Oristano
19 Luglio 2015
Cari amici,
che l’Web (o il Web,
come suggerisce la Treccani) sia ancora una vera e propria giungla, dove si
nascondono “animali” furbi e feroci, non sono certo io il primo a dirlo! La
giungla è sempre un territorio da temere, e, per entrarvi con sicurezza, è
necessario essere poco ingenui e abbastanza smaliziati. Faccio questa premessa
per riportare il caso di una delle ultime truffe, messe in atto online da certi
furbi che sicuramente vogliono continuare a vivere alle spalle degli
sprovveduti. Questa volta il raggiro riguarda le bollette emesse dall’Enel per
le forniture di energia elettrica. Ecco l’ingegnosa tecnica messa in atto.
I malfattori, sicuramente
in possesso di mailing list recuperate sempre in modo illecito, con furbizia inviano
agli utenti Enel, via e mail, le bollette-fattura del periodo in corso. C'è apparentemente
tutto: il logo ufficiale Enel, l'intestazione, la scadenza, il bimestre di
riferimento. Quello che fa balzare sulla sedia l’utente è l’importo: esagerato,
sicuramente fuori dai soliti standard dei suoi consumi correnti; così alto che
chiunque cliccherebbe sul link per comprendere il perché di un importo fuori
norma, cercando la motivazione nei dettagli della fatturazione. Proprio nel
clic, però, si cela la truffa: quel tasto lancia al computer un terribile virus
che crittografa tutti i file del pc. Chiunque faccia quel clic resta pressoché “fregato”:
per riavere i suoi dati, ormai, illeggibili, dovrà pagare una bella cifra ai
furbi autori dell’ingegnosa trovata.
L'Enel ha già messo in
guardia i suoi clienti per tenersi lontano dalla pericolosa truffa, ma sono in
tanti ancora a cascarci. La frode, lanciata via mail, gira in rete da alcuni
mesi ed ha già fregato diversi utenti. Durante il picco delle segnalazioni
arrivate alla polizia postale ci sono stati anche dieci casi in una settimana. Il
virus nascosto nella mail della falsa bolletta dell'Enel attacca il computer in
modo irreversibile: senza l’utilizzo (fornito a pagamento) dell’apposita
password da parte dell’autore della truffa non si ha più l’accesso ai dati. Una
volta installatosi nel PC il virus rende inutilizzabili tutti i file, siano
foto di famiglia o documenti contabili di un'azienda. Questo rende impossibile
aprire qualsiasi file, mandando in tilt l’attività di professionisti e società.
Che fare per rimediare al danno?
La soluzione arriva,
sempre via e mail. “Se vuoi riavere i tuoi dati devi pagare”, questo in
sostanza il messaggio inviato all’ingenuo utente. Praticamente si tratta di una
vera e propria richiesta di riscatto! L’importo
richiesto varia dai cento ai mille euro. «Il pagamento, secondo la
richiesta, deve essere effettuato in maniera non tracciabile»,
chiariscono dal compartimento della polizia postale dell'Umbria diretto da Anna
Lisa Lillini, che spiega anche quanto sia complicato risalire ai truffatori.
Complicato ma non impossibile, però. Non sono tanti quelli che pagano, motivo
per cui questa truffa, tentata in precedenza, era passata di moda. Ma con un
nuovo algoritmo più complesso queste estorsioni “senza sporcarsi le mani” hanno
ora ricominciato a riempire le caselle di posta, ed a gettare nello sconforto
chi si fida di quel logo e di quella bolletta ricopiata alla perfezione,
caratteri compresi, tanto da sembrare autentica.
Il dilemma che si trova
di fronte chi di quei dati ha necessità subito, senza attendere i tempi lunghi
della ricostruzione dai propri archivi cartacei, è pagare o non pagare! Solo,
infatti, attraverso “la password”, fornita però a pagamento dai malfattori, è
possibile rientrare in possesso dei propri dati. Un vile ricatto da cui la
stessa Enel cerca di mettere in guardia i propri utenti, avvisando come
«l'azienda, da sempre in prima linea contro le truffe, ha avviato tutte le
azioni necessarie per la tutela dei clienti e delle società del gruppo Enel».
Quale il consiglio
migliore se, invece, ingenuamente si è caduti nella trappola e ci si è lasciati fregare? È la Polizia Postale a
spiegare cosa fare. «Ovviamente non bisogna pagare - dicono gli esperti della
Polpost -. Non solo per non cedere al ricatto, ma perché non si ha nessuna
certezza che il pagamento serva a riottenere i file». Il consiglio successivo,
poi, è quello di non buttar via l'hard disk: meglio trasferire tutto su un
supporto esterno e provare con un recupero dei dati. Spesso funziona, dice la Polizia
Postale. Con le nuove tecniche d’indagine, inoltre, quando si riesce ad
arrestare i ricattatori, si arriva anche a risalire ai codici per sbloccare i
file, al momento l’unico antidoto contro il virus.
Cari amici, come ho
detto all’inizio, in foresta o sei guardingo e diffidente, oppure sei destinato
a soccombere. Quando navighi nel Web meglio un dubbio in più che uno in meno,
se non hai certezze! Come in tanti altri casi della vita, devi sempre stare guardingo,
attentissimo: come in mare quando ti accorgi della presenza di un’onda lunga!
Onda da cui è sempre meglio tenersi lontani o almeno corazzati, indossando il
salvagente. Tornando al caso precedente, ad esempio, evitando di battere quel maledetto clic, che ti porta in casa il
terribile virus!
Ciao,
a domani.
Mario
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