Oristano 2 Settembre 2017
Cari amici,
I sardi sono noti per
la loro grande ospitalità e per il massimo rispetto nei confronti del forestiero: “S’stranzu”, che viene accolto in modo altamente amichevole, come e
meglio di un qualsiasi componente la famiglia. Recentemente mi ha fatto davvero piacere la battuta
di un caro amico continentale (termine
da noi largamente usato per indicare chi sardo non è) che con altri ‘istranzos’
sosteneva che “se non hai un amico sardo, allora non conosci l’amicizia”. Una verità sacrosanta. I
sardi, però, richiedono agli ospiti, in contropartita, il massimo rispetto da
parte di chi li ospita: che sia la famiglia, gli amici, o anche il territorio. Mi sembra un’equa
condivisione di responsabilità: dare e ricevere amicizia. Veniamo ai fatti recenti.
D’estate, come
sappiamo, una moltitudine di turisti, italiani e non, si riversa nelle varie
zone dell’isola, spiagge in particolare, e, purtroppo per noi, fregandosene
altamente del necessario rispetto dovuto alle bellezze della nostra isola ed ai suoi abitanti. Una delle scorrettezze
commesse più di frequente riguarda il furto della meravigliosa e particolare sabbia
dei nostri arenili: quei ‘chicchi di riso’ variamente colorati che
caratterizzano molte delle nostre più belle spiagge. Non passa giorno che, in
barba alle severe norme esistenti, vengano riempite con certosina pazienza numerose
bottiglie di plastica (raccattando i pezzi più colorati), poi messe poi in
valigia tra gli indumenti per essere portate via.
Le notizie del
crescente numero di furti, che ormai hanno raggiunto dimensioni preoccupanti
(noi nell’Oristanese sappiamo bene quanta sabbia sparisce ogni anno da Is Arutas
e dalle altre spiagge del Golfo), dopo le lamentele manifestate dai sindaci hanno
raggiunto anche il Governo Regionale. "Continua il vergognoso furto di sabbia
dalle spiagge, che offende e violenta l'intera Sardegna. Con l'aggravante che la
sfrontatezza e il senso di impunità dei ladri è tale da consentirgli di vendere
il bottino per pochi euro sui siti di e-commerce internazionale", questa
la denuncia lanciata da Pierpaolo Vargiu e Roberto Frongia, rispettivamente
deputato e presidente dei Riformatori sardi, attraverso un'interrogazione urgente al Ministero
competente sul Demanio Marittimo, a cui è seguito un esposto alle Procure della
Repubblica sarde.
Tornando alla mia
considerazione iniziale, non posso che ribadire che questo comportamento altro non è
che “tradire l'ospitalità offerta dai
sardi”, che, seppure molto disponibili nei confronti dell’ospite, diventano
altrettanto ‘cattivi’ nei confronti di chi vìola, tradisce la loro fiducia. "Il
bottino vigliacco di sabbia, altro non è che è il frutto del tradimento dell'ospitalità
dei sardi”, sottolineano ancora nella denuncia Vargiu e Frongia. Si, amici, nei
siti di e-commerce (chi vuole può andare a guardare) si possono trovare offerte della la sabbia
del Poetto, di Cala Sinzias, di Is Arutas, di Sant'Elmo e di Alghero Maria Pia,
oltre che quelle di Is Aruttas, solo per citare le località più note.
Cari amici, eppure portare
via i preziosi granelli di sabbia delle spiagge sarde è severamente vietato. Il
testo unificato in materia di Turismo, approvato dal Consiglio Regionale della
Sardegna è molto chiaro: "Chiunque
asporta, detiene, vende anche piccole quantità di sabbia, ciottoli, sassi o
conchiglie provenienti dal litorale o dal mare e in assenza di regolare
autorizzazione o concessione rilasciata dalle autorità competenti, è soggetto a
una sanzione che varia dai cinquecento ai tremila euro". Purtroppo,
però, i controlli a tappeto in loco, esistono solo sulla carta (i Comuni sono
assolutamente privi di risorse per il necessario personale), o comunque non sono
sufficienti a tutelare il nostro patrimonio naturalistico.
Cari amici, per i sardi
il “tradimento della fiducia” è qualcosa difficile da ‘inghiottire'. Se poi parliamo
della spoliazione fraudolenta delle risorse ambientali, non vi può essere
perdono. Pur sapendo che il turismo è un veicolo privilegiato che potrebbe
davvero far uscire la nostra Isola da una situazione economica precaria, non è
questo turismo di rapina che serve alla Sardegna. Di recente ho avuto modo di
mettere in rilievo il pessimo comportamento di una turista donna che,
preparando il pranzo veloce in spiaggia, aveva con noncuranza versato in mare l’olio
di una scatoletta di tonno, sotterrando poi la scatoletta sotto la sabbia (chi
è interessato può andare a rileggere il mio post del 7 Agosto col seguente link: http://amicomario.blogspot.it/2017/08/la-mala-educacion-quando-la-sardegna.html), scatenando "l'ira funesta" di un sardo particolarmente focoso.
La Sardegna può davvero
essere in grado di ospitare nella sua terra straordinaria (ricca non solo di
mare ma di storia, di archeologia, di folclore, di percorsi naturalistici e
quant’altro) un turismo d’eccellenza, anche molto più numeroso di quello attuale. Si, perché turismo significa non solo attività
economica importante, ma anche “scambio culturale e relazionale” con molti altri popoli.
Proprio per questo i sardi non possono tollerare la spoliazione fraudolenta delle loro
risorse ambientali, che sono da considerare un bene indisponibile, da tutelare con ogni mezzo, in modo da poterlo trasmettere integro alle nuove generazioni. Diamo e chiediamo rispetto! I sardi, cari amici, come molti sanno, amano e odiano (ovviamente chi viola le norme) con un’intensità davvero unica. Forse siamo esagerati, ma la Sardegna, non dimentichiamolo mai, è una terra unica, in tutte le sue sfumature...
A domani.
Mario
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