Oristano 11 settembre 2020
Cari amici,
Che la paura sia qualcosa
di shoccante, che paralizza, è un fatto assodato. A Napoli, patria del lotto,
un sogno che fa paura corrisponde al numero più alto: 90 appunto. Questo
sta a significare che la paura è così forte e totale, da impedirci di reagire,
di fare qualcosa. Anche il cinema ha cavalcato questa sensazione particolare
che ci colpisce: “La paura fa 90” è un film del 1951 diretto da Giorgio
Simonelli; la trama racconta di una Compagnia di attori di varietà che fa sosta
per una notte in un castello, dove da tre secoli si aggira il fantasma del
proprietario, un moschettiere ucciso da un marito geloso. Il fantasma nel film terrorizza
non poco gli attori.
Ecco, Vi ho riportato
questi aneddoti per parlarvi oggi degli effetti particolari che la paura può creare,
sintomi che scientificamente vengono definiti “Effetto Freezing”.
Proviamo allora a vedere come questo particolare “effetto freezing" può
colpire ciascuno di noi, di norma in perfetto silenzio, quando ci troviamo in
determinate circostanze. Questo particolare stato emotivo si manifesta
attraverso una reazione di bradicardia e di immobilizzazione (che può
essere totale o parziale), una specie “congelamento dei movimenti” della
persona che sta vivendo la situazione d'emergenza e che può durare da pochi
secondi a 30 minuti circa.
L'effetto freezing colpisce
all’improvviso l’individuo, creandogli una reazione emotiva inaspettata. Chi si
trova in questa situazione, si sente incapace di reagire, sia che si trovi di
fronte ad un evento traumatico oppure ad una minaccia improvvisa. Ci si sente
praticamente paralizzati, o meglio, come il termine inglese suggerisce, “congelati”,
come essere stati messi in freezer!
"Esistono
situazioni in cui la paralisi risulta essere la scelta migliore, se non
addirittura l'unica possibile": sostiene la Dott.ssa Pamela
Busonero, esperta in Psicologia e Psicoterapia e specializzata in disturbi
psicosomatici e attacchi di panico. "Che la paura sia in grado di
paralizzare una persona è infatti un dato risaputo e riconosciuto da diversi
studi scientifici e non è raro che in situazioni di imminente pericolo ci si
blocchi completamente, anche quando sarebbe più opportuno avere una reazione
diversa".
Lo psicologo John
Leach, docente presso l’Università di Portsmouth (reclutato anche dalle
forze armate inglesi per insegnare ai militari come sopravvivere affrontando
nel modo giusto le emergenze), studioso che da tempo analizza il comportamento
delle persone di fronte ai pericoli, afferma che di fronte a casi di improvvisa
emergenza, dove è in gioco la vita, circa il 75% di esse smette di ragionare
razionalmente bloccandosi, invece di elaborare un piano di fuga.
Secondo lo psicologo,
solo il 15% delle persone di fronte a minacce improvvise rimane sufficientemente
razionale, prendendo decisioni che non mettano in pericolo la propria vita,
mentre il restante 10% perde addirittura la capacità di ragionare, agitandosi e
provocando danni a sé stessi e agli altri. Ritornando invece a quel 75% di
persone che si paralizzano, Leach afferma che responsabile di tale opzione è la
sostanza grigia periacqueduttale, che sta nel mesencefalo, una delle
parti meno evolute del cervello. Di recente alcuni studiosi dell’Università di
Bristol hanno scoperto che di fronte ad un pericolo immediato la sostanza
grigia periacqueduttale attiva una parte del cervelletto (la piramide) che immobilizza
il corpo.
Si, amici, la realtà è
che quando incappiamo in improvvisi e sfavorevoli contesti, come un’aggressione
o una violenza, subiamo un forte stress emotivo; allora nel nostro sistema
cerebrale vengono secrete alcune sostanze chimiche, atte ad attenuare la forte
agitazione e che, però, di conseguenza, causano quello che in psicologia viene come
detto definito effetto “freezing”. Sono le endorfine, sostanze organiche di
tipo polipeptidico (ormoni), le stesse che l’ipofisi immette in circolo quando
proviamo gioia o amore e che ci aiutano nella vita di ogni giorno anche a
superare con più facilità momenti dolorosi: una difesa che abbiamo da sempre.
Cari amici, l’organismo
umano è davvero complesso! Nel nostro cervello, straordinario computer, sono
previste le reazioni più giuste e adeguate, in relazione alle possibilità di
vittoria o meno. Se il nostro cervello matura la certezza di essere in grado di
affrontare il pericolo, mette in campo l’opzione “reazione di attacco”, affrontando
il pericolo per sconfiggerlo; in questo caso il sistema nervoso simpatico mette
in circolo l’adrenalina (anch’essa un ormone), che potenzia la muscolatura
attraverso una più ricca e più veloce irrorazione dei vasi sanguigni,
aumentando anche il ritmo delle pulsazioni cardiache.
La stessa, forte reazione
viene messa in atto dal cervello (con rilascio di adrenalina) quando il
soggetto sceglie per salvarsi l’opzione della fuga; In questo caso la
convinzione e che l’attacco non sia risolvente, per cui risulta invece più concreta
la via della fuga. La terza opzione, quella del “Freezing”, il nostro
cervello arriva a maturarla quando essa appare l’unica reazione possibile, dopo
aver scartato sia quella di neutralizzare (sconfiggere) la minaccia che si è
presentata che quella di scansarla con la fuga.
Insomma, amici, resta
davvero confermato: “la paura fa proprio 90, come nella cabala napoletana…”
A domani.
Mario
Paura. L'urlo di Munch
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