Oristano 12 aprile 2023
Cari amici,
Che diversi manufatti della
civiltà egizia fossero presenti nella nostra isola, in particolare a Tharros, è
una realtà avvalorata dai circa 300 reperti ivi rinvenuti ed ora presenti nella
collezione del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico "Giovanni
Antonio Sanna" di Sassari. Ebbene, di recente la Direzione Regionale
Musei della Sardegna e il Museo Egizio di Torino hanno stipulato un rapporto di reciproca
collaborazione, per la realizzazione di programmi di indagine, analisi e
ricerca finalizzati allo studio dei trecento reperti "egittizzanti"
rinvenuti a Tharros. Gli scarabei, in particolare, denotano grande affinità tra
mondo egizio e mondo fenicio punico. Tutto un mondo magico e religioso permeava
la vita e la morte dell’uomo egizio tramite amuleti e formule, pensando in tal
modo di annullare le forze del male e propiziarsi la vita eterna.
Il Museo egizio di Torino sbarca,
dunque, a Sassari, grazie all'accordo, siglato dal Direttore del Museo di Sassari,
Luana Toniolo, e dal Direttore della Fondazione Museo delle antichità egizie di
Torino, Christian Greco. Il rapporto di collaborazione prevede, inoltre,
l'elaborazione e il sostegno scientifico di programmi e progetti di ricerca,
con la pubblicazione e divulgazione dei risultati ottenuti. Nei prossimi giorni
un'egittologa del Museo Egizio arriverà a Sassari per analizzare e studiare i
reperti presenti nella collezione del Museo Sanna. Sarà il primo passo per
avviare una interazione solida e strutturata, che farà da ponte, non solo
virtuale, tra i due Musei ricchi di storia.
Come ha riportato l’ANSA,
il protocollo d'intesa avrà la durata di tre anni. In programma una ricca serie
di iniziative che coinvolgeranno il territorio e i maggiori esperti del mondo
della cultura, con l'organizzazione di mostre, convegni, studi, ricerche, e la
produzione di pubblicazioni, iniziative, attività didattiche e divulgative,
anche a scopo di inclusione sociale.
Amici, Tharros ha una
storia davvero lunga! Ubicata all’estremità meridionale della Penisola del
Sinis, venne fondata alla fine dell’VIII sec. a.C. o nel VII da genti fenicie
in un’area già frequentata in età nuragica. Successivamente finì sotto il
governo di Cartagine, che la fortificò e ingrandì, conoscendo un periodo di benessere e ricchezza economica con l'aumento degli scambi commerciali con l'Africa, con la
penisola iberica e con Massalia. Tharros in epoca cartaginese fu forse la
capitale provinciale.
Conquistata da Roma nel
238 a.C., all'indomani della prima guerra punica, pochi decenni dopo (215 a.C.), THARROS fu uno dei luoghi di nascita della rivolta antiromana guidata da Amsicora. In
età imperiale ci fu un forte rinnovamento della città con la costruzione delle
terme, dell'acquedotto e la sistemazione della rete stradale con pavimentazione
in lastre di basalto. La città ottenne lo status di comunità di cittadini
romani. Dopo la caduta dell’Impero Romano d'Occidente, Tharros, governata prima
dai Vandali e poi dai Bizantini e tormentata dalle incursioni dei musulmani,
entrò progressivamente in una profonda crisi che portò all'abbandono della zona
intorno al 1050. Prima del suo abbandono Tharros fu anche la capitale del
giudicato di Arborea; la regina Nibata o il re (chiamato "Giudice")
Orzocco I de Lacon-Zori, trasferirono ad Oristano la sede vescovile e l'intera
popolazione tarrense.
Amici, gli scavi nell’area archeologica
di Tharros iniziarono a partire dal 1800, e si susseguirono fino a data recente.
Si ipotizza che gran parte della collina celi ancora tanto materiale da
scoprire: bisognerebbe farlo per sapere cosa custodisce! Ora, con il recente accordo sullo studio dei reperti egittizzanti
rinvenuti a Tharros, ci auguriamo che scaturiscano novità su questa importante,
antica città.
A domani.
Mario
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