Oristano 31 luglio 2024
Cari amici,
Voglio chiudere con Voi i post di luglio, parlando del dramma della siccità che mette in ginocchio la nostra isola. La “SICCITÀ”, è quel male insidioso che evidenzia la mancanza di quel bene così prezioso qual è l’acqua, linfa
vitale per la vita sia dell’uomo che delle altre specie animali e vegetali; un brutto segnale che si
sente risuonare sempre più spesso in quest’ultimo periodo. Si, in particolare
nell’ultimo decennio, sono aumentate in tutta Italia le emergenze idriche,
causate da lunghi periodi di siccità; nel 2017 a livello nazionale, più
localizzate, invece, tra Nord e Sud Italia, nel 2022 e 2024. Emergenze causate non solo
dalle precipitazioni sempre più scarse, ma anche dalle temperature sempre più elevate.
La siccità, amici, non è
un problema solo italiano, in quanto sta colpendo tutta l'Europa meridionale. Focalizzando
l’attenzione sulla Sardegna, c’è da dire che l’emergenza idrica finora si è
voluta tamponare con la realizzazione di bacini artificiali, che, però, stanno
manifestando tutto il loro limite. Eppure, secondo quanto afferma l’Ordine
regionale dei geologi, la Sardegna di fronte all'emergenza siccità che sta
colpendo soprattutto la Baronia e la bassa Gallura, avrebbe potuto cercare rimedio pensando all’utilizzo
delle acque sotterranee, sicuramente presenti, che possono rappresentare una
risorsa fondamentale per l'approvvigionamento idrico della nostra isola, dove
l'irregolarità delle precipitazioni e le frequenti siccità continuano a farla
da padrone.
Il problema, come ben
sappiamo, non è solo sardo. Se la Sardegna piange, anche la Puglia, la Basilicata
e la Sicilia non ridono. Soluzioni serie e alternative vanno sicuramente
reperite, ed in tempi relativamente brevi. I geologi chiedono con insistenza di
poter fare la loro parte, ovvero dare "un contributo fattivo e
costruttivo", che consiste nel cercare di integrare le risorse idriche
superficiali con le acque sotterranee. Secondo i geologi, "questa
possibile integrazione potrebbe garantire un approvvigionamento idrico continuo
e sostenibile nel tempo”.
L'ordine dei geologi ha
fermamente ribadito che "una risoluzione al problema non può ricercarsi in
soluzioni improvvisate ed estemporanee condizionate dall'emergenza, ma in
programmati studi strategici che consentano, a chi ha il compito di governare
l'utilizzo della risorsa idrica, di attivare per tempo e secondo criteri di
appurata e verificata sostenibilità, meccanismi di mitigazione dalla siccità
che periodicamente interessa la nostra nazione. Rodolfo Carosi, Presidente
Nazionale della Società Geologica Italiana, si è così espresso: "Bisogna
puntare sulle falde. Solo una conoscenza di dettaglio delle montagne e del
sottosuolo delle pianure, da parte dei geologi, può consentire studi
approfonditi sulle risorse idriche sotterranee per limitare per quanto
possibile, gli effetti negativi dei cambiamenti climatici
sull'approvvigionamento idrico".
Daniela Ducci, docente di
Geologia dell'Università Federico II di Napoli,
Consigliere del Direttivo Nazionale della Società Geologica Italiana, si
è così espressa: "Fortunatamente,
le acque sotterranee sono la più strategica e rilevante risorsa idrica italiana,
che garantisce l'84% del fabbisogno idropotabile, oltre a una parte
significativa delle esigenze agricole e industriali; inoltre, queste risorse
sotterranee stanno risentendo in modo molto attenuato, rispetto alle risorse
idriche superficiali, della diminuzione delle piogge e della crescente
evapotraspirazione dovuta alle elevate temperature. Esse costituiscono, infatti,
un serbatoio naturale per "immagazzinare" le acque di pioggia che si
infiltrano nei terreni, garantendone inoltre un'ottima qualità, in quanto ben protette dalle rocce che le
contengono”.
Cari amici, il problema,
a mio avviso, è più serio di quanto appaia. L’acqua è un bene prezioso e
irrinunciabile per la nostra sopravvivenza, per cui è auspicabile che in Sardegna gli Enti pubblici preposti tentino il tutto per tutto, per averne almeno nella quantità necessaria e sufficiente.
Diamo dunque il via anche in Sardegna alla ricerca ed all’utilizzo delle acque
sotterranee, che dovranno, sempre, costituire “IL PIANO B”, in caso che le acque
superficiali continuino ad essere scarse. Insomma, sarà il passato a darci una
mano per salvare il presente: “Saranno le antiche, millenarie acque
preistoriche, immagazzinate nel sottosuolo, a fornirci oggi l’aiuto di cui
necessitiamo”!
A domani.
Mario
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