Oristano 8 dicembre 2023
Cari amici,
Oggi 8 dicembre è la festa dell'IMMACOLATA. Una festa molto sentita, dedicata alla Madonna, festeggiata però in un clima invernale alquanto freddo. Oggi ci sono tanti sistemi tecnologici per riscaldarci, ma nel MEDIOEVO, quando il periodo invernale era terribilmente temuto, come ci si riscaldava? Riscaldarsi, anche al coperto, in quel periodo privo di tanti di quegli strumenti che noi utilizziamo oggi, era molto
difficile, sia nelle povere case che nei castelli. Con l’arrivo dell’inverno la
gran parte delle attività agricole si fermava, anche se non cessava del tutto,
in attesa del ritorno del periodo primaverile e dell’estate. Insomma, in quei tempi, sopravvivere alla durezza
dell’inverno, con gli scarsi mezzi a disposizione era davvero un’impresa.
Il Medioevo, amici, è
un’epoca storica nota come quella dei secoli bui, che durò dal 500 a.C.
circa al 1500 d.C. Duemila anni che, a parte alcune positività, sono definiti bui
e freddi, e, quanto all’inverno, lo erano per davvero! Per i poveri, e pure
i ricchi nobili, superare il freddo periodo invernale non era semplice, in
quanto non vi erano i marchingegni e gli strumenti che noi usiamo oggi: solo dei
fuochi di legna nei camini potevano dare un certo ristoro, in case gelide, costruite
in pietra senza alcuna coibentazione.
I “signorotti”, quelli
che abitavano nelle ricche dimore e nei castelli medievali, avevano escogitato un ingegnoso sistema di riscaldamento detto degli ipocausti, già presente nelle
architetture degli antichi romani. Erano queste delle intercapedini che si
innervavano in tutto il castello, nei muri e sotto i pavimenti. In queste
canalizzazioni passava il fumo dei camini e di apposite fornaci, alimentate
dalla servitù che operava nei piani bassi e interrati. Inoltre, ogni stanza del
castello era dotata di caminetto. Ulteriori dispositivi, come bracieri, stufe e
scaldini, erano utilizzati per riscaldare zone specifiche delle stanze.
Anche le cucine nel Medioevo erano
dotate di grandi fornaci. Tutte “fonti di calore” che aiutavano la servitù a sopravvivere
durante il periodo invernale. In particolare nei piani bassi gli spifferi
entravano da tutte le parti, tanto che per la servitù un ottimo posto dove
vivere e dormire (cosa che spesso creava non poca competizione per accaparrarsi
il posto più caldo), era la zona delle cucine dove prestavano lavoro. Alla
servitù, tra l’altro, difettavano abiti pesanti in lana, mentre i ricchi erano ben
coperti con abiti di lana di Fiandra e pellicce.
Tornando ai castelli e
alle case nobiliari, come era attrezzata la camera da letto nel freddo periodo invernale?
I letti, per esempio, erano abbastanza diversi da quelli di oggi, come racconta
l’ultimo libro di Chiara Frugoni, nota storica e divulgatrice, esperta
di vita quotidiana nel Medioevo. Il libro, uscito di recente, s’intitola “A
letto nel Medioevo”. All’epoca nei letti tutti dormivano nudi, anche gli
ammalati (come nella miniatura del trattato di Bartolomeo Anglico); era d’uso
per liberarsi il più possibile dell’importuna compagnia di pulci e altri
insetti, e si spogliavano gettando poi di solito gli abiti su un bastone teso
fra le pareti, ben lontano anche dai topi.
Erano i tempi della
civiltà contadina, e l'agricoltura era allora la principale fonte di
sostentamento, praticata dalla numerosa schiera di servi che ruotavano intorno al
nobile del territorio e che abitava nel castello. Durante l’autunno venivano conservate
nelle parte bassa del castello, presso le cucine, il maggior numero di
provviste, necessarie per alimentarsi durante l’inverno. La speranza era che
l’inverno non fosse troppo rigido, in modo che, quanto prima, si potesse dare
inizio alle successive colture agli inizi della primavera. Nel tardo Medioevo,
l'inverno divenne simbolicamente la rappresentazione dell'invecchiamento, della
povertà e della morte.
Con l’arrivo della
primavera riprendeva la vita: era un momento di grande gioia, di rinascita e di
rinnovamento! Era un felice ritorno al calore del sole, al comfort della vita
all’aria aperta, la speranza di un inizio di nuova prosperità. Il rispuntare della
vegetazione, dei fiori e delle verdure, il rivedere le greggi pascolare in
campagna e la nascita degli agnelli, era un felice segno di speranza, un
respiro anche di sopravvivenza, per aver superato un altro inverno!
Cari amici, lo stile di
vita degli esseri umani, come la storia ci racconta, cambia costantemente nel
corso dei millenni. I contadini, nel periodo di cui abbiamo parlato oggi,
lavoravano i campi dall’alba al tramonto, senza alcuna protezione né di orario
né di salario. Col tempo si è passati da un’esistenza senza regole al
raggiungimento dei sacrosanti diritti civili fondamentali, diritti sacrosanti, di cui oggi tutti
godiamo: dal diritto all’autodeterminazione, a quello di non essere soggiogati
da altri e, soprattutto, quello di poter scegliere il proprio percorso di vita.
A domani, amici lettori.
Mario
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