Oristano 21 dicembre 2020
Cari amici,
Silenziosamente, quasi
che non importasse a nessuno, ogni anno nel mondo diverse specie, animali e
vegetali scompaiono, si estinguono. Nessuno conosce il numero esatto, ma un
dato molto approssimato afferma che oggi risulta a rischio estinzione circa il
23% dei mammiferi e il 12% degli uccelli, senza contare le specie vegetali.
Tutte le zone del mondo risultano coinvolte, e la causa principale, ovviamente,
è da attribuire all’attività umana, svolta sempre più in maniera irriguardosa
dell’ambiente e delle leggi naturali che lo regolano. La trasformazione degli
habitat naturali è in costante aumento, e risulta particolarmente evidente
nelle foreste tropicali, a partire dalla foresta amazzonica.
Gli studi finora
effettuati hanno catalogato quasi 2 milioni di specie presenti nel mondo, tra
animali e vegetali, ma si calcola che sulla Terra, negli habitat più integri e
inaccessibili, come le foreste tropicali o gli abissi marini, ci potrebbero
essere ancora molte altre specie sconosciute. Difendere la biodiversità, sia
vegetale che animale, dovrebbe essere per tutti noi un dovere irrinunciabile,
in quanto la salvaguardia dell’habitat naturale contribuisce a tenere in piedi
quel delicato equilibrio su cui si regge l’intero eco-sistema globale del
Pianeta.
Si, amici, la costante
perdita degli habitat naturali con la conseguente degradazione
a seguito del sovrasfruttamento delle sue risorse, l’inquinamento, la diffusione
(meglio dire contaminazione) di specie provenienti da altri habitat, quindi
invasive, in aggiunta ai cambiamenti climatici (in gran parte causati
dall’insensata attività umana), sono tutti fattori che stanno portando
all'estinzione centinaia di specie sia animali che vegetali, con grave pericolo
non solo per le specie che si estinguono e per quelle che restano (in quanto
molte sono simbiotiche) ma per la stessa permanenza dell’uomo sulla terra.
Nel settembre scorso al
vertice delle Nazioni Unite, tenuto in particolare sulla biodiversità,
Legambiente ha lanciato le sue proposte per scongiurare il collasso degli
ecosistemi nei prossimi dieci anni. Per l’associazione ambientalista le
priorità da mettere in pratica sono la riduzione dell’impatto climatico sulla
biodiversità, l’incremento delle aree naturali protette e delle zone di tutela
integrale, il rafforzamento della rete Natura 2000, per garantire una migliore
salvaguardia e governance della biodiversità.
Antonio Nicoletti, responsabile
Aree protette di Legambiente, ha dichiarato: “Arrestare la perdita di
biodiversità significa anzitutto rendere più forti i nostri ecosistemi e per
farlo è essenziale incrementare la percentuale di aree naturali protette, sia
marine che terrestri, una misura particolarmente importante anche per l’Italia,
tra i Paesi europei maggiormente ricchi di biodiversità e soggetti agli impatti
delle attività antropiche e dei cambiamenti climatici. Serve dunque arrivare a
proteggere almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% dei mari in
Europa, con obiettivi vincolanti di ripristino della natura e una protezione
più rigorosa delle foreste, così come indicato anche nella Strategia Ue sulla
biodiversità per il 2030”.
Amici, l'impatto della
perdita di specie a seguito delle estinzioni non va sottovalutato, non solo in
termini biologici, ma anche in termini economici, e culturali. Animali come la
tartaruga marina, l’elefante, il gorilla, e la tigre e il panda rappresentano
un importante valore ecologico, simbolico e spesso spirituale, ma molte altre
rappresentano per le popolazioni di tutto il mondo anche una fonte di reddito e
di cibo. La missione del programma Specie globale del WWF è oggi orientata al
mantenimento di un Pianeta sano e vitale attraverso tre obiettivi prioritari:
• Ridurre le minacce per le specie a livello locale,
eco regionale e globale,
• Stimolare Governi e Istituzioni a promuovere
interventi di conservazione,
• Incoraggiare le Comunità locali a preservare le
specie.
Cari amici lettori, la
notizia recente, riportata da GreenReport.it, che l’ultimo aggiornamento
della Lista Rossa delle specie minacciate di estinzione dello IUCN
(L’International union for conservation of nature) ha evidenziato, con un
sospiro di sollievo che: «Il bisonte europeo (Bison bonasus), il mammifero
terrestre più grande d’Europa, è passato da Vulnerabile a Quasi minacciato,
grazie ai continui sforzi di conservazione», è davvero una buona notizia che va
nella giusta direzione.
Questa specie, che era sopravvissuta solo in cattività
nei primi anni del XX secolo, è stata reintrodotta in natura negli anni ’50 in
Unione sovietica e Polonia. L’IUCN, tuttavia, evidenzia che «le mandrie sono in
gran parte isolate l’una dall’altra e confinate in habitat forestali non
ottimali, e solo 8 di loro sono abbastanza grandi da essere geneticamente
vitali a lungo termine. La specie rimane dipendente dalle misure di
conservazione in corso come le traslocazioni di bisonti in habitat aperti più
ottimali e la riduzione dei conflitti uomo-bisonte. È un buon segno ma c’è
ancora tanto fa fare!
Chissà se dopo tanti
disastri l’uomo abbia (lo speriamo davvero) iniziato a comprendere la lezione, e stia
finalmente per entrare nell’ordine di idee che certi errori sono davvero da evitare, ed è non solo inutile ma dannoso continuarli a fare…
A domani.
Mario
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