Oristano
27 Febbraio 2017
Cari amici,
Nel Terzo Millennio, incredibile ma vero, c’è
un ritorno all’analfabetismo. Si, i giovani usano con disinvoltura i social,
passano ore su Facebook, ma hanno perso dimestichezza con l’italiano! È un
problema serio, definito anche “analfabetismo di ritorno”. Lo sostengono gli oltre 600 professori
universitari che di recente hanno lanciato un accorato appello, chiedendo al
Governo ed al Parlamento degli interventi urgenti per ripristinare la
conoscenza della nostra lingua: l’italiano. «Nelle tesi di laurea, errori da
terza elementare. Bisogna ripartire dai fondamentali: grammatica, ortografia,
comprensione del testo», questo il contenuto della richiesta, che mira
a trovare soluzioni per un ripristino dell’uso corretto della nostra lingua.
L’analfabetismo oggi in
auge tra i giovani studenti, però, è ben diverso da quello di ieri. Una volta
l’analfabeta era colui che non conosceva né l’alfabeto né i numeri, ed era
incapace sia di leggere che di scrivere (a volte riusciva, “disegnandolo” a scrivere
il proprio nome); erano i tempi nei quali per sopperire a tanta ignoranza
esisteva una vera e propria professione: lo scrivano, persona che a
pagamento leggeva e scriveva le lettere ricevute o inviate a familiari
lontani. L’analfabeta di oggi, invece è un soggetto assolutamente molto diverso.
È costui un analfabeta funzionale: un soggetto che
apparentemente è uno che non deve chiedere aiuto a nessuno, come invece
succedeva prima. Un analfabeta strano, apparentemente autonomo, incapace però
di comprendere le regole della scrittura, delle parole e dei verbi e la
composizione grammaticale; tutto questo lo porta a non comprendere il reale
significato di molti termini legali e commerciali, così come quelli sociali e politici.
Insomma, uno che ha perso la dimestichezza non solo con la lingua scritta, ma
anche di entrare a fondo nella trama di un romanzo, di comprendere un
contratto, di sottoscrivere un impegno politico!
Come sostiene l'Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nelle sue analisi, tre italiani su 10 oggi risultano privi
di quella cultura che consente loro di analizzare con ‘cognizione di causa’
quello che succede intorno a loro; essi si limitano a informarsi in modo superficiale sia sui partiti
politici che sui movimenti, esprimono il loro voto o si astengono dal farlo,
esclusivamente “di pancia”, cioè senza entrare nello specifico ma sulla
sensazione del momento. Con la stessa disinvolta superficialità essi considerano
le complesse e pericolose vicende che stanno portando il mondo verso sentieri pericolosi,
incapaci di fiutare il pericolo.
Come scrive Orsola Riva
(in un post che ho rinvenuto su Internet) i giovani universitari commettono: “…errori
da terza elementare, come sostengo i docenti, che si ritrovano a correggere non
solo i temi ma anche le tesi di laurea usando la matita rossa e blu come nella
scuola primaria. Tra i 600 firmatari della lettera si contano (al momento) 8
accademici della Crusca, quattro Rettori, il pedagogista Benedetto Vertecchi,
gli storici Ernesto Galli della Loggia, Luciano Canfora e Mario Isnenghi, e poi
filosofi (Massimo Cacciari), sociologi (Ilvo Diamanti), la scrittrice e
insegnante Paola Mastrocola, da sempre in prima linea per una scuola severa e
giusta (giusta anche perché severa), matematici e docenti di diritto, storici
dell’arte e neuropsichiatri. Tutti uniti nel denunciare la condizione di
semi-analfabetismo di una parte degli studenti universitari”. Come
racconta bene questa testimonianza di uno dei firmatari: «Mi è capitato di incontrare in
treno una studentessa che non sapeva quale fosse la “penultima” lettera del
codice di prenotazione del suo biglietto...».
Il dubbio che ci assale
è: l’allarme lanciato dai 600 docenti servirà a qualcosa? Sarà possibile
invertire, in tempi brevi, una tendenza che appare destinata invece a
peggiorare? Purtroppo, per come le cose da noi continuano ad andare (gli
investimenti per la cultura sono soggetti a continui nuovi tagli), ne dubito
fortemente, e con questa ininterrotta
‘catena di analfabetismo’, credo che riusciremo a vedere anche i futuri
insegnanti, arrivare allo stesso livello degli attuali studenti analfabeti. Si,
personalmente sono convinto che in un prossimo futuro ci sarà un ulteriore
crollo verticale della nostra cultura, che in passato, invece, era il vanto di
noi italiani nel mondo.
Cari amici, se siamo
arrivati a questo punto, sicuramente c’è una motivazione di fondo, che non traspare subito ma che può essere anche 'machiavellica'.
Rileggendo con attenzione il passato ci rendiamo conto che i potenti che
nei secoli hanno governato i popoli, hanno sempre fatto di tutto perché la
cultura non si generalizzasse: solo certe classi, quelle così dette
“dominanti”, dovevano essere colte e preparate. Il dubbio atroce che mi assale
è: non è che questo concetto di classi dominanti e classi dominate, stia
riprendendo piede? A guardarci bene intorno, in effetti, le élite attualmente
al potere pare che non disdegnino un popolo succube, un popolo “gregge”, che
prende per buono tutto quello che dall’alto viene somministrato.Che ne dite?
Come dice una nota
massima, “A pensar male si fa peccato,
ma spesso ci si azzecca!”
A domani.
Mario
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