Giochi antichi e...moderni! |
Oristano 5 febbraio 2021
Cari amici,
Il gioco è la grande palestra
di apprendimento dell’età infantile, formativa ed estremamente utile, che
predispone nel modo migliore i bambini agli impegni futuri,
quelli da affrontare ‘da grande’. Il gioco, però, non è un’attività strettamente
infantile, bensì una reale necessità umana, valida a tutte le età, per cui anche l’adulto
sente il bisogno costante di impegnarsi in particolari “giochi”, congeniali alla propria
personalità e che gli permettono di soddisfare certe sue esigenze interiori, sia
di competitività che di evasione, in quanto risultano necessarie al mantenimento del suo
equilibrio psichico e fisico.
Nella sua opera “Homo
ludens” (1938) il saggista olandese Johan Huizinga sostiene che
quattro sono le caratteristiche più importanti del gioco.
1) La libertà del
soggetto che si mette a giocare. Il gioco è un atto libero, che si compie solo
perché procura gioia.
2) Il gioco non
rappresenta la vita vera. Il bambino sa che quando gioca lo fa per scherzo, è una finta,
ma lo compie ugualmente con grande serietà.
3) Il gioco è limitato
nel tempo e nello spazio.
4) Il gioco porta in
un’altra dimensione, che è nella parte più intima dell’uomo.
Il bisogno di cimentarsi
nel gioco è presente, dunque, nell’uomo fin dall’antichità, e i bambini anche
dei tempi passati trascorrevano le ore praticando numerose attività ludiche, in
particolare all’aperto, e con l’utilizzo di materiali facilmente reperibili
nell’ambiente (sassi, pezzi di legno, avanzi di stoffa, etc.). Ciò è dimostrato
anche dal fatto che praticamente in ogni parte del mondo i primi, elementari giochi
siano stati praticamente identici. Le scoperte archeologiche hanno evidenziato
che i primi giocattoli veri e propri riproducevano armi ed aratri (a
simboleggiare le due principali attività delle popolazioni antiche,
l’agricoltura e la guerra), oppure oggetti di uso quotidiano, realizzati in
miniatura e in forma più rudimentale.
Altro fatto importante è
che fin dall’antichità venivano preparati giochi ‘diversi’ per i due sessi:
alcuni destinati ai bambini e altri alle bambine, e servivano a prepararli
mentalmente ai compiti futuri; le bambine si esercitavano con gli utensili da cucina
in miniatura, con arredi e corredi, oppure con le bambole, mentre i maschi si dilettavano
con carrettini, aratri e soldatini in stagno (universalmente conosciuti da
romani, etruschi, greci ed egizi). Poi, col passare dei secoli anche nel gioco
le variazioni furono tante, a volte epocali.
Nel Medioevo, seppure i
cambiamenti non furono eccessivi, le variazioni rispetto al passato servirono a
influenzare il destino e la posizione sociale dei bambini: al futuro prete
l’altare in miniatura o piccoli oggetti liturgici, al militare i soldatini di
piombo o terracotta oppure piccoli cannoni e spade di legno; alle bambine, in
quanto dovevano prepararsi alla vita coniugale, venivano regalati fusi per
filare, stoviglie e arnesi per cucinare, ma soprattutto bambole per sognare il
ruolo di mamma. Per chi si preparava alla via del convento, anche la bambola risultava vestita in modo adeguato.
Nella seconda metà del
XVIII secolo la fabbricazione dei giocattoli ebbe grande impulso. Attraverso
fiere e mercatini i venditori ambulanti, oltre ai tradizionali giocattoli, cominciarono a far circolare
giochi di carte, tombole, gioco dell’oca, abbecedari, immagini a stampa con figure
infantili e tanti giocattoli di latta. Cominciarono anche a comparire gli
ingegnosi giocattoli animati; nel 1701 in Inghilterra fu venduto un bambolotto
che poteva girare gli occhi ed emettere vagiti.
Tra l’800 e il ‘900,
grazie all’educatrice e pedagogista Maria Montessori, l’attività ludica si affermò
come “componente fondamentale” dello sviluppo del bambino. Il giocattolo
diventò così sempre più importante, facendo sviluppare fabbriche per la
produzione di giocattoli in serie, divisi a seconda dei ceti, per età e sesso. Particolare
successo riscossero i giocattoli “animati meccanicamente”, come i trenini, le automobili
e le navi; vennero anche creati clowns e animali dotati di movimenti automatici
molto semplici. L’Italia iniziò la sua produzione di giocattoli in serie in
legno intorno al 1885, mentre la prima industria di giocattoli e di bambole data
al 1872.
Locke |
Il gioco, amici miei, è
una cosa davvero seria, specie nel periodo della formazione. Lo è, come detto prima, anche da adulti; ma il gioco fatto ‘da
grandi’ resta valido e fruttuoso solo se rimane ancorato al relax, alla gioia del distacco dalle pesanti
attività correnti e al ristoro della mente! Quando (purtroppo succede) il
gioco diventa “DIPENDENZA, SCHIAVITÙ E VIZIO”, allora costituisce un grande pericolo, per cui è necessario
intervenire con grande prontezza e capacità. Su questo argomento, che riguarda quel male terribile sempre più diffuso che si chiama "Ludopatia", tornerò presto con una nuova, specifica
riflessione.
Grazie dell’attenzione.
A domani.
Mario
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