Oristano 22 Ottobre 2011
Questo celeberrimo ortaggio venuto in Europa dal Nuovo Mondo, oggi costituisce un ingrediente “unico”, indispensabile nella cucina di molti Paesi, dove è riuscito a rivoluzionare, spesso in modo radicale, le precedenti abitudini alimentari. Luciano De Crescenzo, sempre riferendosi al pomodoro, definisce l’arte culinaria del nostro Paese “cucina a «luci rosse» per la presenza illuminante sulla nostra mensa di quel meraviglioso prodotto della natura, qual è il pomodoro, la cui qualità più usata in cucina è appunto quella a forma di lampadina, ovvero il pomodoro “San Marzano!”
Per conoscerlo meglio, questo "Pomodoro", rivediamo insieme la sua storia, a partire dal suo nome.
L'etimologia del termine “pomodoro” riconduce al latino pomum aureus (mela o pomo d'oro). In altre lingue, come ad esempio l'Inglese, 'tomato', è da ricollegarsi all'etimologia della versione Azteca Xitotomate o Nahuatl Tomatl (origine Messicana).
All'arrivo in Europa varie furono le denominazioni attribuite alla nuova pianta nelle varie lingue:in Italia “pomodoro” , “love apple” in inglese, “pomme d’amour” in francese, “Libesapfel “ in tedesco. Tutti termini che, a partire da quello italiano, contengono un esplicito riferimento all'amore. Per completezza d’informazione debbo aggiungere che alcuni ritengono che il termine pomodoro derivi da una storpiatura dell’espressione “pomo dei mori”, giacché il pomodoro appartiene alla famiglia delle solanacee come la melanzana, ortaggio preferito a quei tempi da tutto il mondo arabo, o alla prima varietà di frutti dal colore giallo, poi soppiantati dalla varietà di colore rosso, entrambe varietà originarie dell’America del sud.
In botanica Il pomodoro è considerato una pianta orticola appartenente alla famiglia delle Solanacee (Solanum Lycopersicum). La pianta raggiunge a volte l'altezza di due metri ma non avendo un fusto abbastanza resistente ha bisogno di appositi sostegni.
Le foglie si presentano lunghe con un lembo profondamente inciso e la radice fittonante è provvista di numerose radici laterali. I fiori si presentano a grappoli distribuiti lungo il fusto e le sue ramificazioni.
La pianta è estremamente adattabile, essendo diffusa in quasi tutto il pianeta, tuttavia predilige terreni di medio impasto, ben drenati, freschi e profondi, una temperatura di germinazione minima di 12-13°C e una temperatura di 22-25°C per svilupparsi e produrre frutti. Il pomodoro non sopporta la siccità, ha bisogno di molta acqua che nei periodi di carenze idriche deve essere fornita artificialmente. I frutti del pomodoro sono chiamati anch'essi pomodori, sono delle bacche verdi o rosse di dimensioni e forme diverse secondo la varietà; la polpa, dal sapore dolce ed acidulo, è ricca di vitamine.
David Livingstone fu il primo a stabilire i principi della selezione delle sue numerose varietà. Qualche tempo dopo, nei testi di botanica, cominciarono ad apparire le diverse varietà di pomodoro. Oggi le varietà più diffuse sono, per i pomodori costoluti: Marmande, Pantano, Samar, San Pietro e Costoluto Fiorentino; per i tondi lisci: Montecarlo, Money Maker, Sunrise e Ace; per i pomodori allungati: San Marzano, Napoli VF, Maremma e Romarzano. I principali nemici del pomodoro sono la dorifora e i nematoidi della patata, che colpiscono e danneggiano le radici della pianta, e gli afidi, che colpiscono i tessuti deformando le foglie. Il pomodoro vanta una produzione mondiale di oltre cinquanta milioni di tonnellate.
I maggiori produttori sono, in ordine: Stati Uniti d'America, Russia, Italia, Cina e Turchia.
La pianta del pomodoro sembra essere originaria dell'America del Sud, in particolare Cile ed Ecuador, dove vive come pianta selvatica che, per effetto del clima tropicale, riesce a dare frutti per tutto l'anno. Dal Sud la sua presenza si estese anche all’America Centrale, dove i Conquistatori spagnoli, a partire da Cristoforo Colombo, la conobbero e la portarono in Europa, nel XVI secolo. In America la pianta del pomodoro era nota e diffusa già in età precolombiana, ma non come pianta alimentare. Essa veniva utilizzata solo come pianta ornamentale, come noi oggi usiamo i fiori, per abbellire luoghi e giardini; questo vegetale, infatti, veniva considerato pericoloso a causa del suo alto contenuto di solanina, sostanza considerata a quell'epoca dannosa per l'uomo, pertanto n on idonea all’alimentazione.
Questo suo presunto potere nocivo venne confermato anche dagli studiosi europei: già nel 1544 l'erborista Italiano Pietro Mattioli classificò la pianta del pomodoro fra le specie velenose. Questa sua capacità malefica, fece si che al pomodoro venissero attribuiti anticamente misteriosi poteri: con le diverse parti della pianta gli alchimisti del ‘500 e del ‘600 preparavano pozioni e filtri magici, eccitanti ed afrodisiaci, capaci di creare, rinvigorire o allontanare l’amore. Lo stesso termine francese “pomme d’amour” sembra nasca proprio da queste sue presunte proprietà.
Arrivato in Europa come ‘pianta ornamentale’ questo vegetale tale rimase per molti anni. In Francia, per esempio, gli uomini la usavano per farne omaggio alle dame, come gesto d'amore. Dalla Spagna, dove quasi certamente arrivò per prima, la pianta del pomodoro si diffuse ampiamente nel bacino del Mediterraneo, approdando anche in Africa, in modo particolare in Marocco, dove trovò un clima particolarmente congeniale.
Il tempo, però, trascorre e le consuetudini cambiano: il pomodoro ad un certo punto viene inserito tra i frutti commestibili. Non è mai stato chiarito in quale luogo ed in quale periodo il pomodoro da pianta ornamentale e velenosa, circondata da leggende popolari, sia diventata per gli Europei pianta commestibile. Anche per gli abitanti dell’America del Sud del resto la pianta ed i suoi frutti non erano mai stati considerati adatti all’alimentazione umana.
Le più lontane notizie sull’utilizzo del frutto come vegetale commestibile sembrano risalire al 1500: l’erborista Mattioli, prima citato, riporta nei suoi scritti di aver sentito dire che in alcune regioni d'Italia il frutto veniva consumato fritto nell'olio. In Europa meridionale, così come in Boemia e in Inghilterra, dal XVII secolo comincia ad essere usato consumato fresco e per la preparazione di salse. In Europa settentrionale, invece, il pomodoro, come alimento, incontrò numerose difficoltà, sicuramente dovute al fatto che nel suo territorio vi erano presenti non poche altre piante selvatiche della stessa famiglia (solanacee) che con il loro alto contenuto di alcaloidi non si prestavano al consumo alimentare, anzi risultavano pericolose per l’uomo.
“Per servirli bisogna prima rotolarli su le braci o, per poco, metterli nell'acqua bollente per toglierli la pelle. Se li tolgono i semi o dividendoli per metà, o pure facendoli una buca.”
Nel 1839, il napoletano don Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino, nella "Cucina casarinola co la lengua napoletana", in appendice alla seconda edizione della "Cucina teorico pratica", fornisce la ricetta per una salsa: i pomodori bolliti, passati al setaccio, fatti restringere ulteriormente con sugna ed olio, sale e pepe, forniscono una salsa da mettere sopra il pesce, la carne, i polli, le uova e sopra ciò che si desidera. Da salsina per accompagnare il secondo a principale condimento per la pasta, il passo è breve. Nella stessa epoca (è sempre Ippolito Cavalcanti che nella sua opera "Cucina teorico-pratica" descrive la salsa di pomodoro come condimento ideale per la pasta di grano duro) si realizza lo straordinario ed insuperato connubio tra la pasta ed il pomodoro! Matrimonio da subito felice a cui seguirà poco dopo l'abbinamento del pomodoro al piatto forte dei napoletani: la pizza. Matrimoni felici entrambi e di grande, lunga, durata! Un amoroso connubio che non accenna a spegnersi.
Mentre in Italia il pomodoro si diffonde rapidamente nelle cucine della gente comune, a partire da Napoli, in Francia il pomodoro incontra "più nobilmente" l'alta società: veniva consumato principalmente nella corte reale, facendo parlare i grandi cuochi e colorando le ricche tavole imbandite.
Se in Europa il nuovo prodotto "pomodoro" inizia la conquista delle tavole, da quelle nobili a quelle popolari, con grande piacere ed entusiasmo, nel continente Americano, sua patria d’origine, i dubbi sulla sua commestibilità restano.
Nel 1820, con lo scopo di sfatare la famosa diceria, l’americano colonnello Robert Gibbon Johnson, convinto assertore della bontà del pomodoro e buon amico dell’allora Presidente Jefferson, anch’esso pioniere e grande coltivatore di pomodori, mangiò un pomodoro davanti ad una folla attonita facendo così crollare l'ormai radicata convinzione che il pomodoro fosse una pianta velenosa. I preconcetti, però, sono duri a morire.
Gli ultimi tabù a questo punto erano definitivamente caduti: la pianta entra, a pieno titolo, tra i prodotti alimentari accettati. L'avanzata del pomodoro come alimento fu incredibilmente rapida, allargando velocemente il suo raggio d’azione. Iniziano gli studi sulla sua conservazione nel tempo.
Da questo momento l’avventura del pomodoro inizia a volare. Le nuove tecniche di conservazione fanno nascere i primi derivati. Nel 1888 il cavaliere Brandino Vignali iniziò la produzione a livello industriale dell'estratto di pomodoro. Quasi contemporaneamente nella provincia di Salerno viene studiata e sviluppata la tecnica per produrre i pomodori pelati, tecnica utilizzata con i pomodori dalla forma allungata coltivati alle pendici del Vesuvio.
Il pomodoro inizia cosi il suo incredibile volo nel mondo: praticamente dominante nella cucina napoletana, largamente diffuso nella cucina Italiana e successivamente nel resto del mondo, riesce a conquistare anche i palati più fini, grazie non solo alle sue proprietà ma al geniale abbinamento della sua saporita salsa sia con la pasta che con la pizza.
Quest’ultima, il cui nome “Pizza” ormai è entrato in tutte le lingue del mondo, ha conquistato e fatto felici i palati non solo degli estimatori locali di questo alimento, nato dalla tradizione gastronomica Napoletana, ma di una innumerevole schiera di nuovi buongustai. La sua diffusione è tutt’ora in crescendo.
Il pomodoro è un grande contenitore di benefiche virtù, un concentrato di buona salute: ha un'azione rinfrescante, apritiva, astringente, dissetante, diuretica e digestiva, soprattutto nei confronti degli amidi. Il pomodoro è ricco di elementi nutritivi: vitamina A, vitamina B1, vitamina B2, vitamina B6, vitamina C, vitamina E, vitamina K e vitamina PP, oltre a fosforo, ferro, calcio, boro, potassio, manganese, magnesio, iodio, rame, zinco, sodio, zolfo, acido citrico, acido malico, zuccheri, biotina, niacina, acido folico e provitamina A. E’, inoltre, ricco di carotenoidi, potenti antiossidanti capaci di catturare i radicali liberi e quindi proteggere le cellule.
I pomodori sono molto adatti a chi fa attività sportiva poiché sono ricchi di potassio utile per la prevenzione dei crampi muscolari. Mediamente 100 grammi di pomodoro fresco contengono il 93% di acqua, il 3% di carboidrati, lo 0,2% di grassi, l'1% di proteine e l'1,8% di fibre. L'apporto energetico è di 100 kJ (circa 20 Kcal). È importante rilevare che i grassi e le proteine sono presenti nei semi, cioè in quella parte che generalmente non è impiegata per l'alimentazione umana. È adatto a chi deve sostenere una dieta ipocalorica poiché contiene pochissime calorie.
Attenzione, però. Nonostante il pomodoro abbia molte proprietà, non è adatto a tutti, in particolare a quelle persone che hanno problemi di intolleranza alimentare o allergie. L'istamina contenuta nel frutto è una delle principali sostanze scatenanti. I pomodori verdi contengono solanina, una sostanza tossica e irritante che può provocare mal di testa.
Il suo utilizzo alimentare spazia a 360 gradi. Generalmente in cucina il pomodoro viene utilizzato come una verdura, ma in alcune parti del mondo viene utilizzato come un frutto alla stregua di mele, pere o banane. Le varietà di pomodoro da insalata presentano un frutto generalmente tondo che può essere costoluto o liscio. Alle varietà classiche si preferiscono sempre di più gli ibridi perché hanno una resa maggiore in termini sia di dimensioni sia di velocità di accrescimento, una migliore stabilità produttiva ed una maggior resistenza alle malattie.
Il pomodoro, insomma, fresco o conservato è ormai diventato un alimento indispensabile, praticamente impossibile da mettere da parte. In tutte le tavole, ormai, per accompagnare i pasti, da quelli più semplici ai più importanti, alle numerose verdure da sempre conosciute viene aggiunto, quale compagno inseparabile il pomodoro. Pomodoro che in mille altre maniere è ingrediente costante, capace di insaporire e trasformare una incredibile varietà di pietanze.
Se sparisse dalla faccia della terra sarebbe un disastro, come una catastrofe nucleare! Immaginiamo, poi, cosa succederebbe a Napoli!
Ho voluto dare a questa mia riflessione il titolo di
“ ORO DI COLOMBO “ per la sua enorme importanza che ha costituito e costituisce nell’alimentazione del mondo intero. Credo che davvero questa pianta sia stata per il “Vecchio Continente”, una vera miniera doro! Con la mia ironia potrei sostenere che, forse, il suo peso, la sua importanza, supera quella dei vascelli di Colombo che portarono dall'America in Spagna, con la Nina, la Pinta e la S. Maria, pesanti carichi di oro vero!
L’Italia in questo processo di sviluppo e diffusione della cultura del pomodoro ha recitato un ruolo di primo piano, anzi quello di indiscusso protagonista. Tornando all’ironica allocuzione iniziale di De Crescenzo sul pomodoro e la “Rivoluzione Francese”, io potrei sostenere che quella del pomodoro può essere certamente definita la rossa “Rivoluzione Italiana”!
La geniale e felicissima intuizione di abbinare il sugo di pomodoro alla pasta e poi alla pizza, possiamo sostenerlo con forza, ha reso felici e continuerà a rendere felici non solo legioni di generazioni di napoletani, ma anche di Italiani, di Europei e di abitanti del resto del mondo. Il pomodoro, non dimentichiamolo, ha consentito di diffondere nel mondo la genuinità e la bontà della grande ed insuperata cucina italiana.
Evviva il pomodoro, grande ed insuperato “ORO DI COLOMBO” !
Grazia della Vostra attenzione.
Mario
1 commento:
La storia del pomodoro e il suo retaggio sono parte della nostra stessa eredità culturale. Pur essendo produttori di pomodori, siamo d'accordo con De Crescenzo (che i pomodori li ha sempre voluti conoscere di persona prima di fare le conserve di Pelati). Il pomodoro ci accomuna ed è per questo che dobbiamo assicurarci che in Italia non si getti fango sul nostro oro rosso, apprezzato in tutto il mondo!
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