Oristano
5 Luglio 2015
Cari amici,
c’è un computer che
l’uomo non riuscirà mai ad clonare: il proprio cervello! Abbiamo inventato
macchine straordinarie, capaci di svolgere, a velocità incredibili, funzioni
che umanamente richiederebbero molto più tempo, ma perfettamente logiche,
razionali, oserei dire ‘matematiche’; computer capaci di velocissimi calcoli super complessi, in grado
di programmare e far realizzare opere d’ingegno mai concepite prima, ma solo attraverso
l’utilizzo della logica matematica e razionale. A differenza del cervello
umano, infatti, questi super computer mancano di un particolare significativo:
la capacità di provare emozioni. Il computer, anche il più evoluto, non
possiede la capacità di emozionarsi, di andare oltre la logica matematica; gli
è impossibile, quindi, passare dal razionale all’irrazionale.
Se il computer, anche il
più perfetto, può svolgere solo funzioni razionali, il cervello umano, invece
no: esso è un mix di Ragione e Sentimento,
entrambi in grado di coesistere, di convivere, anche se a volte in modo conflittuale,
scontrandosi e cercando di prevalere l’una sull’altro. Vi sono persone, ad
esempio, perfettamente razionali in campo professionale, mentre nella vita
privata sono preda di emozioni devastanti
(riguardanti la sfera dei sentimenti), precipitando verso una incontrollabile
irrazionalità e insicurezza difficilmente spiegabile.
Si, cari amici, gestire
razionalmente i sentimenti (c’è chi ci ha provato) è a dir poco un paradosso: essi
sono valori assolutamente inconciliabili, che non possono andare d'accordo,
perché hanno obiettivi e finalità differenti. La difficoltà maggiore sta proprio
nella giusta “combinazione” delle due parti (spesso ineguali): quella
razionale, legata ai processi cognitivi, e quella più istintuale, legata alle
emozioni e alle motivazioni personali. Motivazioni intese come forti “spinte
interiori”, orientate verso il compimento di azioni specifiche, finalizzate al
raggiungimento di determinati scopi od obiettivi. Il problema reale è proprio quello
di riuscire a conciliare le due forze: dominandole, e non lasciandosi dominare
da esse, diventando di conseguenza succubi della “dittatura delle emozioni”.
Quando la razionalità
lascia ampio spazio alle emozioni, in particolare quelle negative (rabbia,
paura, gelosia, invidia, infatuazione, etc.), potremmo dire che il soggetto diventa
‘eterodiretto’,
governato da altri, succube e vittima dei
sentimenti irrazionali che hanno il sopravvento su di lui; guai se esso non
lotta per sbarrare loro la strada, per arrestarne il deleterio processo di
coinvolgimento e di conseguenza della presa di possesso del proprio Io. Lasciare
che l’emozione soffochi la razionalità, non impedire che essa acquisisca il predominio della
nostra macchina biologica, è come accettare la resa, accogliere la sconfitta,
rassegnarci al fatto che altri ci governino.
Il nostro personale super computer (come a me piace definire il nostro cervello
pensante) funziona al meglio quando riusciamo a gestire con equilibrio sia la
parte razionale che quella emotiva. Tutto questo, credetemi, non è certo
facile! Raziocinio e sentimento inconscio sono in perenne contrasto e, spesso,
ci possiamo trovare tra l’incudine e il martello. Per esempio, quando la nostra
parte logica ci mette in guardia per un rischio, una pericolosità possibilmente
da non correre, il nostro inconscio, invece,
magari sostiene l’esatto opposto. Insomma l’inconscio vuole ciò che la ragione
nega!
Tutto questo succede perché
spesso si ha paura di quello che inconsciamente desideriamo: è la nostra parte
razionale che ci lancia un messaggio di pericolo, giudicando l’azione
negativamente. Ad esempio, se una donna (magari sposata) ci attira in modo
irresistibile, il nostro istinto ci dice di corteggiarla, senza pensare ai
rischi che andremmo a correre, mentre, al contrario, la nostra parte razionale
insisterà per farci desistere. Così come l’istintivo desiderio di correre su
strada oltre misura, fa a pugni con la
razionale paura di perdere la vita, consigliandoci di andare piano e di essere
prudenti.
Per comprendere appieno
le grandi differenze tra razionalità e sentimento, per soppesare questi valori
nella giusta misura, mettendoli sui piatti di una ipotetica bilancia, possiamo fare
ricorso a delle metafore. Se la parte razionale del nostro cervello, per
esempio, si predispone per raggiungere un obiettivo, qualunque esso sia (come
una località turistica per le vacanze, per esempio), essa si concentrerà sul luogo da raggiungere; la parte
irrazionale, invece, quella dove prevale il sentimento, fisserà il suo
obiettivo non sul luogo, ma sul percorso
che dovremmo fare per raggiungerla. Il nostro inconscio, infatti, proprio
per la sua scarsa razionalità, è interessato non al traguardo in sé, ma al
“modo”, alle modalità, in cui lo raggiungiamo. Quanto più la mèta è difficile da
raggiungere, tanto maggiore sarà l’appagamento.
Cari amici, la
riflessione di oggi attraversa strade in gran parte ancora sconosciute, così
come poco noti sono ancora i sentieri della nostra memoria, quella meravigliosa
macchina pensante, che Dio ha dato all’uomo: unica e irripetibile. L’uomo potrà
certamente continuare a costruire macchine sempre più perfette, che saranno capaci
anche di amministrare intere fabbriche, intere catene di montaggio, guidare
auto, aerei, governare le comunicazioni e gestire automaticamente il nostro vivere
quotidiano, ma esse non potranno mai sostituire il nostro cervello. Nessun
super computer potrà mai neanche avvicinarsi alla sua grandezza: nessuna
macchina potrà mai essere in grado di sostituirlo, perché nessuna di esse potrà
mai avere al suo interno quel grande e misterioso processo emotivo, costituito dalle nostre emozioni!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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