Oristano 11 luglio 2022
Cari amici,
Un’eccezionale scoperta
archeologica potrebbe esser stata fatta nella città capoluogo della Sardegna, a
Cagliari: l’archeologo Giovanni Ugas, allievo prediletto del professor
Giovanni Lilliu, nonché docente di Preistoria e Protostoria all’Università di
Cagliari, sostiene di aver individuato in cima al Parco di Monte Urpinu, un
maestoso nuraghe in pietra bianca. Il complesso nuragico individuato, con un grande bastione quadrilobato, che dalla
planimetria parrebbe molto simile alle strutture del villaggio nuragico di Barumini (riconosciuto
patrimonio mondiale dall’Unesco), potrebbe essere addirittura più grande, a
giudicare dalla lunghezza della cortina muraria residua e dal numero
imprecisato di torri che lo circondano.
L’archeologo Giovanni Ugas,
sostenuto anche dal collega Nicola Dessì, è convinto della straordinaria
scoperta fatta, anche se il su convincimento deve ora essere confermato dalla
Soprintendenza ai Beni archeologici, che è stata già opportunamente informata, e
che dovrà ora svolgere tutta una serie di indagini e, in caso di esito positivo,
predisporre le necessarie operazioni di scavo. Secondo il professor Ugas, dai
resti fuori terra si può già intravedere la cortina muraria della fortezza
nuragica, risalente presumibilmente alla seconda metà del XIV secolo a.C.
Una grande cinta muraria,
composta da due fila parallele di grandi massi in calcare, e in mezzo il
riempimento di piccole pietre legate con argilla, proprio alla tipica maniera
nuragica. Poco più giù, invece, sarebbero ancora presenti i resti murari di
quella che poteva essere la cinta turrita esterna, cosiddetta antemurale. Per
Ugas non c’è alcun dubbio: i resti sono quelli di un grande nuraghe, più grande
anche di quello di Barumini. Il muro del nuraghe di Monte Urpinu, infatti,
secondo il noto archeologo è lungo 22 metri, mentre quello della reggia situata
in Marmilla, non va oltre i 15 metri.
La notizia dei resti di
un grande nuraghe su uno dei colli di Cagliari, ha destato vasto clamore e tante
discussioni, sia positive che negative. Il convincimento del professor Ugas, però, sarebbe confermato anche
dalla presenza delle grotte e dalle Domus de janas di San Bartolomeo e
Sant’Elia, e dalle tombe a forno eneolitiche di Monte Claro, oltre ai
resti della città di Cagliari in età punica, romana e medievale, che
attesterebbero il ruolo centrale di Cagliari nel panorama sardo della storia
antica.
Nonostante i distinguo e
i dubbi manifestati, il professor Ugas non è certo da considerarsi un novellino,
essendo uno dei maggiori esperti di archeologia della Sardegna nuragica. Stiamo
parlando di un’autorità in materia, autore di studi, scavi e pubblicazioni di
rilievo. Il suo libro “Shardana e Sardegna”, lavoro basilare per la conoscenza
dei Popoli del mare e in particolare degli Shardana da lui identificati nei
sardi del tempo dei nuraghi, summa di 30 anni di studi e ricerche intensi, è
ormai un testo fondamentale sull’argomento nell’Isola, in Italia e anche
all’estero.
Certo, ora la parola passa
alla Soprintendenza, che comunque ha già detto sì a una campagna di scavi, atta
a riportare completamente alla luce le testimonianze sepolte. Questo è l’unico
modo per vedere chi ha davvero ragione. “La soprintendenza – come spiega
l'archeologo – ha suggerito di procedere con una richiesta al Ministero per
gli scavi, mentre il comune di Cagliari dovrebbe preoccuparsi dei necessari
finanziamenti. Ho sentito a questo proposito il professor Raimondo Zucca e
Nicola Dessì, mio ex allievo e, ormai, quotato archeologo, per valutare la
possibilità che la richiesta al Ministero della concessione di scavo parta
dall’Università”.
Con chi lo interroga il
professor Ugas parla senza freni. “Purtroppo, occorre dire c’era, perché del
nuraghe, sul lato Est, non esiste più nulla – dice il professore con enfasi
- tutto è stato divorato dalle cave, ma dobbiamo ritenere che in precedenza,
dopo la devastazione dei nuraghi avvenuta intorno al 1000 a.C., la fortezza di
Monte Urpinu fosse stata smantellata prima nel I Ferro e poi in età punica e
romana per utilizzare i massi per nuovi edifici. Il nuraghe doveva essere
maestoso e, tenendo presenti le proporzioni, poteva raggiungere in altezza i 25
metri se non oltre”.
Poi continua, con un
entusiasmo contagioso: “La posizione di questo nuraghe è fantastica,
altamente strategica. Questa fortezza è la maglia fondamentale del sistema
insediativo della piana campidanese e del controllo delle coste del Golfo di
Cagliari. Da qui si domina tutto il mare sino alle Coste di Villasimius e di
Sarroch sull’altro fronte, il Campidano, le montagne che lo coronano, e
dall’alto della torre, si poteva scorgere il Gennargentu innevato. E il nuraghe
poteva essere in raccordo con altre torri situate a Sant’Elia o a San
Bartolomeo e in Castello per controllare il versante ovest del Golfo di
Cagliari e la laguna”.
Cari amici, personalmente
sono convinto della bontà delle affermazioni del professor Ugas, ma, come è
giusto che sia, c’è soltanto un modo per confermare le ipotesi più o meno
fondate: iniziare una campagna di scavi per riportare alla luce un altro meraviglioso
pezzo della nostra antica storia!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento