venerdì, giugno 05, 2020

ANCHE I PARTITI IN CRISI FINANZIARIA? NEL DECRETONE DI MAGGIO DEL GOVERNO, CONCESSO L’ANTICIPO IMMEDIATO DEL 2 PER MILLE, SOMME CHE AVREBBERO DOVUTO INCASSARE A FINE ANNO.


Oristano 5 giugno 2020

Cari amici,

La Costituzione italiana, fin dalla sua origine, decise di non includere nell’art.49 uno specifico finanziamento pubblico ai partiti. Sebbene l’argomento fosse stato affrontato dalla Commissione Bozzi, che in ipotesi avrebbe voluto aggiungere all’art.49 un comma specifico di questo tenore: "La legge disciplina il finanziamento dei partiti, con riguardo alle loro organizzazioni centrali e periferiche, e prevede le forme e le procedure atte ad assicurare la trasparenza e il pubblico controllo del loro stato patrimoniale e delle loro fonti di finanziamento", la norma non passò.
Il finanziamento pubblico ai partiti, però, pur rimasto accantonato per molti anni, alla fine fu introdotto: a concederlo fu legge del 2 maggio 1974 n. 195 (detta Legge Piccoli in quanto proposta da Flaminio Piccoli, DC); la norma venne approvata in soli 16 giorni con il consenso di tutti i partiti, ad eccezione del PLI. Successivamente furono fatti numerosi tentativi per abolire il finanziamento, che riuscì solo durante il Governo Letta, con il decreto legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito in legge 21 febbraio 2014, n. 13, che stabilì espressamente l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Abolizione, però, che in realtà non fu mai realmente praticata, perché con diversi marchingegni si cercò di non far mancare ai partiti un certo finanziamento pubblico. Uno di questi marchingegni fu la concessione ai partiti del 2 per 1000, a decorrere dall'anno finanziario 2014, con riferimento al precedente periodo d'imposta; in questo modo ciascun contribuente poteva destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un partito politico, limitatamente ai partiti politici iscritti nella seconda sezione del registro di cui all’articolo 4 del decreto legge 28 dicembre 2013, n. 149.
E non inganni il pensare che quanto rinveniente dal 2 per mille costituisca un plafond modesto, in quanto lo scorso anno i soldi erogati sono stati 18 milioni di euro e l’anno prima 14 milioni! Ebbene, ora, in considerazione dell’incertezza derivante dalla proroga fino al 30 settembre dei termini per la presentazione della dichiarazione dei redditi, tra vedere e non vedere la politica ha pensato che tanto valeva darsi un congruo anticipo sull’incasso incerto, tanto poi, per l’eventuale conguaglio, ci sarebbe stato comunque tempo o altri provvedimenti tampone!
E così, nel super decreto di maggio del Governo,  quello predisposto per tamponare i danni economici creati dal Covid-19, è stata inclusa una norma che prevede "in via straordinaria per l’anno 2020", l’erogazione ai partiti a titolo di acconto, entro il 31 agosto, di una somma "pari a quella erogata nel 2019" e calcolata – come previsto dalla riforma del 2014 che stabilì il 2 per mille ai partiti sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche. Il saldo del finanziamento arriverà il 31 dicembre e "qualora l’acconto corrisposto sia superiore a quanto effettivamente spettante (come si legge ancora nella norma), il partito beneficiario è tenuto a restituire la differenza mediante versamento al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato".
Entrando nei dettagli, ovvero facendo il conto della serva, il partito che ci guadagna di più da questa anticipazione è il PD, il Partito Democratico, che, come lo scorso anno incasserà oltre 8,4 milioni di euro, pari al 42% di chi ha scelto di destinare la quota della propria Irpef; la Lega incasserà 3 milioni, Fratelli d’Italia 1,17 milioni. Fuori dalla distribuzione il Movimento 5 Stelle che non ha trasmesso il proprio statuto all’apposita Commissione di garanzia e non può quindi accedere al 2 per mille, anche se vale la pena di sottolineare che il partito ‘anticasta’ per eccellenza, ora al governo, non sembra aver intenzione di battere ciglio se il resto della ‘casta’ si anticipa fior di soldi in un momento di crisi che, per dirla con il Premier Conte, sarà "come quella del dopoguerra".
Cari amici, la politica, un po’ come l’Araba Fenice, cerca un modo di sopravvivere a questa crisi economica derivata dal Covid-19 e, ignorando il momento di tremenda crisi economica che stanno vivendo i cittadini di quest’Italia malandata, è già passata all’incasso. Nella pesante manovra di ben 55 miliardi di euro, soldi che appesantiranno immensamente il già terribile nostro debito pubblico, sono stati artatamente inclusi anche questi esborsi. 
I partiti, dunque, quelle associazioni che fin dalla nascita della nostra Costituzione furono escluse dall’incasso di prebende pubbliche, in quanto costituite ed operanti per essere al servizio del popolo italiano, ora approfittano di questo momento buio per continuare a finanziarsi. Ovviamente, come sempre, alle spalle del povero “pantalone” italiano.
A domani.
Mario





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