Oristano 17 luglio 2022
Cari amici,
Il poeta Valentino Zeichen,
all'anagrafe Giuseppe Mario Zeichen, nasce a Fiume nel 1938. Figlio di profughi istriani, forzatamente esodati a causa della guerra, si trasferisce con la madre Evelina e il padre
giardiniere, prima a Parma, poi a Roma, dove visse fino al giorno della morte,
avvenuta il 5 luglio 2016. Abitava in una casa-baracca in via Flaminia, al
civico 86. Appena diciottenne si avvicinò alla poesia, influenzato da autori
surrealisti come André Breton e Jacques Prévert. La sua prima pubblicazione di
poesie è del 1969 nella rivista letteraria Nuova Corrente. Il suo primo romanzo,
Tana per tutti, è del 1983.
Una poesia particolare la sua, con
uno spiccato carattere argomentativo, così ben descritto da Valerio Magrelli:
"Che parli del big bang o di un amore, che evochi un amico o parli di
guerra, egli imbastisce sempre un complicato congegno dimostrativo, una piccola
macchina logica tramite cui esibire acquisizioni di tipo cognitivo. In
alternativa, ecco esplodere veri flash visivi, come quando, per esempio,
definisce il treno "una chiusura lampo che fila sui binari".
Che uomo era, Valentino
Zeichen? Segnato dall’esodo subìto da profugo costretto a lasciare la terra natia, visse
sempre in modo straordinariamente parco, considerandosi profugo tutta la
vita. Sempre pronto ad affrontare qualsiasi catastrofe, consumava pochissimo,
pochissima energia, pochissima acqua; aveva vestiti regalati da amici, portava
un paio di sandali per l’estate e uno per l’inverno. Condusse così una vita
votata all’essenzialità e, come sostiene la figlia Marta, “la sua poesia ne è
uno specchio”. Oggi potremo definirlo un uomo con “L’animo di un ecologista nel
senso più puro”.
Un poeta parco, che visse contro
gli sprechi e che ha parlato del consumismo nelle sue opere. Visse e operò nella casa-baracca di Roma, posta nel Borghetto Flaminio, non lontano
dalla blasonata piazza del Popolo. “Vivo qui perché sono spartano”, diceva
senza nascondimenti, e le sue parole suonano come una forte repulsione a una civiltà
fondata sul consumismo. Ebbene, oggi la sua casa-baracca di Roma, sta per diventare un luogo pregiato, da proteggere, che può diventare un vivace polo letterario
con il “Progetto Casa del poeta Valentino Zeichen”.
Questo progetto è portato
avanti dalla figlia Marta, che ne è la prima promotrice. Ecco cosa dice di lui
la figlia e del suo interessante progetto: “Mio padre ha sempre criticato l’ideale della
società che deve sempre crescere e consumare. Ha scritto la poesia Apocalisse
per acqua contro l’uso sconsiderato delle acque dolci, non ci rendiamo conto di
quanta ne consumiamo, e contro l’uso sconsiderato dei detergenti senza
chiederci che fine fanno. Aveva l’animo di un ecologista nel senso più puro,
conduceva una vita rigorosissima”.
Nonostante tanto rigore e
un carattere alquanto spigoloso, Valentino Zeichen a Roma era amato un po' da tutti. Lui conosceva
tante persone, anche di diversa estrazione sociale; era apprezzato da tutti e in tanti lo
volevano sempre a cena, per la sua deliziosa compagnia. “Era un ottimo conversatore, aveva una lucidità
incredibile e la capacità di correlare il correlabile e di tessere la trama tra
discipline. incluse le discipline scientifiche”, ha dichiarato con grande
dolcezza e convinzione la figlia Marta.
Tornando al progetto che
la figlia Marta intende portare avanti, chiamato “Progetto Casa del poeta
Valentino Zeichen”, prima accennato, questo servirà a creare, a tutti gli effetti, una “Casa
della poesia”. Così racconta la figlia Marta: “Il progetto è nato dopo la
morte di mio padre. Il Borghetto Flaminio è emblematico, è alle pendici di villa
Strohl-Fern, dove hanno abitato poeti come Rilke e hanno avuto lo studio artisti
come Francesco Trombadori; è a due passi dal ‘Tridente’ e da Villa Borghese.
Mio padre si installò lì all'inizio degli anni ’60: erano piccole dimore molto
precarie, abitate da artisti. Prima aveva vissuto in quello che ora è museo
Carlo Bilotti, le scuderie di villa Borghese, perché suo padre faceva il
giardiniere lì”.
La spartana dimora di
Valentino Zeichen diventerà dunque, a tutti gli effetti, una Casa della poesia,
struttura tuttora assente da Roma, che ha già una Casa delle letterature. Tuttavia,
ci vorrà grande impegno, essendo la casa in condizioni precarie. “Lo è perché
mio padre ha vissuto nella precarietà per tutta la vita – dice la figlia Marta
- la chiamava la “baracca del poeta”. Per ora abbiamo fatto lavori di
manutenzione per salvaguardarla e l’abbiamo aperta al pubblico con eventi come
mostre, letture”. L’obiettivo è farne “un luogo della poesia contemporanea”.
Cari amici, plaudo alla
bella iniziativa di Marta, che non solo vuole rendere onore al suo grande
padre, ma creare le condizioni perché lo spirito ecologico che lo ha sempre animato
venga trasmesso alle nuove generazioni! Grazie Marta!
A domani.
Mario
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