lunedì, luglio 01, 2024

L'UOMO E IL MISTERO DELLA MEDITAZIONE. L'INDAGINE DELL’UNIVERSITÀ DI PISA, CHE HA ANALIZZATO IL CERVELLO DEI MONACI TIBETANI.


Oristano 1° luglio 2024

Cari amici,

Voglio iniziare le mie riflessioni di luglio parlando con Voi di "MEDITAZIONE". In un mondo sempre più convulso, caotico e alienante, lo stress imperversa senza limiti, portando l'uomo ad essere solo una macchina produttiva, quasi senz'anima. L'uomo deve riprendere in mano la sua vita, riscoprendo il suo IO, la sua personalità, la sua anima! Lo può fare utilizzando la meditazione! Di recente, un gruppo di ingegneri e psico-fisiologi dell'Università di Pisa ha effettuato una ricerca sui misteri della meditazione, recandosi nel Monastero di Sera Jey in Karnataka, in India, per intervistare la Comunità dei monaci tibetani. Lo scopo era quello di approfondire su quali basi neurali operasse la meditazione, in che modo essa influisse sulla mente umana. L’investigazione portata avanti ha riguardato il coinvolgimento delle basi neurali del cervello nell'attività di meditazione.

I monaci che si sono stabiliti nel Monastero di Sera Jey trovarono rifugio in quella località quando in passato questi religiosi fuggirono dal Tibet, finito sotto il controllo cinese. I ricercatori dell’Università di Pisa, scelsero quel Monastero, forti della collaborazione già attivata in passato (dal 2018), quando ricevettero dai monaci un'ampia e fattiva collaborazione; i risultati del recente studio sono stati pubblicati sulla rivista "Frontiers in Psychology", nella sezione “Consciousness Research”.

Come ha spiegato l’ingegner Bruno Neri, docente di ingegneria elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, “Il gruppo ha avuto l'opportunità di studiare la meditazione praticata da un gruppo di super esperti. La routine dei monaci in ritiro prevede quattro sessioni di meditazione di due ore ciascuna ogni giorno, per un totale di circa 3.000 ore l'anno. Abbiamo trascorso con loro periodi di permanenza piuttosto lunghi, fino a 6 settimane in tre diverse occasioni, utilizzando dispositivi di misura dei parametri fisiologici indossabili e non invasivi, per non interferire in alcun modo con le loro pratiche quotidiane. Lo scopo era quello di indagare i correlati neuronali di due diverse tipologie di meditazione, quella “concentrativa e quella analitica. Nella prima si può raggiungere uno stato cognitivo di consapevolezza priva di contenuto e pensiero discorsivo; nella seconda invece la mente viene diretta su un oggetto di riflessione (per esempio un concetto filosofico o morale), che viene analizzato in tutte le sue sfaccettature".

Il gruppo di ricerca dell'Ateneo di Pisa, composto da ingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e da psico-fisiologi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica, ha lavorato sui dati raccolti nell'arco di diversi mesi, durante i quali i monaci sono stati monitorati nelle meditazioni quotidiane tramite il rilevamento di elettroencefalogramma, attività cardiaca e respiratoria. Lo studio è l'unico nel suo genere a potersi fondare sull'analisi di un gruppo così omogeneo e altamente addestrato. I monaci, infatti, dopo un percorso di studi di quasi un ventennio, possono scegliere di dedicarsi fino a otto ore al giorno alla meditazione in ritiri della durata di diversi anni.

Amici, lo scopo principale dell’importante ricerca era quello di comprendere come la meditazione concentrativa e analitica poteva modulare l’attività neuronale umana, migliorandone il benessere psicologico e cognitivo. Questo tipo di ricerca risulta certamente fondamentale per rivelare i meccanismi neurologici alla base della meditazione e potenzialmente in grado di applicare queste conoscenze per migliorare la salute mentale e il benessere nella popolazione in generale.

Lo studio ha messo in luce che “LA MEDITAZIONE” ha un impatto significativo sul funzionamento del cervello dei monaci tibetani. Uno dei principali risultati è stato l’aumento dell’attività nelle onde gamma, che sono associate alla coscienza, alla memoria e all’attenzione. Questo aumento era particolarmente evidente durante le sessioni di meditazione analitica, suggerendo che la riflessione profonda su concetti filosofici e spirituali stimola l’attività cerebrale in modo intenso. Un altro risultato interessante riguarda la meditazione concentrativa, che ha mostrato un potenziamento delle onde alfa, legate a uno stato di rilassamento vigile. Questo risultato indica che la meditazione concentrativa aiuta a raggiungere un equilibrio tra rilassamento e attenzione focalizzata.

Lo studio, inoltre, ha evidenziato che i monaci con oltre 20.000 ore di pratica meditativa alle spalle mostravano cambiamenti strutturali nel cervello, come un aumento della densità della materia grigia in regioni associate all’attenzione e alla gestione delle emozioni. Cambiamenti che suggeriscono che la pratica meditativa prolungata può portare a un miglioramento delle capacità cognitive e a una maggiore stabilità emotiva.

Cari amici, questo interessante studio costituisce un importante passo avanti nella comprensione degli effetti della meditazione sul cervello umano, confermando i numerosi benefici che già altri studi e ricerche precedenti avevano evidenziato. Ciò ci porta a pensare che: se nella nostra quotidianità, spesso costellata di  disturbi quali stress, nervosismo, ansia, e nevrosi, pratichiamo la meditazione, essa ci concede importanti benefici, facendoci ritrovare serenità e calma mentale, migliorando sensibilmente la qualità della nostra giornata e della nostra vita. Insomma, la Meditazione è un ottimo antidoto allo stress, consentendoci di restare in armonia con noi stessi e con gli altri: insomma in pace e armonia con il mondo intero!

A domani.

Mario

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