Oristano
16 Ottobre 2015
Cari amici,
se ci guardiamo intorno
ci accorgiamo ogni giorno di più che l’analfabetismo
non solo non è scomparso, ma sta riprendendo addirittura quota! Sembra
incredibile ma in Paesi evoluti, con una storia di cultura millenaria, l’ignoranza
sta prendendo nuovamente piede: come se una terra fertile, verde, produttiva,
ad un certo punto subisse una desertificazione che cancella lo stato
precedente.
Credo proprio che l’esempio
della desertificazione calzi a pennello: si, anche la desertificazione
culturale è qualcosa di arido, che può essere paragonato a quei suoli prima
fertili e poi trasformati in deserto. L’argomento di oggi è proprio l’analfabetismo
di ritorno, quello che giorno dopo giorno contagia i nostri giovani, che non
sanno più scrivere una pagina in buon italiano! Non parlo di studentelli di
scuola media ma di giovani universitari, addirittura laureati che, complici i
nuovi mezzi di comunicazione (telefonini, tablet, e computer) ormai comunicano
solo con il linguaggio degli SMS, criptico e stenografico, dimenticando la
lingua, la grammatica, l’analisi logica e quant’altro.
Il mio non è un
semplice sfogo personale, ma credo qualcosa di più. In Italia nel 1861, “l’analfabetismo
coinvolgeva l’80% della popolazione. Il restante 20% comprendeva anche chi
sapeva appena scrivere il proprio nome, evitando la croce” (Gian Luigi
Beccaria); fu la rivoluzione industriale, il passaggio dall’economia agricola a
quella industriale, ad incentivare l’alfabetizzazione di tutte le classi
sociali. Con l’estensione della scuola dell’obbligo a 8 anni, elementari +
medie (1964), si raggiunse un equilibrio istruttivo di buon livello.
Sia la prima che la seconda
metà del secolo scorso, videro la cultura crescere in tutte le regioni, sia al
nord che al sud, diminuendo drasticamente le percentuali di analfabetismo
precedenti; poi, lentamente ma inesorabilmente, prima ci fu una battuta d’arresto
e poi iniziò l’arretramento, la perdita dei valori della lingua . Ma quali le motivazioni di questo analfabetismo di ritorno? Chi e cosa,
in realtà, hanno potuto creare questa micidiale perdita culturale? Proviamo
a vederne insieme le cause.
Causa principale,
strano a dirsi, sono i nuovi strumenti informatici, che anzichè ampliare il nostro orizzonte culturale lo hanno invece oscurato; tutto è partito dalla velocità che i computer hanno messo in moto: oggi tutto avviene in un istante, in tempo reale, e questo ha portato i ragazzi a “velocizzare”
tutto! Ormai nel mondo tutto si muove alla velocità della luce, linguaggio
compreso. Se i media visivi ci consentono di essere “virtualmente” presenti in
tutte le parti del mondo e osservare, come se ci fossimo anche noi sulla scena, manifestazioni sportive
o catastrofi, questa velocità di trasmissione si è estesa a tutto il resto: abbiamo sempre
il telefonino acceso in tasca, consultiamo in continuazione casa e amici per ogni soffio di vento,
inviamo al nostro amore centinaia di SMS al giorno; operazioni fatte con ansia, quasi fossimo sull'orlo di una catastrofe, e per fare questo dobbiamo
rosicchiare al tempo ogni minima frazione di secondo!
Nella velocizzazione del linguaggio uno degli stratagemmi usati per "rubare tempo al tempo" è quello della sintesi: il mezzo più in uso, per comunicare alla velocità della luce, qual è? Semplicemente usando la compressione delle parole, togliendo i caratteri ritenuti inutili o addirittura trasformandoli: useremo la K per il CHI il segno X per scrivere PER, il TVB
per dire che vogliamo bene a qualcuno, GRZ per dire grazie e così via. Apparentemente
questi artifizi nulla dovrebbero modificare nella nostra preparazione culturale già presente nella nostra mente, ma purtroppo non è così. Ci sono
processi mentali, insiti in ciascuno di noi, che, nella buona logica del
risparmio energetico (la nostra mente usa questo sistema da millenni ed è da questo "risparmio" che sono nati i pregiudizi e i preconcetti), ci fanno sostituire in automatico il corretto
linguaggio precedente, e adottare invece il nuovo linguaggio, fatto di contrazioni,
abbreviazioni e nuovi modi di dire. Questo cambio di programma messo in atto dal nostro cervello, fa accantonare in una zona cerebrale remota la nostra cultura precedente, rilasciando all'esterno quella nuova, fatta di messaggi criptati o infarciti dello slang del “branco”, mettendo a nudo questo nostra trasformazione involutiva subita.
E' diventato luogo comune, oggi,
vedere la gran parte dei ragazzi camminare per strada assorti e chini sui loro smartphone: incuranti del mondo che li circonda digitano compulsivamente
messaggi su messaggi, uno dietro l'altro, lanciati a velocità supersonica, preda di ansie insidiose che li trasformano in
SMS-DIPENDENTI! E' un problema serio, difficile da risolvere, perché, giorno dopo
giorno, questo comportamento diventa sempre più insidioso. I teenager di oggi non si limitano all’invio
dei sintetici messaggini dal cellulare, ma, come detto prima, si trasportano questo "linguaggio particolare" in tutte le altre azioni giornaliere: esso viene
usato anche nelle chat, nelle e mail, ed in ogni altra forma comunicativa, compresi i temi scolastici. Il problema,
in effetti, sta proprio qui: dal tempo libero questa 'corruzione linguistica' si trasmette automaticamente al quotidiano: i compiti in classe, ad esempio, è dimostrato che sono zeppi di frasi
costruite con il nuovo linguaggio, tanto da farli sembrare dei lunghi, orribili SMS!
Ovviamente tutto questo comporta, come prima conseguenza, un rendimento scolastico insufficiente, a volte pessimo, che causa bocciature e anche abbandoni.
Un recente studio,
effettuato negli USA analizzando oltre 400 adolescenti americani, poi rimbalzato anche sulle
pagine del 'New York Times', può certamente adattarsi anche alla realtà italiana.
Secondo i ricercatori i 'messaggiatori
seriali' hanno molto in comune con i giocatori compulsivi: perdono il sonno
a causa degli sms, hanno dei problemi se non possono messaggiare e mentono ai
grandi per celare il numero di ore trascorse chattando. A parte la perdita dei
valori linguistici, questo rapporto ansioso e compulsivo col telefono e col computer, crea altri mali pericolosi come grande ansia e frustrazione.
La gran paarte di loro si sente ansiosa
quando non hanno a portata di mano il cellulare o il tablet: quando siedono a cena con la famiglia,
hanno un occhio al piatto e uno al telefonino, osservando con la coda dell'occhio l'arrivo dei messaggi, smettendo di mangiare per
rispondere in ogni momento agli sms o ai messaggini che ricevono. Nel
complesso, dicono i ricercatori, le ragazze sono contagiate da questa mania più
dei coetanei maschi. Sono loro, a differenza dei ragazzi, i soggetti più a rischio, che spesso vedono crollare il rendimento scolastico. Lo studio, pubblicato su 'Psychology of
Popular Media Colture', non è il primo a trovare un legame tra un eccessivo uso
dei social media e gli adolescenti. Anche un esperimento su studenti
universitari ha dimostrato che chi evitava di mandare sms durante le lezioni,
poi totalizzava un punteggio più elevato nel risolvere dei quiz.
Cari amici, Internet è messo a fuoco, in questa indagine, come il 'grande
accusato', reo di aver stravolto il precedente mondo della comunicazione e dell’uso
corretto della lingua. L'abuso di Internet inoltre è stato anche collegato a seri problemi
di sonno, perché gli studenti si connettono spesso in piena notte e questo
interferisce sul tempo dedicato ai compiti. Il nuovo studio sottolinea la
correlazione tra sms compulsivi e i problemi evidenziati a scuola, ma non spiega se i
messaggini siano una causa diretta di scarso rendimento scolastico o se anche altri problemi siano all'origine dei fenomeni prima evidenziati.
Ma come aiutare, allora, i
nativi digitali a non farsi travolgere dalla sms-mania? Per ridurre il tempo
passato a digitare gli sms, suggeriscono gli studiosi, i genitori possono far
spegnere i telefonini mentre si fanno i compiti e schermare delle zone della
casa, stabilendo una fascia oraria 'smartphone-free' durante i pasti e un orario
fisso per andare a letto, senza cellulare naturalmente. Pensate che ci
riusciremo? Io penso proprio di no, perchè il nostro potere contrattuale, oggi, non è alto. Tuttavia, mai darsi per vinti! Tornando indietro nel tempo (io essendo ormai un 70enne l'ho toccato con mano), ricordando la TV in bianco e nero degli anni '60, mi viene in mente che il famoso maestro Manzi diceva, rivolgendosi nelle sue lezioni televisive ai tanti analfabeti di allora, che "Non è mai troppo tardi"!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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