Oristano
26 Settembre 2017
Cari amici,
Decisione coraggiosa
quella presa dalla Prof. Sabina Fortunati, dirigente dell’Istituto da Vinci
Belluzzi di Rimini, che, di fronte al crescente disordine nell’abbigliamento
dei suoi studenti, ha cercato di mettere un freno ad un comportamento sociale
sempre più irriguardoso, rispolverando uno strumento vecchio come il mondo ma
troppo spesso ignorato dai genitori contemporanei: l’imposizione delle regole
di comportamento agli studenti, che comprendono anche quelle relative
all’abbigliamento.
La battaglia portata
avanti dalla Preside dell’Istituto riminese con la classica circolare diretta
anche alle famiglie è incentrata su uno scopo chiaramente educativo: "Gli
studenti devono imparare a non andare trasandati a scuola per svolgere il loro lavoro".
Per chi trasgredisce, arriva la nota scritta, che dovrà essere firmata dalle
famiglie.
Se una volta era la
mamma a ribadire e controllare personalmente che prima di uscire di casa per
andare a scuola bisognava “essere a posto”, ovvero puliti e ordinati, oggi il
mondo è straordinariamente cambiato, e i canoni della moda, di cui siamo tutti
schiavi, non hanno fatto altro che ribaltare i consigli materni, in particolare
per le ragazze. Difficile dire di no alle mode e al cambiamento anche cervellotico, tra l’altro
abbastanza frequente! Se a questo poi aggiungiamo che l’adolescenza è l’ingrata
età degli sconvolgimenti ormonali, delle prime scoperte fuori di casa e della
ribellione all’autorità, familiare e istituzionale, la frittata è fatta.
L’adolescenza è una
fase delicata: sia per chi la attraversa che per chi la subisce. All’esuberanza dei
ragazzi si contrappone la difficoltà degli adulti a capirli; essi, pur essendoci
passati nella fase adolescenziale (nella quale certamente contestavano lo
status quo esistente), oggi hanno non poca difficoltà a rapportarsi con i loro figli,
percependo la richiesta di cambiamento come un disordine fuori luogo, da
reprimere nel modo migliore. Ebbene è proprio per cercare di porre un freno a
questo disordine che la Prof. Sabina Fortunati ha avuto il coraggio di
predisporre la circolare di fuoco, che, vietando certi comportamenti
esibizionistici nell’abbigliamento, intendeva ripristinare le regole di civile
convivenza in un luogo deputato alla formazione, anche comportamentale.
Nella circolare è
chiaramente evidenziato quanto viene proibito. No ai pantaloni corti, ai jeans
con i buchi, alle canotte, alle magliette stracciate, ai cappellini, alle
ciabatte. Come racconta al Corriere della Sera, la dirigente scolastica, a
scuola è necessario e opportuno presentarsi con un abbigliamento «consono»,
come recita il regolamento dell’Istituto da Lei guidato.
Una visione di vecchio stampo la sua? Certamente no, perché il decoro e il rispetto non possono mai andare in pensione: quindi vanno recuperati. Forse, questo è il convincimento, nel tempo le maglie si sono allargate troppo, facendo dimenticare a famiglie docenti e studenti che la scuola è un’Istituzione pubblica, dove si trasmettono valori e si viene educati ai principii.
Una visione di vecchio stampo la sua? Certamente no, perché il decoro e il rispetto non possono mai andare in pensione: quindi vanno recuperati. Forse, questo è il convincimento, nel tempo le maglie si sono allargate troppo, facendo dimenticare a famiglie docenti e studenti che la scuola è un’Istituzione pubblica, dove si trasmettono valori e si viene educati ai principii.
Il regolamento adottato
dalla Dirigente nella sua scuola per l’anno scolastico appena iniziato, che
prevede in dettaglio una nota di richiamo dopo 3 trasgressioni, viene ampiamente motivata per
essere capita in tutta la sua interezza. “Non pretendiamo di essere come un
luogo sacro, dove si entra solo a capo coperto, ma i ragazzi devono capire che
ogni luogo comporta un atteggiamento adatto, che esistono contesti formali e
informali, in base ai quali si sceglie come vestirsi. E che la cura della
persona è la prima presentazione”, questo il suo commento alle critiche che
sono piovute.
Cari amici,
personalmente condivido la presa di posizione della dirigente, Prof. Fortunati. La missione
della scuola è quella di preparare gli studenti ad affrontare “il dopo”: il
mondo del lavoro, quello professionale dove le regole, anche quelle della
“pulita presenza esteriore”, sono un obbligo irrinunciabile. Per fare questo,
sostiene ancora la docente, «Il dialogo tra scuola e famiglia è importante, e
noi infatti cerchiamo la collaborazione dei genitori per far capire agli
studenti che un abbigliamento può andar bene per accompagnarli a scuola ma
magari non per parlare col preside». Le contestazioni, anche forti, non sono
mancate e credo continueranno. I ragazzi non ci stanno verso un tale diktat:
vogliono esprimere la propria giovinezza e il proprio modo di essere anche
attraverso l’abbigliamento.
Come andrà a finire?
Difficile dirlo: siamo in Italia e le sentenze non sono mai scontate! Nel mondo
della scuola poi….
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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