI ACLI con il RAPPORTO “METE 2024” dell’Osservatorio regionale delle migrazioni, la Sardegna si conferma all’ultimo posto in Italia per fecondità con un indice di 0,91 (meno di un figlio per donna) contro la media nazionale pari a 1,20, arrivando ad essere la seconda regione d’Italia per variazione percentuale annua negativa della popolazione, con una riduzione dello 0,53%, seconda soltanto alla Basilicata.

Amici, questa spaventosa realtà è evidenziata da un dato terribile: dal 2016 al 2024 la nostra isola ha perso ben 88mila abitanti! Un futuro nero, quindi, quello che ci attende, e che vede l’’isola continuare a svuotarsi non solo nell’interno, tanto che le stime dicono che in un periodo alquanto breve (verso il 2080) la Sardegna rischia di scendere sotto gli 800mila abitanti! Una tristissima realtà che, solo attraverso seri interventi immediati, potrebbe migliorare, e l’emorragia potrebbe essere contenuta, restando attorno al milione di abitanti.

Si, amici, questo trend negativo risulta alquanto difficile da interrompere, essendo un circolo vizioso che solo con veloci e drastici interventi politici potrebbe essere frenato. Lo Stato centrale e, a seguire, la Regione sarda, devono quanto prima decidere se lasciar morire i Comuni a rischio spopolamento e quindi estinguersi, oppure intervenire, iniziando a finanziare almeno i servizi essenziali, che magari al momento andranno in perdita, ma che possono alla lunga innescare il cambiamento, prima con un fermo delle fughe e successivamente avviando un nuovo ripopolamento.

Il problema, amici, non è di poco conto, e il tempo gioca sempre più a favore dello spopolamento. La politica deve decidere subito, se accettare la sfida di salvare il salvabile oppure restare immobile, assistendo alla morte di interi paesi che nel tempo hanno fatto la storia dell'isola, con le loro tradizioni e i loro saperi, che in tempi brevi andrebbero nel dimenticatoio! È certo una scommessa, quella di tentare il salvabile, ma è da mettere subito sul tappeto, iniziando con degli incentivi economici, anche se questo di certo non basta. Bisogna operare in modo più concreto per ridare a questi paesi i servizi che negli ultimi tempi sono spariti: dai negozi ai bar, dalla scuola alla banca e all’ufficio postale; tutti servizi oggi indispensabili,  perché le famiglie possano vivere una vita degna di questo nome.

Le previsioni ISTAT indicano che la Sardegna perderà il 21% della sua popolazione entro il 2050 e la popolazione under 15 anni diminuirà del 32% e la popolazione attiva (15-64 anni) del 38%. Su questo indice viaggia anche la migrazione universitaria: oltre il 16% dei giovani sardi sceglie Atenei fuori regione, principalmente in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. In generale il numero totale di studenti iscritti agli atenei sardi è in lieve diminuzione: nonostante gli investimenti per il diritto allo studio; seppure la Sardegna sia riuscita a far diventare beneficiari tutti gli studenti idonee alla borsa di studio, permane una criticità nei confronti del tema alloggio per gli studenti fuori sede.

Le ragioni dello spopolamento, amici lettori, sono tanti. Ma la prima ragione in assoluto è la ormai consolidata “Mancanza di fiducia dei sardi nel futuro”, causata dalla scarsa o nulla attenzione di chi ci governa. Fiducia che manca innanzitutto nei giovani, che cercano altrove un luogo meno triste per stabilirsi e che, prima di fare dei figli, cercano come è giusto che sia, la sicurezza economica. Oggi è già difficile mettere in cantiere un figlio, figuriamoci due! Ecco perché  il crescente malessere presente nella nostra isola ha ragion d’essere, e va  preso seriamente. Non è solo, dunque, un problema economico ma quello di ricreare la fiducia nelle Istituzioni. Fiducia che può rinascere nelle persone, iniziando a fornire, nei tanti paesi sprovvisti, quei servizi essenziali che consentono di vivere dignitosamente.

Cari amici, nella nostra amata Sardegna, di fronte ad una realtà così difficile e preoccupante, sono necessarie, da parte dello Stato, decisioni immediate. Ogni giorno che passa, la situazione si aggrava e si corre il rischio che i provvedimenti possano arrivare comunque, tardi, perché il tempo non gioca a favore. La trappola demografica si sta serrando sempre di più, e si corre il rischio di chiudere la stalla quando i buoi sono spariti. Certo, nessuno ha  la bacchetta magica, ma non si può stare inerti: in qualche modo il problema va affrontato e risolto!

A domani, amici lettori.

Mario

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