Oristano 23 febbraio 2022
Cari amici,
La gran parte di Voi sa
che sono nato a Bauladu, piccolo paese collocato a pochi passi dalla S.S. 131,
che allora, nella prima metà del secolo scorso, era una sottile striscia d'asfalto che collegava Cagliari a Sassari.
Col passare degli anni, questa stretta e tortuosa strada è stata abbandonata e sostituita da una più scorrevole, ovvero l'attuale Superstrada, la cui costruzione. però, ha “isolato”,
tagliandoli fuori, diversi piccoli centri dell'interno, che dal transito dei viaggiatori
traevano reddito e sostentamento. Il progresso, come ben sappiamo, non si può
certo fermare e bisogna prendere atto della realtà.
Con la dismissione dei vecchi tratti di percorso, in particolare il tratto
di strada che da Bauladu portava a Paulilatino, questo è finito in totale abbandono, e l’isolamento forzoso subito ha fatto sì che la natura si riprendesse i suoi spazi. Oggi
quel pezzo di strada, è percorso con grande difficoltà dai chi detiene le
campagne circostanti, in quanto appare così sconnesso da superare persino le difficoltà
dei peggiori sentieri campestri. Di recente, con alcuni amici, l'ho percorso,
partendo da Bauladu: il primo pezzo, quello che porta alla “Casa Cantoniera”, dove io
con la mia famiglia abitai per alcuni anni, essendo mio padre Cantoniere dell’Anas, mi ha impressionato e fatto star male.
Quel totale stato di
abbandono, sia della casa cantoniera che della strada, mi ha dato tanta tristezza, mentre
la mia mente tornava indietro nel tempo, al mio periodo giovanile, quando,
ancora studente, cercavo di munirmi degli strumenti necessari per percorrere il
mio sentiero di vita. Sono rientrato a casa deluso e mortificato, pensando che
certe cose possono anche cambiare, ma gettare via alle ortiche strade e
costruzioni valide, mi sembrava un oltraggio che non doveva essere fatto.
Ora però, amici, è stata
ufficializzata una bella notizia: dopo le numerose richieste, avanzate dai due
sindaci di Bauladu e Paulilatino, Davide Corriga e Domenico Gallus, questa
strada da tempo abbandonata riprenderà a vivere! Il Ministero delle
Infrastrutture ha concesso un finanziamento di ben 12,4 milioni di euro (l’importo
più cospicuo ottenuto nella storia amministrativa di Bauladu e Paulilatino), per
riqualificare l’abbandonato tratto della ex strada statale 131 compreso tra i
due paesi.
Un percorso di oltre 10
chilometri, dal notevole valore paesaggistico e storico-culturale (immerso tra
decine di monumenti archeologici e una distesa di olivastri tra le più ampie
del Mediterraneo), importante per le aziende agricole e per la viabilità
locale, ma che potrebbe anche rappresentare un tragitto alternativo nel momento
in cui il traffico dovesse risultare bloccato sulla principale arteria stradale
dell’Isola. Inoltre, la Bauladu-Paulilatino è inserita nel piano delle ciclovie
della Sardegna, e, in tal senso, la sua riqualificazione assume importanti
risvolti anche in termini di ulteriore opportunità turistica. La notizia mi ha
riempito di grande gioia, e da queste righe mi fa piacere ringraziare per il loro
interessamento i due sindaci che hanno fortemente creduto nel progetto,
successivamente sposato dall'Assessorato ai lavori pubblici della Regione
Sardegna, che aveva assecondato l’idea proposta, stanziando 200mila euro per la
progettazione.
Cari amici, sono una
persona alquanto emotiva e i ricordi, specie quelli del periodo giovanile, mi
emozionano sempre molto. A distanza di tanti anni, se chiudo gli occhi per fare un breve riposo dopo il tempo
passato al computer, mi rivedo in quei luoghi che mi hanno visto giovane pieno
di speranze, seppure con poche finanze! Ho sempre amato riportare per iscritto le mie emozioni, e sul periodo
della mia prima formazione colturale e di vita ho scritto il mio primo libro (a cui hanno fatto
seguito altri 8), dandogli il titolo di “MARIEDDU”, come mi hanno sempre chiamato
da ragazzo. In questo libro c’è tanto di me! Anche episodi riferiti al periodo
trascorso nella cantoniera di Paulilatino. Per questo, prima di chiudere, vorrei
farvi leggere un frammento dei miei ricordi, che parla dei miei sogni di allora! Eccolo.
LA CAPANNA SUL CARRUBO
Ho scritto in altra parte
di queste ‘memorie’ che il paesaggio circostante la cantoniera di Paulilatino
era molto diverso da quella della nostra precedente abitazione, quella di
Macomer. Il lungo e fresco viale alberato di gelsi, la vicinanza del Rio
Cispiri, il grande cortile pieno di alberi da frutto, tutto contribuiva a
creare un habitat molto più gradevole e vivibile. Una delle cose che,
però, angustia un ragazzo nell’età della crescita è la mancanza di amici. È la
costante presenza di questi che ti consente di vivere al meglio la giornata.
Abitare in una casa isolata, quindi, ti priva di questo piacere. Le visite non
è che mancassero. Nella bella stagione, soprattutto, alternavo i viaggi a
Bauladu per andare a trovarli con la mia scassata bicicletta, alle visite che
mi venivano ricambiate. Erano questi i momenti migliori. Si scorrazzava per la
campagna intorno, ci bagnavamo nel periodo caldo nel fiumiciattolo, ci
ingozzavamo di more di gelso, di susine, fichi e quant’altro.
Da solo, invece,
passeggiavo e spesso leggevo. Un giorno mentre facevo una passeggiata lungo la
strada verso Paulilatino vidi in una piazzola di sosta, poco lontano da casa,
un materasso. Mi fermai a guardarlo. Era in buone condizioni e cercavo di
capire il motivo per cui era stato gettato via. Lo girai e rigirai e provai
anche a sedermi sopra: era soffice, con le molle all’interno. Pensai subito che
mi avrebbe fatto comodo: potevo usarlo per il mio riposo in qualche angolo o
sotto un albero. Bisognava, però portarlo via fino a casa. In un primo tempo
pensai di trascinarlo ma lo avrei rovinato: In un lampo tornai a casa e, presa
la bicicletta ed un pezzo di corda, tornai dal mio materasso. Lo caricai sulla
bici legato con la corda e mi avviai lentamente verso casa. Durante il viaggio
ne pensai un’altra: potevo utilizzarlo, piegato in due, come poltrona, da usare
appoggiata al grosso albero di gelso dove solitamente passavo delle ore a
leggere. L’indomani, mentre studiavo
ancora i possibili utilizzi, osservando il grosso carrubo che maestoso si
stagliava di fronte a casa, dall’altro lato della strada, mi venne un’altra
idea.
Il carrubo, con un liscio
tronco alto un paio di metri si ramificava, poi, in diversi bracci laterali
lasciando al centro un grosso vuoto. In questo “nido” centrale pensai di
realizzare il mio “riservato” luogo di relax, per leggere e riposare. Detto
fatto. Mi portai sull’albero e potei constatare meglio che lo spazio era
abbastanza ampio e consono al mio disegno. Con accetta e seghetto ripulii lo
spazio interessato dai piccoli rami e dalle sporgenze fastidiose e preparai il
giusto alloggiamento per il materasso. Con fatica lo portai su e dopo vari
tentativi trovai la sistemazione migliore. Lo ancorai con delle corde e dopo
una giornata di intenso lavoro il mio nuovo luogo di riposo/relax era pronto:
il materasso/poltrona si inseriva bene all’interno dell’incavo dell’albero e
non era neanche troppo visibile dall’esterno. Per riparare la poltrona-letto
dai diretti raggi del sole avevo anche legato una vecchia tenda ai rami più
alti. Ecco, il mio angolo riservato di riposo e osservazione poteva dirsi
pronto e funzionante e poteva costituire anche un buon nascondiglio, senza dare
troppo nell’occhio!
Nella parte meno visibile
dell’albero fissai col martello tre grossi pezzi di ferro sul tronco, come
scaletta per salirvi, ed un pezzo di corda legata ad un ramo, per facilitarmi
la salita con le mani. Raggiungere la postazione, per un ragazzo agile qual ero
allora, era proprio un gioco da bambini! Lo inaugurai subito, constatando che
si stava divinamente. Avevo, dall’alto una visione magnifica del panorama
circostante: la strada, il fiume, la casa, il verde. Quando ero sopra, se
stanco di leggere, mi guardavo intorno e, con gli occhi socchiusi, mi lasciavo
andare ai miei sogni. Mi sembrava di volare o di essere su una grande nave
diretta chi sa dove; la meta era lontana e ancora sconosciuta. Erano i sogni di
un ragazzo che voleva realizzarsi, che voleva emergere. Ero, allora, alle
soglie del diploma di ragioniere e il mio sogno era proprio quello di lavorare
in banca; mi immaginavo manager in carriera, al comando di una grande filiale…,
ben vestito e con tanti soldi da spendere…. Potenza dei sogni! Almeno una parte
di quei sogni si è realmente avverata!
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Grazie, amici, a domani.
Mario
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