Oristano 6 settembre 2020
Cari amici,
Oggi parlare di pasta “Made
in Italy”, confezionata con grani duri prodotti in Italia, appare come
minimo fuorviante. Le crescenti importazioni di grano da Canada, Turchia,
Ucraina, etc. sono in costante aumento, favorite da leggi che agevolano il
commercio mondiale, senza riguardo per la vera bontà del prodotto. Eppure “La
PASTA”, regina e simbolo dell'alimentazione italiana, è sempre un prodotto
ambito, e per questo in incremento, anche con molte furbaggini.
La pasta che mettiamo in
pentola praticamente tutti i giorni era e rimane la regina dell'alimentazione
italiana, simbolo della nostra eccellente cultura; una cultura millenaria,
nonostante si continui a discutere sulla paternità dell'invenzione degli
spaghetti, se da attribuirla all’Oriente, oppure alla nostra terra (potrebbero
essere nati in Sicilia del 1100 d.C. nella cosiddetta "tria"). In
passato la pasta che si consumava a tavola era prodotta solo ed esclusivamente
con grani coltivati in Italia, ma ora, con l’appartenenza economica all’Europa,
i grani per produrre la pasta arrivano spesso da molto lontano.
Il consumatore spesso si
illude, andando ad acquistare la pasta al supermercato, che quanto acquistato,
visto il marchio italiano, sia, compresa la materia prima utilizzata, sia un
prodotto al 100% di “casa nostra”! Ma così non è. Nonostante dal febbraio del
2018 la legge abbia imposto che nelle confezioni deve risultare anche in quale
Paese il grano utilizzato è stato coltivato, e anche quello in cui è stato
macinato, pochi ci badano. Eppure sarebbe semplice prendere atto che la
produzione italiana non sarebbe sufficiente a garantire l’intera produzione di
pasta in circolazione.
Non c’è, infatti,
abbastanza grano italiano per coprire il fabbisogno del mercato. In Italia
vengono prodotti 6 milioni di tonnellate di pasta l’anno, a fronte di una
produzione di 4 milioni di grano coltivati in casa nostra. Ed è a questo punto
che si innesta un problema ben più serio: questi 2 milioni di grano d’importazione
dove e come vengono prodotti? Sono stati usati in agricoltura prodotti
pericolosi come il glifosato o gli OGM? L'uso di glifosato in
particolare (classificato come "probabilmente cancerogeno" dall'Airc)
risulta abbastanza diffuso all’estero, in particolare in Canada, dove non è soggetto
alle severe e restrittive leggi come quelle vigenti in Italia.
Il glifosato è l’erbicida
sistemico più diffuso al livello mondiale, brevettato nel 1974 dalla nota
multinazionale nordamericana Monsanto e presente in ben 750 formulati destinati
all’agricoltura e al giardinaggio domestico. Essendo in grado di inibire un
enzima fondamentale per il metabolismo della pianta, il glifosato agisce in
modo non selettivo, eliminando tutta la vegetazione sulla quale viene
impiegato. Il glifosato, vietato in Europa dal mese di agosto 2016, è uno degli
erbicidi disseccanti più diffuso al mondo ed è utilizzato per favorire la
maturazione artificiale del grano duro proprio negli areali più umidi e lascia
residui che sono stati trovati nei test.
A partire dalla fine del
2019 il gruppo Barilla ha deciso di produrre pasta con solo grano italiano,
facendo test genetici sulle forniture e certificando tutti gli snodi di
produzione. Grano totalmente italiano anche per La Molisana e per Voiello, così
pure per la linea integrale e bio di Rummo. Senza la pretesa di essere
totalmente esaustivi (i marchi ri pasta in Italia sono davvero tantissimi) ecco
una breve lista delle case produttrici di pasta che usano il 100% di grano
italiano: Agnesi, Alce Nero, Antonio Amato, Baronia Girolomoni, Bio di Granoro,
Pasta di Camerino, Libera Terra, Liguori, Pasta Armando, Pasta Fior Fiore e
Vivi Verde di Coop, Pasta Despar linea Premium, Valle del grano, Verrigni.
La nostra Sardegna ha di
recente lanciato il marchio Ercole Punto Zero, pasta prodotta con solo grano
sardo (l'isola era al tempo della dominazione romana “il granaio di Roma”),
quest'ultimo nato dall'intesa fra la cooperativa Isola sarda in collaborazione
con Fdai, filiera agricola italiana.
Cari amici, ormai risulta
sempre più difficile “fidarsi” anche delle grandi marche, e questo non solo per
quanto riguarda la pasta ma per tanti altri prodotti alimentari. Credo che la
legislazione dovrebbe essere ancora più severa, costringendo tutti i produttori
di prodotti alimentari a scrivere chiaramente nell’etichetta tutta la filiera
di quel prodotto. Ma gli interessi economici, spesso, sono difficili da
combattere e in particolare le multinazionali, che dettano legge più dei
governi…
A domani.
Mario
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