Oristano 5 giugno 2020
Cari amici,
La Costituzione italiana,
fin dalla sua origine, decise di non includere nell’art.49 uno specifico
finanziamento pubblico ai partiti. Sebbene l’argomento fosse stato affrontato
dalla Commissione Bozzi, che in ipotesi avrebbe voluto aggiungere all’art.49 un
comma specifico di questo tenore: "La legge disciplina il finanziamento
dei partiti, con riguardo alle loro organizzazioni centrali e periferiche, e
prevede le forme e le procedure atte ad assicurare la trasparenza e il pubblico
controllo del loro stato patrimoniale e delle loro fonti di finanziamento",
la norma non passò.
Il finanziamento pubblico
ai partiti, però, pur rimasto accantonato per molti anni, alla fine fu
introdotto: a concederlo fu legge del 2 maggio 1974 n. 195 (detta Legge
Piccoli in quanto proposta da Flaminio Piccoli, DC); la norma venne
approvata in soli 16 giorni con il consenso di tutti i partiti, ad eccezione
del PLI. Successivamente furono fatti numerosi tentativi per abolire il
finanziamento, che riuscì solo durante il Governo Letta, con il decreto legge
28 dicembre 2013, n. 149, convertito in legge 21 febbraio 2014, n. 13, che stabilì
espressamente l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Abolizione, però, che in
realtà non fu mai realmente praticata, perché con diversi marchingegni si cercò
di non far mancare ai partiti un certo finanziamento pubblico. Uno di questi
marchingegni fu la concessione ai partiti del 2 per 1000, a decorrere dall'anno
finanziario 2014, con riferimento al precedente periodo d'imposta; in questo modo
ciascun contribuente poteva destinare il due per mille della propria imposta
sul reddito delle persone fisiche a favore di un partito politico,
limitatamente ai partiti politici iscritti nella seconda sezione del registro
di cui all’articolo 4 del decreto legge 28 dicembre 2013, n. 149.
E non inganni il pensare
che quanto rinveniente dal 2 per mille costituisca un plafond modesto, in
quanto lo scorso anno i soldi erogati sono stati 18 milioni di euro e l’anno
prima 14 milioni! Ebbene, ora, in considerazione dell’incertezza derivante
dalla proroga fino al 30 settembre dei termini per la presentazione della
dichiarazione dei redditi, tra vedere e non vedere la politica ha pensato che
tanto valeva darsi un congruo anticipo sull’incasso incerto, tanto poi, per
l’eventuale conguaglio, ci sarebbe stato comunque tempo o altri provvedimenti
tampone!
E così, nel super decreto
di maggio del Governo, quello predisposto
per tamponare i danni economici creati dal Covid-19, è stata inclusa una norma
che prevede "in via straordinaria per l’anno 2020", l’erogazione
ai partiti a titolo di acconto, entro il 31 agosto, di una somma "pari
a quella erogata nel 2019" e calcolata – come previsto dalla riforma
del 2014 che stabilì il 2 per mille ai partiti sulle dichiarazioni dei redditi
delle persone fisiche. Il saldo del finanziamento arriverà il 31 dicembre e "qualora
l’acconto corrisposto sia superiore a quanto effettivamente spettante (come
si legge ancora nella norma), il partito beneficiario è tenuto a restituire
la differenza mediante versamento al Fondo per l’ammortamento dei titoli di
Stato".
Entrando nei dettagli,
ovvero facendo il conto della serva, il partito che ci guadagna di più da
questa anticipazione è il PD, il Partito Democratico, che, come lo scorso anno
incasserà oltre 8,4 milioni di euro, pari al 42% di chi ha scelto di destinare
la quota della propria Irpef; la Lega incasserà 3 milioni, Fratelli d’Italia
1,17 milioni. Fuori dalla distribuzione il Movimento 5 Stelle che non ha
trasmesso il proprio statuto all’apposita Commissione di garanzia e non può
quindi accedere al 2 per mille, anche se vale la pena di sottolineare che il
partito ‘anticasta’ per eccellenza, ora al governo, non sembra aver intenzione
di battere ciglio se il resto della ‘casta’ si anticipa fior di soldi in un
momento di crisi che, per dirla con il Premier Conte, sarà "come quella
del dopoguerra".
Cari amici, la politica,
un po’ come l’Araba Fenice, cerca un modo di sopravvivere a questa crisi
economica derivata dal Covid-19 e, ignorando il momento di tremenda crisi
economica che stanno vivendo i cittadini di quest’Italia malandata, è già passata
all’incasso. Nella pesante manovra di ben 55 miliardi di euro, soldi che
appesantiranno immensamente il già terribile nostro debito pubblico, sono stati
artatamente inclusi anche questi esborsi.
I partiti, dunque, quelle
associazioni che fin dalla nascita della nostra Costituzione furono escluse
dall’incasso di prebende pubbliche, in quanto costituite ed operanti per essere
al servizio del popolo italiano, ora approfittano di questo momento buio per continuare
a finanziarsi. Ovviamente, come sempre, alle spalle del povero “pantalone”
italiano.
A domani.
Mario
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