Carmelo Campanella |
Oristano 19 febbraio 2022
Cari amici,
Carmelo Campanella, siciliano
di Ragusa, classe 1931, contadino con la quinta elementare, allevatore di
bovini, nato e cresciuto nel ragusano, era un'uomo all'antica, che viveva nella masseria di famiglia in
contrada Calaforno, a Giarratana. Seppure non avesse studiato, era però dotato
di una memoria straordinaria, tanto che nella sua mente erano depositate
centinaia di storie e di preghiere, tramandate oralmente; "I cosi ' i
Diu", preghiere e storie di santi, "Patri Nuosciu ca siti a lu
cielu" oltre ai ricordi di quando, agli inizi del Novecento, nella
Sicilia analfabeta che fu di suo padre, il catechismo si tramandava in dialetto,
oltre alle "miniminagghie" - gli indovinelli della tradizione
siciliana - vecchie di secoli.
Questa sua dote innata,
forse, sarebbe rimasta segreta se non fosse stata scoperta per caso. Nel 2000,
anno del giubileo, Carmelo Campanella, unitamente ad altri pellegrini, fa il viaggio
giubilare in pullman per recarsi a Roma. Il viaggio è lungo e, per passare il
tempo, qualcuno si alza e col microfono inizia a recitare qualche vecchia
strofa in dialetto; sono versi popolari che parlano di Santi. Carmelo,
incuriosito, si fa coraggio, e decide di dare anche lui il suo contributo. Così,
tra lo stupore e l’apprezzamento generale, sfoggia la sua incredibile memoria.
Storie, indovinelli e racconti di spirito che tengono compagnia per tutto il
viaggio.
"Signor
Campanella, lei questi racconti li deve scrivere”, lo sollecitano diversi partecipanti
al viaggio. E lui, subito convinto, li prende sul serio. Si rende conto che
nella sua mente c’è un patrimonio enorme, un tesoro importante che non può
morire con lui, ma che invece deve essere tramandato. Rientrato a casa, decide di
mettere nero su bianco i ricordi, e inizia a trascrivere minuziosamente tutte
le rime imparate durante la sua vita. In campagna non c’è abbondanza di carta, e
Lui, non avendo altro a portata di mano, prende i sacchi vuoti del mangime per
le bestie e su questi inizia la stesura dei suoi “papiri”. Negli anni raccoglie
in silenzio un enorme patrimonio di “cunti” siciliani della tradizione orale. Poi,
nel 2016, questo patrimonio all’improvviso viene alla luce.
A scoprire questo “fantastico
tesoro”, gelosamente custodito in un baule della rimessa della masseria di
famiglia, fu la storica Chiara Ottaviano, tra le fondatrici
dell'Associazione italiana " Public History". Alcuni dei “papiri”, ormai
divenuti un immenso patrimonio, in parte scritto a mano sui sacchi e poi a
macchina con la sua Cambridge bianca, furono pubblicati su Facebook, attirando
l'attenzione di critici e linguisti da tutta Italia. Campanella divenne così un
caso letterario, alla stregua di Vincenzo Rabito, altro siciliano che fu un grande
esempio della forza dell'oralità, capace di farsi, quasi inconsapevolmente,
patrimonio scritto. "Potrebbero esserci tanti Campanella, se fossero
ascoltati”, disse Chiara Ottaviano, che nel 2012 produsse il film "
Terramatta" con la regia di Costanza Quatriglio, ispirato all'omonimo
libro di Vincenzo Rabito.
Dopo “la scoperta” della
sua capacità mnemonica e scrittoria, Carmelo, orgoglioso del suo sapere,
continuò imperterrito a scrivere fino agli inizi di questo 2022, anno della sua morte. È deceduto, pochi
giorni fa, in questo mese di febbraio, all’età di 90 anni. A parlare di Lui
oggi è la figlia Elisa: "Quella di mio padre era una semplice ma grande passione per
la cultura in generale. Era un contadino che amava l'arte, aveva abbonamenti a
riviste e lo ricordo spesso seduto a leggere sulla poltrona, stanco dopo
un'intera giornata passata in masseria con gli animali, che amava".
Amici, Carmelo Campanella
ha attraversato un secolo grazie alla sua scrittura memoir, dalla calligrafia
elegante. Quando la figlia, in procinto della sua laurea in Lingue, doveva
dotarsi di un computer, fu il primo a provarlo in famiglia; e così Carmelo, dopo essere passato dai
" papiri" alla macchina da scrivere, iniziò a navigare anche su Internet! La masseria di famiglia
adesso è vuota, gli ultimi animali sono stati venduti anni fa. Di lui ci resta
anche la sua autobiografia, pubblicata a puntate sulla pagina Facebook
dell'Archivio degli Iblei. La macchina da scrivere è custodita in campagna dai
figli, mentre i suoi " papiri" sono stati donati all'Archivio
diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, accanto a quelli del conterraneo
Vincenzo Rabito.
Cari amici, una gran
bella storia, quella di Carmelo, che dovrebbe far meditare non poco, in
particolare quelli che la cultura non la amano.
A domani.
Mario
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