Oristano 15 aprile 2021
Cari amici,
La mozzarella di bufala,
oltre che un prodotto d’eccellenza, ha una storia che affonda le sue radici nei
secoli. Della sua esistenza ne sono prova manoscritti e documenti che risalgono
addirittura al 1300. In questi documenti viene decritta l’antica tradizione dei
monaci del Monastero di San Lorenzo di Capua, che erano soliti offrire un
formaggio denominato “Mozza” o “Provatura” (quando affumicato),
accompagnato da un pezzo di pane, ai pellegrini componenti del Capitolo
Metropolitano, che si recavano ogni anno in processione fino alla chiesa del
Convento.
La “Mozza” era un
formaggio fresco, la cui caratteristica era quella di essere ricavato dal latte
di bufala. Gli studiosi pensano anche che molto probabilmente il termine mozza sia
derivato dall’atto del mozzare la pasta filata con indice e pollice, un’arte
rimasta intatta nel tempo e che è tutt’oggi comune a tutti gli esperti casari
dediti alla produzione di mozzarella. Esistono anche altre testimonianze che
provano la commercializzazione di derivati del latte di bufala, destinati
solitamente al ricco mercato napoletano e salernitano. In quei tempi, per gli scarsi
mezzi di comunicazione, gli unici mercati possibili erano quelli vicini, e per
allargare il raggio d’azione le “mozze” venivano affumicate diventando così
“provature”.
A partire dal XV secolo,
con l’aumentare degli allevamenti bufalini, nel Napoletano vengono costruite le
prime “bufalare”, caratteristiche costruzioni in muratura, dalla forma
circolare con un camino centrale, dove si lavorava il latte di bufala per
ricavarne provole, caciocavalli, burro, ricotta e naturalmente mozzarelle di
bufala. La fonte ufficiale più antica, dove appare il nome di “mozzarella” è un
libro di cucina del 1570, nel quale il cuoco della corte papale dell’epoca, Bartolomeo
Scappi scrive: “Butiro fresco, ricotte fiorite, mozzarelle fresche et
neve di latte”. Fino ad allora, il termine utilizzato era “provatura”. Durante
la dominazione spagnola gli allevamenti allo stato brado delle bufale nella piana
del Volturno ed in quella del Sele, furono incrementati e questi animali furono
utilizzati anche come animali da cacciare. Venivano infatti organizzate delle
battute di “caccia alla bufala”, alle quali partecipava la Corte.
Nel Sud Italia le bufale,
allevate allo stato brado, trovarono il loro habitat
naturale nelle vaste terre paludose; prezioso non era solo il latte prodotto ma
questi animali, in quanto erano anche delle ottime bestie da soma per la
lavorazione della terra in zone acquitrinose. Questi animali risultano presenti
sicuramente in Campania, Calabria, Basilicata e Puglia; alcuni cenni storici
confermano la presenza di allevamenti anche nel basso Lazio. Tuttavia, la
produzione di mozzarelle di bufala era concentrata nel Casertano e in provincia
di Salerno alle porte del Cilento.
Tenuta reale di Carditello |
Sicuramente l’era
borbonica rappresenta il periodo di massimo splendore della mozzarella di
bufala. Il Re Borbone, presso la Tenuta Reale di Carditello, insediò un
allevamento di bufale e il primo e più grande caseificio della storia. Dalla
metà del 1.700 fino all’Unità d’Italia, la produzione dei prodotti bufalini nel
meridione d’Italia rappresentò uno dei primi esempi di industria casearia
d’Europa, risultando in continua crescita. Dal 1861 al 1871, come tutta
l’industria meridionale dell’epoca, anche la produzione della mozzarella di
bufala si fermò, e l’Italia perse uno dei primi esempi in Europa d’industrializzazione
casearia; la produzione ebbe così un lento declino fino agli anni 50 e 60 del
Novecento, che portò l’industria bufalina quasi a scomparire.
Ma grazie alla passione e
alla tenacia degli imprenditori del sud Italia, il bufalo mediterraneo non solo
non è scomparso, ma ha ottenuto il riconoscimento di unicità della razza. La
mozzarella di bufala ha così riconquistato il suo primato di latticino fresco.
Le sue caratteristiche, quali sapore, aroma profumato e consistenza sono oggi
doti apprezzate in tutto il mondo. Per questa ragione, è chiamata anche “Oro
Bianco” ed ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta. Il Consorzio
di Tutela, unico organismo riconosciuto dal MIPAAF, è addetto al controllo
della filiera produttiva, dal controllo del latte al confezionamento delle
mozzarelle di bufala.
Cari amici, oggi, come
tanti altri settori economici anche gli allevatori di bufale stanno affrontando
una grave crisi, dovuta all’emergenza per la diffusione di questo virus.
Viviamo tutti un periodo molto difficile, che mette ciascuno di noi alla prova
duramente, ma le conseguenze che sta avendo l’emergenza coronavirus anche sul comparto della mozzarella di bufala campana
DOP sono molto gravi, in un Meridione che è già in difficoltà da lungo tempo. La speranza
è quella di uscire presto da questo terribile incubo che ci avviluppa.
A domani.
Mario
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