Oristano 23 aprile 2022
Cari amici,
Fu l’Islanda nel 2015 a
sperimentare ufficialmente un nuovo modello di lavoro, testando (dal 2015 al
2019) la settimana lavorativa di 4 giorni anziché di 6, arrivando alla
conclusione che la produttività non solo non era diminuita ma era rimasta
invariata, e, in alcuni casi addirittura aumentata, seppure lavorando 35 ore
invece di 40. Su questa “rivoluzione” nel mercato del lavoro ho già scritto su
questo blog in data 18 luglio 2021, chi vuole può andare a leggere quanto
scrissi cliccando sul seguente link: https://amicomario.blogspot.com/2021/07/il-futuro-del-lavoro-lavoreremo-solo.html.
A proporre per primi la
“Settimana corta” di 4 giorni furono il Premier neozelandese Jacinda Ardern e,
in Spagna, il partito Más País; tale proposta, ritenuta sensata, fu subito presa
sul serio dall’Islanda, che, dopo una fase di sperimentazione durata quattro
anni, visto il risultato alquanto soddisfacente, ha adottato la nuova misura in
via definitiva. Gli istituti di ricerca islandesi dichiararono, dopo aver
condotto a fondo le ricerche sulle conseguenze del nuovo orario, che il risultato
era stato straordinario, con un “sostanziale miglioramento” della qualità della
vita dei lavoratori. Il Direttore delle ricerche di Autonomy, Will Stronge, così
commentò: “Questo studio mostra che il più grande esperimento al mondo sulla
settimana lavorativa corta nel settore pubblico è stato un successo travolgente
e che il settore pubblico è pronto a fare da pioniere in questo ambito. Anche
altri Governi possono trarne insegnamento”.
Il risultato, infatti,
evidenziò un notevole aumento della produttività, come diretta conseguenza del
maggiore benessere sentito dai lavoratori, quindi a beneficiare dei risultati
del nuovo orario, oltre i lavoratori sono state le aziende, che si sono accorte
che la soddisfazione dei lavoratori comportava, come conseguenza, anche un
congruo aumento della produttività. Insomma, felici tutti: lavoratori, aziende
e sindacati, impegnati a estendere la nuova misura a tutte le aziende.
Amici, come sappiamo
certi risultati positivi sono alquanto contagiosi e ora, sono diversi gli Stati
che intendono testare il nuovo sistema della “settimana corta”. In California,
per esempio, si sta ora valutando la possibilità di sperimentare una settimana
lavorativa di quattro giorni. La proposta di legge, sponsorizzata dalla
deputata democratica dello stato Cristina Garcia, è stata presentata al Parlamento
locale e consiste nella riduzione delle ore lavorative da 40 a 32 senza
diminuzione di stipendio. L’esperimento, per ora, si applica solo all'aziende
con oltre 500 dipendenti.
In realtà il mondo del
lavoro sta cambiando in continuazione. L’antica struttura della famiglia
patriarcale (dove il padre lavorava e la moglie seguiva la casa e i figli) è
ormai stata cancellata dalla continua innovazione e la gran parte dei
lavoratori, ora, non intende più trascorrere l’intera settimana in azienda o in
fabbrica, trascurando la vita familiare e sociale. La Garcia è partita proprio
da questa insoddisfazione, che rallenta anche l’impegno nel lavoro. La deputata
democratica ha sottolineato che negli ultimi tempi negli USA ben 47 milioni di
impiegati hanno abbandonato il loro lavoro alla ricerca di migliori opportunità,
ovvero tali da consentire loro più tempo libero.
I sondaggi hanno
accertato che le richieste più pressanti fatte dai lavoratori ai sindacati erano:
concessione di maggiori benefit, in particolare maggior tempo libero e più flessibilità,
per consentire loro di seguire maggiormente famiglia e hobby, ovvero poter fare
ciò che essi amano fare, oltre a godere di una migliore salute mentale ed
emotiva. Come sempre, in ogni proposta ci sono i favorevoli e i contrari. Secondo
i contrari la legge affosserebbe l'occupazione e comporterebbe più costi per i
datori di lavoro. Ad esempio, gli straordinari verrebbero pagati una volta e
mezza in più e lavorando oltre 12 ore al giorno si arriverebbe ad una settimana
pagata il doppio del salario normale.
Cari amici, credo che nessuno
possa fermare il cambiamento. Anche in Nuova Zelanda, Scozia, Francia, Spagna e
persino in Giappone, noto per una cultura del lavoro che premia gli
stakanovisti e i 'workaholic', alcune aziende hanno provato ad adottare la
settimana di quattro giorni, con la convinzione che possa portare benefici sia
sulla salute mentale dei dipendenti che sul loro rendimento. E in Italia,
quando inizieremo ad entrare in questo ordine di idee?
A domani.
Mario
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