Oristano 21 gennaio 2024
Cari amici,
Per i lavoratori
dipendenti il 2012 fu un anno che possiamo definire funesto. Il Governo
italiano, presieduto da Mario Monti e con Elsa Fornero Ministro del lavoro,
mise mano, per ragioni di bilancio, alla riforma delle pensioni, varando la
legge 28 giugno 2012, n. 92, che modificò in modo sostanziale la normativa
esistente, allungando tempi e modi per lasciare il lavoro e così ricevere la
relativa, desiderata pensione da parte dell’INPS.
La riforma Fornero aveva un duplice
scopo: riequilibrare la spesa pensionistica pubblica e mettere in sicurezza i
conti previdenziali, rendendo sostenibile il sistema previdenziale nel lungo
periodo. Il provvedimento fu chiamato “Decreto Salva Italia” perché le
misure introdotte, secondo lo stesso Monti, erano finalizzate al risparmio di
spesa pubblica volta ad evitare il default finanziario dello Stato Italiano
nell'ambito della crisi del debito sovrano europeo. Ebbene, amici, da quel
momento in poi, l’andare in pensione diventò per tutti più lungo e difficile,
facendo restare al lavoro tanti lavoratori che avevano sognato una uscita già programmata
e che, con grande mestizia, furono costretti a restare al lavoro.
Tuttavia, per alcuni dei numerosi lavoratori che continuavano a “macinare” giornate tristi al lavoro, la
riforma Fornero previde anche una via d’uscita anticipata (creata in particolare
per le aziende con molti lavoratori anziani e poco tecnologici) che, seppure
non praticabile per tutti, costituì una onorevole via d’uscita anzitempo dal
lavoro. Questo marchingegno fu chiamato “ISOPENSIONE”, ed divenne praticabile
grazie ad un “ACCORDO” stipulato tra INPS e Azienda, con la precisazione
delle particolari condizioni necessarie per la sua attuazione. Vediamole
insieme.
Una volta raggiunto l’accordo
con l’Inps, l’azienda provvede a invitare i lavoratori che hanno maturato i
requisiti necessari (che poi precisiamo) a inoltrare la domanda di cessazione anticipata dal lavoro,
in cambio del versamento un assegno di importo equivalente alla pensione futura
maturata. Il costo di questo assegno resta a totale carico dell’azienda, e
dovrà essere corrisposto al lavoratore per tutto il periodo di esodo fino al
momento del perfezionamento dei requisiti per il pensionamento INPS.
Il lavoratore,
ovviamente, resta libero di aderire o meno, e, in caso di adesione, l’azienda
provvederà anche a corrispondere all’INPS la relativa copertura contributiva
per gli anni mancanti, uguale a quella corrisposta quando il lavoratore era in
servizio. Questa copertura garantisce ai lavoratori aderenti all'esodo anticipato i fondi
pensionistici necessari al raggiungimento del diritto all'assegno di quiescenza
definitivo erogato dall’INPS. Ora vediamo chi sono i lavoratori che possono
beneficiare dell’ISOPENSIONE.
Possono accedere a questo
“pre-pensionamento”, i lavoratori che hanno maturato i seguenti requisiti: se al
lavoratore mancano al massimo 4 anni (7 anni dal 2018 al 2026) per accedere sia
alla pensione di vecchiaia che a quella anticipata. L’azienda che vuole
usufruire dello scivolo massimo di sette anni nel 2024 può farlo se il
lavoratore ha 60 anni e 4 mesi di età e che quindi percepirebbe la pensione di
vecchiaia nel 2031 a 67 anni e 4 mesi di età.
Il valore dell’assegno
corrisposto dall’azienda viene calcolato in base all'importo del trattamento
pensionistico che dovrebbe essere erogato nel momento di accesso alla
prestazione, esclusa, però, la
contribuzione figurativa che il datore di lavoro versa per il periodo
intercorrente tra l’uscita del lavoratore dall’azienda e il momento dell’ingresso tra i
pensionati INPS; in sostanza la modesta differenza, tra quanto percepito e
quello che il lavoratore avrebbe incassato se fosse rimasto in servizio, è
dovuta alla minore contribuzione per gli anni non lavorati.
Cari amici, oggi andare
in pensione come avveniva in passato è considerato solo un sogno e le poche vie
possibili per cercare di ritirarsi dal lavoro in anticipo sono davvero poche!
Consiglio a chi desidera fortemente andare in pensione, di consultare prima l’azienda,
informandosi se esiste un possibile accordo con l’INPS, e, in caso positivo, di
decidersi senza tentennamenti, perché in futuro le cose potrebbero ancora
peggiorare!
A domani.
Mario
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