Oristano 27 aprile 2023
Cari amici,
Sarà anche perché la
sanità non è proprio in “ottima salute” e recarsi da un medico della
struttura pubblica spesso comporta tempi assolutamente inaccettabili, ma il
ricorso alle consultazioni mediche via internet è in costante aumento. Si, in
tanti (forse troppi) ormai utilizzano il computer per cercare soluzioni ai mali
che ci affliggono. Internet, è diventato, ormai, “un ambulatorio
polispecialistico onnisciente, tanto che il motore di ricerca si è meritato a
furor di popolo il titolo di “Dottor Google”.
In tutto il mondo, ma in
particolare negli USA, pare che otto persone su 10 affidino alla Rete le
preoccupazioni sul proprio stato di salute, mentre in Italia, secondo una
ricerca del Censis, ben il 32% della popolazione sceglie il web per interpretare
sintomi e riconoscere patologie prima di rivolgersi al medico di base o a uno
specialista. Il problema sta diventando abbastanza serio, in quanto le
risposte fornite dal Dott. Google, possono risultare contraddittorie e
dispersive, col risultato di confondere pericolosamente chi le legge,
ipotizzando stati di salute errati, OVVERO auto-diagnosi fuorvianti dal reale stato
patologico, invogliando a iniziare cure pericolose senza prima aver interpellato
un vero medico.
La realtà è che,
purtroppo, il numero delle persone che ricorre al Dottor Google è in costante
aumento, diventando una vera e propria ossessione e trasformando le persone che
vi ricorrono in cybercondriaci. Questa nuova patologia altro non è che un
disturbo psicologico di tipo fobico-ossessivo, caratterizzato dalla ricerca
continua di informazioni sulle malattie basata sulla convinzione infondata di
essere affetti da una qualche sindrome. La "cybercondria" in realtà
è la versione moderna della più conosciuta ipocondria. In passato, il malato
immaginario ricorreva ai veri medici, oggi, invece, prima di tutto alimenta e
conferma le sue paure facendo continuo ricorso al Dott. Google, con
implicazioni negative per il proprio equilibrio psicologico.
L'ipocondriaco
cibernetico si tuffa nel Web con l'ingenuo proposito di sollevarsi
dall'ansia e dalla paura di essere malato. A volte trova effettivamente
informazioni confortanti ma, spinto dal bisogno di “certezze”, continua la
navigazione sino a che non si imbatte in notizie allarmanti e quadri
diagnostici che gli confermano la possibilità di essere affetto da un grave e
irrimediabile male. Da ciò ne deriva una forte ansia e una crisi psicologica
che, nel dubbio, lo porta a continuare ancora a cercare…cercare…
La domanda che ci poniamo
è: Ma Google ci può aiutare davvero? In linea di massima la risposta dei medici
è “NO”, per il semplice motivo che, come con ironia diceva Martin Heidegger, un grande filosofo autore, tra l'altro, di "Essere e tempo", «Chi si cura leggendo
letteratura medica divulgativa merita di morire per un errore di ortografia».
Inoltre, al di là del danno che creiamo a noi stessi, possiamo anche fare del
male ad amici e parenti, in quanto il 50% delle ricerche risulta diretta a
capire i sintomi di qualcun altro della nostra famiglia o della cerchia dei nostri amici.
La cybercondria è
principalmente focalizzata su tumori, malattie cronico-degenerative e sindrome
da HIV e si manifesta principalmente attraverso alcuni indicatori: la costante
consultazione di siti medici e forum riguardanti il disturbo immaginato; la
tendenza a parlare di continuo e a socializzare i propri timori nelle relazioni
faccia a faccia e nei social-network; l'attenzione selettiva per le spiegazioni
più preoccupanti e drammatiche del sintomo più lieve; lo sviluppo di condotte
compulsive per la pulizia e l'ordine sia nell'ambito personale che interpersonale, tutte condotte che finiscono per alterare in modo significativo le capacità
relazionali e la libertà d'azione della persona.
Cari amici, il continuo
cercare nel Web la risposta ai sintomi, spesso banali che ci affliggono, crea indubbiamente
ansia e stress. Per quanto riguarda l’Italia le analisi statistiche hanno messo
in luce che oltre un quarto degli Italiani (il 27%) ha confermato di aver usato
il Dottor Google per cercare dei sintomi di un proprio malessere, con la
risultante, purtroppo, di essere arrivati a farsi una diagnosi sbagliata o
peggiore rispetto a quella che, in seguito, il proprio medico ha confermato. Cosa
fare dunque? La risposta alla cybercondria è la psicoterapia che, in tempi
brevi, può depotenziare il disturbo, neutralizzare i sintomi e aiutare la
persona a ritrovare il precedente equilibrio. In caso di disturbi, la soluzione è una sola: parlarne
subito con il proprio medico.
A domani, amici lettori.
Mario
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