mercoledì, maggio 15, 2024

L'ASSOCIAZIONE UMANITARIA “CINI”. L’ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA CHE OPERA IN INDIA PER LA SALVEZZA DELLE BAMBINE POVERE, SCHIAVE DEI MATRIMONI COMBINATI.


Oristano 15 maggio 2024

Cari amici,

L’Associazione umanitaria “CINI” (Il Child In Need Institute (CINI) è un’organizzazione non governativa fondata a Calcutta nel 1974 dal medico pediatra Samir Chaudhuri, con lo scopo di contribuire a migliorare la grave situazione sanitaria e nutrizionale di donne e bambini poveri, che cercavano di sopravvivere nelle baraccopoli e nei villaggi intorno a Calcutta e in altre parti dell’India. Questa organizzazione iniziò ad operare anche in Italia  a partire da 1992, con la costituzione di una sua sede operativa a Verona.

Che la povertà porti ad accettare situazioni intollerabili è cosa ben nota, e in India, questa povertà che si tocca con mano per strada ogni giorno, vede tanti adolescenti che cercano per strada di soddisfare il primario bisogno di SFAMARSI. In questo contesto sono in particolare le bambine ad essere facili prede, una piacevole “merce di scambio”, spesso costrette a sposare forzatamente uomini ben più grandi di loro che le “comprano” a vil prezzo dalle famiglie.

Come racconta Eliana Riggio, volontaria e Presidente del ramo italiano dell’Associazione umanitaria CINI, creata come accennato per tutelare i diritti dei bambini e delle donne più fragili, ecco per Voi, cari lettori, una storia vera, fortunatamente andata a buon fine, che racconta il salvataggio di una di queste candidate a diventare una “Sposa Bambina”, sottratta a questa terribile, antica forma di vendita. Quella raccontata è la storia di NINA (nome di fantasia in quanto non ha ancora 14 anni), una storia triste, emblematica di quello che succede ancora oggi in India per la grande povertà esistente. Eliana ha trascorso una vita intera nell’Unicef (è la moglie del pediatra Samir Chaudhuri). La benemerita associazione umanitaria CINI ha appena compiuto 50 anni e oggi ha ramificazioni anche in Gran Bretagna, Svizzera e Stati Uniti (onde evitare confusione, non è collegata alla Fondazione Cini di Venezia).

La vicenda di NINA, fortunatamente andata a buon fine, assomiglia a tante altre. Con i genitori bengalesi, dopo che uno dei tanti cicloni sempre più violenti e frequenti li ha costretti ad abbandonare il loro piccolo appezzamento di terra, la famiglia ha raggiunto Calcutta, insediandosi in una baraccopoli a ridosso dei grandi grattacieli della città. La sorte di questa bambina appare subito segnata, in quanto avendo i genitori poverissimi, anche per lei la sorte sembra riservare un matrimonio combinato: quello di una bambina minorenne che va in sposa ad un uomo adulto; l'antica usanza continua, seppure in India questo "vile mercato" sia considerato un reato. La storia, però, in questo caso finisce diversamente.

Ecco come questa vicenda viene raccontata da Eliana. “La famiglia di Nina ha tre figlie e un figlio, tutti sotto i 18 anni. Quando la famiglia si trasferisce nello slum di Calcutta, in un riparo fatto di pali di bambù e plastica, Nina viene tolta da scuola. Il papà va in giro tutto il giorno per cercare lavoro; la mamma fa la domestica presso tre famiglie nei grattacieli appoggiati allo slum, iniziando il lavoro alle 5 di mattina e rientrando a casa alle 10 di sera; il loro figlio lavora; la sorellina di 12 anni si occupa della più piccola; Nina intanto, avendo avuto già le mestruazioni, è in pericolo: può diventare oggetto delle attenzioni di vicini e passanti, diventando, come tante volte succede, una ambita preda sessuale”.

Nelle famiglie indiane povere, il matrimonio “precoce combinato” è visto, spesso, come l’unica soluzione per trovare marito alle figlie, che, da prassi, deve essere della stessa casta. Anche i genitori di Nina, dimoranti in quella Comunità poverissima, tra baracche e ripari precari, pensano per Nina un matrimonio simile. Come racconta sempre Eliana Riggio,  Nina dovrà piacere ai suoceri, perché dovrà occuparsi degli anziani, procurare un reddito, diventare una risorsa, lavorare in casa. Il marito può essere di qualsiasi età (la differenza di età più comune è di dieci anni): lei si troverà ad avere regolarmente rapporti sessuali (da considerare, come appare ovvio, una forma di violenza sessuale), e, inoltre, dovrà, possibilmente , generare un figlio maschio”.

Ebbene, l’Associazione CINI, seppure affrontando enormi difficoltà opera ogni giorno per cercare di sottrarre le bambine a questo triste destino. Ci si chiede: come interviene l’associazione? “Il nostro atteggiamento non è di ‘spegnere il fuoco già acceso’, ma cercare di prevenirlo, aiutando le famiglie a comprendere l’errore; in primis non sottraendoli all’obbligo della scuola, e poi intervenendo con le Istituzioni, con gli insegnanti, con gli Enti locali e anche con gli organi dello Stato", afferma Eliana.

Nel caso di Nina, bambina intelligente e vivace, lei è stata fatta entrare in uno dei ‘Children’s group’ di Cini; qui la bambina ha raccontato che i genitori parlavano già con altri genitori per farla sposare nei prossimi due mesi, tant’è che stavano già raccogliendo i soldi da renderla appetibile, in quanto senza dote non sarebbero riusciti a sposarla: avrebbero dovuto dare in cambio un televisore e una certa somma di denaro. Nina, ben inserita nel gruppo, è stata resa consapevole della violazione che si stava perpetrando ai suoi danni, e i responsabili di CINI hanno contattato i genitori per impedire il compiersi di un reato, minacciandoli anche di fare denuncia alla polizia. Ciò era necessario, in quanto se il matrimonio fosse stato celebrato non sarebbe stato più annullabile.

Ora Nina ha ripreso gli studi in una scuola pubblica, ritrovando il sorriso e la visione di un futuro meno incerto. “Quando avrà 18 anni deciderà lei di sposarsi e scegliere un marito, dopo aver seguito un percorso dove aveva preso coscienza di sé; avrà, inoltre, la possibilità di avere un reddito perché sarà stata istruita, potrà insegnare, come è un suo sogno, non farà cinque figli ma al massimo due, lavorerà fuori da quel circolo vizioso di povertà”. Ecco come afferma con soddisfazione e orgoglio Eliana Riggio.

Cari amici, credo che ci sia poco da aggiungere, se non quello di dire un immenso “GRAZIE” a questa Associazione umanitaria, che lotta per affermare i sacri diritti dei minori e delle donne, in particolare delle bambine!

A domani.

Mario

 

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