Oristano
29 Gennaio 2017
Cari amici,
Se è pur vero che
l’uguaglianza non è mai esistita, è anche vero che c’è disparità e disparità!
Superare certi limiti non è soltanto un egoismo fuori dal comune ma qualcosa di
aberrante che non esiste nemmeno nel mondo animale più feroce. Eppure il rapporto 2016 OXFAM per il WORLD ECONOMIC FORUM di
DAVOS ha messo in luce che l’economia attuale, detto in sintesi, può essere
considerata un’economia al servizio di una minuscola parte della popolazione mondiale, tanto
che è stata definita proprio così: “un’economia a servizio dell’1 per cento”.
Secondo il rapporto
Oxfam, nel 2015, sono 62 le persone (le
più significative sono solo 8) che sono
in possesso di una ricchezza pari a quella in mano a 3,5 miliardi di persone, cioè
la parte più povera della popolazione mondiale. Questo dislivello (che oso
chiamare precipizio) è oltremodo significativo, in quanto il trend di
arricchimento va sempre in crescendo: nel 2011 le persone in possesso di una
ricchezza pari al 50% delle risorse del pianeta erano 388, nel 2014 erano 80,
per arrivare oggi a 62; insomma, le ricchezze di questo ‘Olimpo’, di questa élite,
sono cresciute del 44% tra il 2010 e il 2015, arrivando a 1.760 miliardi di
dollari. Cifre a dir poco nauseanti.
L’orrore più grande, quello certamente più difficile da cancellare, è che nel mondo una persona su sei vive con un dollaro al giorno, anche se, ormai, rimarcarlo non fa più notizia.
L’orrore più grande, quello certamente più difficile da cancellare, è che nel mondo una persona su sei vive con un dollaro al giorno, anche se, ormai, rimarcarlo non fa più notizia.
Eppure la
globalizzazione aveva preannunciato all’atto della sua introduzione una maggiore
uguaglianza: mitigazione delle povertà, una vita migliore, una più razionale
distribuzione della ricchezza! L’Oxfam (la ONG inglese formata da una
federazione di 18 associazioni umanitarie tra le più attive che si occupano di
povertà, diritti umani e ingiustizie nel mondo), nel rapporto prima citato, ha
dimostrato che il ‘nodo cruciale’ sta proprio nella proprietà della ricchezza e
nella sua trasmissione; questa ricchezza, strettamente legata allo status sociale e al «potere», viene trasferita di generazione in generazione creando patrimoni sempre più
grandi, il cui risultato, anziché creare redistribuzione, non fa altro che
aumentare le disuguaglianze, togliendo a chi ha già poco l'opportunità anche di una piccola
crescita economica.
C’è un antico proverbio
italiano che dice che ognuno riesce a moltiplicare quello che ha (“i
soldi fanno i soldi, i pidocchi fanno i pidocchi”), e mai proverbio
antico in questo caso fu più appropriato! Ovviamente è lecito porsi la domanda: ma come
è stato possibile per questi Re Mida del Terzo Millennio accumulare fortune così immense, spesso paragonabili a quelle di uno Stato? Spiegano i ricercatori
di Oxfam che «è leggenda metropolitana che i miliardari si siano fatti tutti da sé:
un terzo della ricchezza dei miliardari è dovuta ad eredità, mentre il 43
percento è dovuta a relazioni clientelari. A chiudere il cerchio c’è l’uso di
denaro e relazioni da parte dei ricchissimi per influenzare le decisioni
politiche a loro favore. Ovunque nel mondo i governi continuano a tagliare le
tasse su corporation e individui abbienti. Un esempio eclatante viene dal
Brasile dove i cittadini più facoltosi sono riusciti a ottenere dal governo
cospicui tagli fiscali in una fase in cui il governo inaugurava un piano
ventennale di congelamento della spesa pubblica in sanità e istruzione».
In effetti, le tante
persone che inizialmente si erano illuse che la globalizzazione avrebbe
livellato le disparità esistenti si sono presto dovute ricredere: la teoria di
una possibile migliore uguaglianza è presto tramontata: i ricchi, sempre più
liberi e senza troppi lacci, hanno visto aumentare le loro ricchezze, mentre le
schiere dei poveri sono ulteriormente cresciute. Una buona parte dei poveri del
mondo ha visto crollare le speranze: le disuguaglianze si sono talmente allargate che oggi una persona al mondo ogni dieci vive con meno di due dollari al
giorno.
Il rapporto di Oxfam ha
messo in luce anche la velocità con cui i paperoni dei nostri giorni si arricchiscono: ad un ritmo così
spaventoso che potremmo veder nascere il primo trillionaire (ovvero un individuo che possiederà un patrimonio di più
di 1.000 miliardi di dollari) nei prossimi 25 anni. Per avere un’idea del
significato di questa strana parola, composta da così tanti zeri e che non è ancora arrivata nei nostri vocabolari,
bisogna immaginare che per consumare un trilione di dollari è necessario spendere
1 milione di dollari al giorno per 2.738 anni. Bazzecole, insomma!
Le cose non cambiano se ci fermiamo ad osservare la situazione di ‘casa nostra’,
dove le cose non vanno certo meglio. In Italia 7 super paperoni possiedono la
ricchezza del 30% dei nostri concittadini (cioè 20 milioni di persone). L’elenco dei
paperoni nostrani va: da Rosa Anna Magno Garavoglia (del gruppo Campari, recentemente scomparsa) allo stilista Giorgio Armani, da Gianfelice Rocca a Silvio
Berlusconi, passando per Giuseppe De Longhi e Augusto e Giorgio Perfetti. È
necessario un profondo ripensamento, secondo Oxfam, dell’attuale sistema
economico che, è inutile negarlo, ha funzionato finora solo a beneficio di
pochi fortunati e non della stragrande maggioranza della popolazione mondiale.
Cari amici, personalmente
sono convinto che situazioni di questo tipo non possono durare a lungo, come la
storia ci insegna. Il popolo affamato è capaci di tutto e, senza trovare (in
tempi non troppo lunghi) soluzioni adeguate, le cose possono precipitare anche all'improvviso. I primi sintomi già si avvertono. Rabbia e scontento continuano a crescere, cominciando a rinnegare le situazioni politiche
esistenti: l’uscita della Gran Bretagna dall’EU, e la
recente vittoria di Donald Trump in USA, rappresentano solo la punta
dell’iceberg; guardandoci meglio intorno possiamo osservare anche ciò che succede in
Svizzera, Francia, Spagna, Grecia e ovviamente nella nostra Italia. Quando il
popolo, privato della possibilità di lavoro non ha di che vivere dignitosamente (inutile chiamare la sua reazione
populismo), è in grado, pur di vedere un ‘cambiamento’, di affidarsi anche a
Belzebù. Chi ha orecchie da intndere, intenda!
Credo che il futuro ci
riserverà presto non poche sorprese…, tali da farmi sicuramente riprendere ancora lo spinoso argomento
su questo blog!
A domani.
Mario
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