Oristano 3 marzo 2025
Cari amici,
Il FICO D'INDIA o
ficodindia (Opuntia ficus-indica ((L.) Mill., 1768), è una pianta
succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee; originaria del
Centroamerica, si è successivamente naturalizzata, adattandosi e diffondendosi in
tutto il bacino del Mediterraneo, grazie alla sua straordinaria facilità di
propagazione; in Italia si è diffusa soprattutto nelle regioni centro
meridionali. L’Opuntia è presente in più di 300 specie, non ancora tutte ben
identificate per la facile ibridazione e riproduzione
indistinta per via sessuale e vegetativa. Insomma, l’Opuntia ficus indica è oggi la
specie più coltivata al mondo.
L’Opuntia è una pianta
resistentissima, tanto da essere definita come uno dei “campioni
del metabolismo vegetale”, grazie agli adattamenti continui avvenuti nei milioni di anni di vita in ambienti estremamente aridi. In campo agricolo questa pianta col passare del
tempo ha avuto utilizzi incredibilmente utili, anche di natura alimentare, in particolare in zone dotate di scarse risorse, in particolare d'acqua, ovvero nelle zone aride, come nel nostro Meridione, Sardegna compresa. In Sudamerica, in particolare in Cile, per esempio, il Ficodindia viene utilizzato per
la produzione di energia dalla sua biomassa, ma i suoi utilizzi sono indubbiamente molti altri
Nell'assetato nostro Sud, invece, uno dei particolari
utilizzi di questa pianta, per sopperire ai lunghi momenti di siccità, è quello di utilizzare la larghe foglie della pianta (i cosiddetti CLADODI) per fare da “portatrici d’acqua” ad altre piante, quando per esempio si trapiantano diversi tipi di vegetali, quando questi che
non possono godere regolarmente delle necessarie innaffiature. Quando degli
alberelli vengono trapiantati in luoghi dove l'acqua non arriva regolarmente, si usa un
particolare metodo: collocare nel punto prescelto per il trapianto delle pale di ficodindia
tagliuzzate in pezzettini a a circa mezzo metro di profondità, accanto alle radici del piccolo
albero.
Queste pale, infatti, conosciute
tecnicamente come CLADODI, contengono una sostanza chiamata mucillagine,
alquanto densa e ricca d’acqua; questa linfa è capace di dare e mantenere la giusta umidità alle
radici della piantina in corso di attecchimento, consentendo al terreno di trattenere
per lungo tempo l’acqua e l’umidità rilasciata lentamente dai Cladodi; in questo ingegnoso modo si permette all'alberello di assorbire lentamente l’acqua necessaria al suo sviluppo, che può durare addirittura fino a 5 anni! A pensarci è davvero una cosa straordinaria!
Ecco un altro metodo utilizzato nel Salento. Qui gli agricoltori salentini utilizzano i cladodi per riparare le giovani
piantine di pomodoro, sia dalla salsedine che dal vento. Queste pale di
ficodindia quindi risultano utili sia per fare ombra alle piantine, sia nutrendole con
le goccioline d’acqua che fuoriescono dai cladodi e finiscano direttamente
sulle radici. Quando le piantine crescono, e raggiungono una certa matura
indipendenza, le protezioni offerta dalle foglie del ficodindia vengono tolte.
Quest’ingegnoso sistema evidenzia una conoscenza profonda del territorio, del clima e delle necessità delle piante che lo popolano.
Amici, nel mondo della natura,
se l’uomo è intelligente e riesce a comprendere il ciclo naturale della vita vegetale, 0sserva e rispetta la particolare connessione
tra specie diverse; in questo modo ottiene un utilizzo intelligente dell’una nei confronti
dell’altra. L'applicazione di questo sistema, che possiamo definire "un’agricoltura a consumo zero di energia", utilizza al meglio le risorse, perché
le goccioline d’acqua che la foglia di fico d’india raccoglie, grazie alla
variazione di umidità tra il giorno e la notte, permettono, alla giovane
piantina di pomodoro, di nutrirsi e all’agricoltore di non sprecare risorse
idriche.
Alquanto sagge le parole di Francesco
Paolo Pizzileo, scrittore e poeta pugliese, quando scrive: “Questa non è solo agricoltura a consumo zero di energia e senza concimi
chimici, ma anche cultura, scienza, sapienza e arte.” Sono parole sagge, parole piene d'amore per la propria terra. Questo scrittore ha anche ideato un interessante progetto, definito “Transumanze poetiche”, messo in atto per condividere interessanti momenti
di poesia rivolta alla natura, spostandosi tra masserie, antichi tratturi, nella terra dei Trulli e
delle gravine. Un vero poeta, amante della natura!
Amici, la corretta gestione
dell'acqua, in agricoltura è una delle risorse fondamentali, in particolare per il futuro. Si, è una
risorsa che, col cambiamento climatico, potrebbe essere molto più importante di
quanto lo sia mai stata. Attualmente la maggior parte dell'acqua dolce
disponibile (ca. il 70%) viene usata per irrigare. E a livello mondiale non si
pensa che si possa dedicare molta più acqua all'agricoltura di quella che si
usa ora. Il che considerando che si stima che la popolazione mondiale salirà presumibilmente a 7
miliardi di esseri umani, e che nei prossimi 25 anni, dunque, potrebbe aumentare di
altri 2-3 miliardi, sarà un grave problema da risolvere.
Una soluzione sicura non
c'è, ma, se ci sarà, quasi sicuramente prenderà molte idee dalla permacultura, o
in generale dall'agricoltura biologica o rigenerativa in senso lato. Le
previsioni climatiche per il bacino del Mediterraneo sono particolarmente preoccupanti. Si prevede, infatti, che molte zone andranno incontro a desertificazione, o
comunque ad un generale inaridimento. In Italia questo dovrebbe succedere
soprattutto al sud. Visto come si è gestita finora l'acqua, abbiamo molte
opportunità di migliorare, e di molto. Una delle ipotesi per il nostro clima
prevede precipitazioni molto intense in certi periodi dell'anno, seguiti da
periodi anche lunghi di siccità.
Cari amici, quanto alla nostra Sardegna sappiamo bene che di piante di ficodindia ne abbiamo davvero una grande quantità! Questo ci consentirebbe di utilizzarli proficuamente, come grande risorsa naturale per contrastare i periodi di siccità, favorendo così l'attecchimento di nuove piante. La natura, sapientemente utilizzata, è stata sempre provvida di risorse! Utilizzarle senza eccedere, senza strafare, sarà l’imperativo
che dovrà guidarci in questo difficile millennio che stiamo percorrendo!
A domani.
Mario
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