Oristano
13 Ottobre 2015
Cari amici,
ieri nella mia
riflessione quotidiana Vi ho parlato del "Cardo" e dell’innovativo oltre che interessante utilizzo che ne viene fatto nella moderna agricoltura. Vegetale considerato da sempre "povero", oggi invece viene riscoperto e apprezzato come pregiata “materia prima” per la fabbricazione di plastiche bio-compatibili e di olio e farine (ricavate dai semi) da utilizzare per
l’alimentazione del bestiame. Ieri, considerata la vastità dell’argomento, non c’è stato il
tempo per parlare anche delle precedenti antiche virtù del cardo, pianta antica, di cui
parla addirittura anche la Bibbia! Proprio per mettere tutti Voi al corrente
delle sue eccezionali proprietà, oggi voglio riprendere il discorso, parlandovi delle sue riconosciute capacità terapeutiche, utilizzate dall’uomo per molti secoli.
Il Cardo Mariano (Silybum marianum) è una pianta erbacea annua o
biennale, appartenente alla famiglia delle Asteracee; il suo fusto eretto può
raggiungere anche i 2 metri d’altezza, con foglie coriacee molto grandi di un bel colore
verde intenso, lucenti, screziate di bianco lungo le nervature, e con i bordi muniti di dure spine giallastre e ondulate. Deve il suo nome di “Mariano” all’antica tradizione
religiosa: secondo una leggenda, infatti, le caratteristiche striature bianche
delle foglie deriverebbero dal latte della Vergine Maria, cadute mentre
allattava Gesù Bambino durante la fuga dall’Egitto. Il cardo non è certo la
sola pianta medicinale con dei riferimenti legati alla religione: anche la
Passiflora e l’Euforbia, detta spina-Christi, hanno avuto gli stessi riferimenti.
La pianta del cardo, dopo aver sviluppato il lungo stelo centrale, fiorisce
fra Luglio e Agosto, e, con i suoi stupendi fiori di un bel colore
rosso-violaceo, crea nei prati delle bellissime macchie di colore. I piccoli frutti
sono degli acheni oblunghi di colore nero brillante, macchiati di giallo, che
presentano all’interno un unico seme. Questi frutti sono amati particolarmente dai fringuelli e dai cardellini che se ne cibano con piacere! Credo che il grazioso cardellino derivi il suo nome proprio dalla sua passione per i frutti del cardo!
Nelle poche aree in cui questa pianta viene coltivata, i suoi semi secchi vengono raccolti meccanicamente, sottoposti ad una forte azione meccanica di scuotimento per favorirne la fuoruscita; questi piccoli semi scuri nella moderna agricoltura non restano riservati alla naturale all'alimentazione degli uccelli selvatici, ma destinati, invece, a nuovi interessanti usi: fra i più importanti quello di ricavarne un prezioso olio e delle farine, destinate ad integrare l’alimentazione del bestiame.
Nelle poche aree in cui questa pianta viene coltivata, i suoi semi secchi vengono raccolti meccanicamente, sottoposti ad una forte azione meccanica di scuotimento per favorirne la fuoruscita; questi piccoli semi scuri nella moderna agricoltura non restano riservati alla naturale all'alimentazione degli uccelli selvatici, ma destinati, invece, a nuovi interessanti usi: fra i più importanti quello di ricavarne un prezioso olio e delle farine, destinate ad integrare l’alimentazione del bestiame.
Questo "spinoso" vegetale risulta di buona commestibilità e di ottimo gusto: molto simile a quello del carciofo; può essere
consumato sia utilizzando le foglie (in insalata) che i giovani frutti, molto
simili ad un piccolo carciofo. Personalmente, posso confermarvelo questo utilizzo. Tornando agli anni della mia
fanciullezza (nel primo dopoguerra, quando l’alimentazione era ben scarsa), ricordo che
si andava in campagna a raccogliere sia i polloni giovani dei cardi (quelli più teneri usati freschi in insalata e gli altri, tagliati a tocchetti, bolliti e cucinati con le patate) che i piccoli carciofini prima della
fioritura (chiamati in sardo sa cugunzua). Era questa un’abitudine consolidata, praticata da molte famiglie. Posso anche dirvi (qualche ristorante oggi fa rivivere questa ricetta "povera" del passato) che
una minestra di carciofini, con patate e bietole selvatiche, era una vera e
propria squisitezza!
A parte questo usuale consumo
alimentare del cardo come prodotto fresco, il suo utilizzo era costante anche come "medicina fai da te", in considerazione delle sue accertate proprietà medicamentose, utili come rimedio per combattere diversi
mali. Proprietà che l'uomo, tornando indietro nel tempo, aveva scoperto fin dagli albori della sua civiltà. Nell’antica Grecia, per esempio, alcune parti del
cardo venivano utilizzate, mescolate con il miele data la sua amarezza, per
calmare la tosse e come efficace rimedio contro le bronchiti. Col progredire
della medicina, intorno al 15° secolo, il cardo fu riconosciuto come un
eccellente disintossicante, in quanto furono identificati nei suoi semi una
serie di composti chimici, in qualche modo riconducibili alla famiglia dei
flavonoidi. Oggi, scientificamente, si può affermare che le virtù benefiche
di questa pianta derivano dalla presenza della silimarina, una miscela di flavonoidi, costituita principalmente da
silidina, silidianina e silicristina.
La silimarina ha dimostrato di essere un
ottimo rimedio per il trattamento delle intossicazioni del fegato, causate da
alcol, droghe o tossine ambientali (come quelle dei funghi, in particolare
della terribile Amanita falloide), oltre che nel trattamento delle infiammazioni
croniche del fegato e nella cura della cirrosi epatica. La silimarina possiede anche grandi proprietà antiossidanti, capaci di prevenire l’ossidazione dei lipidi e attenuare
la distruzione delle membrane cellulari; è in oltre in grado di accelerare la
biosintesi delle proteine e la rigenerazione delle cellule nel fegato
danneggiato, ripristinando per quanto possibile le funzioni epatiche.
La silimarina, oltre quelle riportate prima, possiede anche altre importanti caratteristiche: è in grado, ad esempio, di stimolare
la produzione di latte materno nelle puerpere, alleviare i crampi e i dolori
mestruali, ridurre e normalizzare il livello delle transaminasi, dei lipidi e
del colesterolo, purificare il sangue e il fegato, facilitare l’eliminazione
delle tossine tramite l’urina, curare il mal di testa associato al ciclo
mestruale e la febbre. Vi sembrano cose
di poco conto? Io penso che il cardo ed i suoi componenti siano per l'uomo un vero e proprio toccasana! Se poi aggiungiamo
anche che questa benefica pianta è dotata anche di proprietà antiemorragiche, capaci anche di prevenire i crampi muscolari, cosa ancora potremmo dire?
Anche le foglie,
pensate, hanno particolari proprietà benefiche: sono considerate (al pari del carciofo) capaci di
stimolare l’appetito (“proprietà aperitive”), facilitare la digestione (sono un buon
componente aromatico nella preparazione di liquori) e, dulcis in fundo, risultano pure utili in
cosmesi! Il succo estratto viene infatti utilizzato, in unione con altre sostanze,
per la preparazione di creme anti-age e per la cura di eritemi della pelle e per le scottature.
Cari amici, il cardo
mariano, insomma, è una pianta che può essere considerata un vero e proprio dono
della natura, in quanto risulta utile all’uomo sia come cibo che come medicina. Oggi, tornando
alla mia riflessione di ieri, dove ho detto che il cardo ora è stato riscoperto
alla grande con nuovi interessanti utilizzi, possiamo dire che merita tutta la nostra considerazione. Con l’utilizzo dei suoi componenti per la produzione di bio-plastica e della sua preziosa farina ricavata dai semi come "innovativo
alimento" per il bestiame (in particolare totalmente "free" di OGM), ora potremmo riscoprire, in chiave moderna, le sue antiche "proprietà curative” che, ne sono certo, hanno ancora molto da dirci e da darci!
La
natura, non scordiamolo mai, nella sua grande perfezione possiede già all’origine un immenso patrimonio destinato a far vivere al meglio l'uomo sulla terra:
è l’uomo, però, che giorno dopo giorno deve scoprire, senza stravolgere gli equilibri naturali, come utilizzare questo grande patrimonio che Dio gli ha donato!
Grazie, amici miei, a
domani.
Mario
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