Oristano
14 Gennaio 2017
Cari amici,
Alzi la mano chi non ha
mai almeno sognato di farsi fotografare con un personaggio
famoso, come per esempio il Papa o un Capo di Stato! Il desiderio, oltre l'orgoglio
personale, appaga il bisogno di essere considerati, di vantare qualcosa di più della semplice
conoscenza con le persone importanti.
In passato soddisfare questo desiderio era certamente abbastanza complicato: bisognava mettersi in posa, attivare magari l’autoscatto con tanto di supporto d'appoggio per la macchina fotografica, oppure la benevolenza di qualcuno che si prendesse la briga di immortalarci insieme al personaggio ambito. Oggi invece è sicuramente molto più semplice: con i nuovi telefonini possono essere fatti degli autoscatti di ottima qualità, foto che in gergo moderno vengono chiamate Selfie, un termine inglese ormai diventato internazionale.
In passato soddisfare questo desiderio era certamente abbastanza complicato: bisognava mettersi in posa, attivare magari l’autoscatto con tanto di supporto d'appoggio per la macchina fotografica, oppure la benevolenza di qualcuno che si prendesse la briga di immortalarci insieme al personaggio ambito. Oggi invece è sicuramente molto più semplice: con i nuovi telefonini possono essere fatti degli autoscatti di ottima qualità, foto che in gergo moderno vengono chiamate Selfie, un termine inglese ormai diventato internazionale.
La definizione ufficiale
di Selfie, come riportatato
dall’Oxford English Dictionary, è: “Una foto scattata alla propria persona,
tipicamente con uno smartphone o una webcam e inserita su un sito di tipo
social media”. La diffusione di questo particolare autoscatto ha ormai
contagiato uomini e donne, giovani e vecchi, gente comune e personaggi famosi;
a sfogliare giornali e riviste, possiamo notare, impegnati a farsi dei selfie,
non solo gente comune ma attori famosi o star della musica, vip della televisione, veline e personaggi,
che ormai, invece di farsi paparazzare, postano direttamente su Facebook,
Instagram o Twitter i loro autoscatti self-made.
In questo modo la gran
parte dei social sono quotidianamente invasi da innumerevoli volti dalle
espressioni ammiccanti, spesso elaborati con programmi di foto ritocco, per
risultare più attraenti. Ovviamente, poiché viviamo nella società
dell’immagine, tutto quanto messo in atto dai VIP diventa desiderato e imitato,
per cui una miriade di soggetti presenti sui Social (i moderni luoghi di
ritrovo virtuali) posta in continuazione, ad ogni ora del giorno e della notte,
immagini riprese nei luoghi più impensati e nelle pose più particolari. Credo
che pochi non si siano lasciati tentare, almeno una volta: anche io sono caduto
in tentazione e, sfido chi mi segue su Facebook, a giurare di non averlo mai fatto.
Il selfie è senz’altro una grande tentazione: è qualcosa
di divertente e appagante, in quanto soddisfa il nostro bisogno di apparire, di
essere al centro dell’attenzione; il mostrarci in bella posa, in particolare a
fianco di personaggi famosi, sembra darci importanza e perciò ci riempie di
grande felicità. Il nostro narcisismo ne risulta soddisfatto, anche se ci sfugge un particolare: tutto questo nostro attivismo espositivo è “grasso
che cola” per il consumismo ed i social network, che rappresentano la vera,
moderna piazza virtuale, che ha sostituito quella reale in essere fino al
secolo scorso. Vediamo di scoprire cosa ci sfugge.
Il selfie è dunque il
moderno “mettersi in piazza”, che appaghiamo pubblicando in continuazione le fasi della nostra giornata: dove
siamo, cosa stiamo facendo, cosa indossiamo, cosa mangiamo, gli acquisti fatti
al supermercato oppure esibendo l’abbronzatura dopo i primi giorni di mare. Le innumerevoli foto messe su Facebook
ritraendoci in luoghi rinomati, ristoranti famosi, indossando abbigliamento e capi famosi, o utilizzando cose di marca, ci fa indiretti reclamizzanti di tutto ciò: insomma facciamo della pubblicità inconsapevole, anche se indiretta, al contesto dove siamo ritratti. Su questo fenomeno, ormai talmente diffuso e che ha
contagiato tutto il nostro mondo globalizzato, gli studiosi hanno già iniziato
a fare le prime radiografie.
Una ricerca condotta
dalla Fondazione IBSA (l’IBSA
Foundation for Scientific Research è un’organizzazione svizzera Non Profit,
creata nel 2012 con lo scopo di promuovere, sostenere la ricerca scientifica)
e dall'Università Cattolica del Sacro
Cuore, ha studiato questo comportamento cercando di capire sia le motivazioni alla base del gesto
di immortalarsi con l’autoscatto che le sue conseguenze. La risultante è stata che l'autoscatto risulta
più amato dagli estroversi, e che il mondo femminile in particolare risulta più
attivo e attento ai commenti postati o ricevuti sui social. Circa le
motivazioni gli studiosi, presentando la ricerca in un convegno a Milano dal
titolo “Mente e social media: come
cambia l’individuo?”, hanno evidenziato i motivi che spingono a farlo.
Il motivo principale
per cui i selfie spopolano su profili e pagine personali nei social network è "per far divertire gli altri" nel
39% dei casi, mentre ammette di “farli
per vanità” un 30% dei soggetti, insieme a un 21% che li fa per "raccontare un momento della propria
vita". Secondo lo studio le persone si fanno i selfie non tanto per
esprimere come sono o come si sentono (identità, aspetti interiori) bensì per
raccontare agli altri con chi sono, dove
sono e cosa stanno facendo (aspetti esteriori).
La ricerca è stata
effettuata su 150 partecipanti (35% maschi, 65% femmine), con età media di 32
anni, che hanno completato un questionario sui dati anagrafici: uno sul loro
utilizzo nei social media, sull’attività del selfie e sulle motivazioni
associate ad esso. A loro è stato sottoposto il questionario Big Five Inventory per la misurazione
dei tratti di personalità. Le 'regine' dei selfie sono risultate le donne, che
si fanno più selfie degli uomini, ma risultano più interessate alle motivazioni
interiori (“mi faccio selfie per mostrare come sono e come mi sento”). Inoltre
gli esponenti del gentil sesso hanno affermato di sperare maggiormente di
ricevere commenti positivi dagli amici sui social network, e anche di temere
maggiormente di ricevere commenti negativi dagli altri. Passiamo ora alle conseguenze.
Partiamo dala considerazione che viviamo nella società dell’immagine, del mercato unico mondiale creato
dalla globalizzazione, dove tutto ha un valore (diretto e/o indiretto) e quindi tutto serve a vendere. Attorno
al settore dei selfie gira un grande
affare, che sfrutta l'ingenuità degli utenti. Nel mondo dei cosiddetti Vip,
per ragioni di marketing dato che la gran parte delle aziende usano i social
per farsi pubblicità, il selfie viene utilizzato come nuovo canale
pubblicitario. Un mercato nuovo, esploso nel 2016 sfruttando la moda
dell'autoscatto, grazie alle migliaia di fan e follower che ogni giorno si
fanno riprendere con soubrette, cantanti e calciatori. Il mercato del selfie,
utilizzato come veicolo pubblicitario, è un mercato che fa gola a molte aziende,
dove stanno già scommettendo centinaia di brand e testimonial.
Dentro questo nuovo
business ci finiscono attori, cantanti, conduttori di popolari trasmissioni televisive
e giornalisti, ben sapendo questi ultimi che il regolamento del loro Ordine
vieta loro di fare pubblicità. Il consumatore normale adora farsi il selfie con
loro, ma senza malizia: non sa che sta lavorando gratis per la pubblicità!
Certo, il consumatore social andrebbe informato, quando un contenuto postato
sul web contiene espliciti richiami o riferimenti pubblicitari. Per il momento
il selfie advertising è una pratica che rende, sia alle aziende che ai testimonial,
ma alle spalle dei consumatori, utilizzati gratis
et amore dei.
Cari amici, la
selfie-mania, intanto, continua ad imperversare nei social e i furbi, le tante
volpi del Web, si ingrassano anche per l’ingenuità di noi consumatori. Ma tant’è…così
va il mondo, in particolare quello che stiamo vivendo, che ha messo da parte
quello reale per passare a quello virtuale, alla società dell’immagine. Il mondo virtuale, in una ipotetica
partita a pallone contro quello reale, vince senza se e senza ma con un secco 3
a 0 (anzi diciamo, informaticamente parlando, con un 3.0)!
A domani
Mario
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