venerdì, novembre 01, 2024

REALIZZATO A OTTANA UN GROSSO IMPIANTO DI STOCCAGGIO DELLA CO2, PER L'ACCUMULO DI ENERGIA PRODOTTA DALLE RINNOVABILI. LO HA COSTRUITO LA “ENERGY DOME” DI MILANO.


Oristano 1° NOVEMBRE 2024

Cari amici,

Voglio iniziare i post di novembre parlando di energia, dato che la Sardegna in questo momento si trova nell'occhio del ciclone proprio per la colossale speculazione di cui è oggetto per la realizzazione di un'immensità di pale eoliche che potrebbero davvero distruggere la nostra terra! Non è una negazione alla produzione di energia pulita, che dovrebbe liberarci dai fossili che finora sono stati utilizzati, ma una ragionata collocazione, di tali nuovi strumenti, in luoghi che non possono e non debbono compromettere o distruggere le tante qualità della nostra isola, composte da storia, cultura, luoghi sacri, mare, flora e fauna spesso uniche!

Proprio parlando di energia, e della produzione di quella di nuova generazione, relativamente al suo necessario accumulo, ecco cosa sta succedendo a Ottana. In Sardegna
OTTANA è un piccolo comune della Provincia di Nuoro, collocato al centro dell’isola, in una vasta pianura dove da secoli pascolavano grandi greggi di pecore. Questa vasta piana fu scelta, tra il 1969 e il 1974, per un grande progetto industriale, inserito nel Piano di Rinascita dell’isola (L. n. 588 dell’11 giugno 1962), finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Dopo l’industrializzazione che aveva riguardato Porto Torres, Assemini e Sarroch, si tentava in questo luogo una nuova fase del rilancio economico della Sardegna, attraverso la realizzazione di importanti stabilimenti petrolchimici.

Purtroppo, dopo un periodo di apparente, positivo incremento del lavoro, che vide tanti pastori trasformati in operai dell’industria, arrivò il declino e la “Piana di Ottana”, oramai stravolta dagli impianti industriali fermatisi, diventò un deserto privo di vita e di lavoro. Ebbene, in questo luogo abbandonato, alcune aziende tentarono altre possibilità di utilizzo, ma poche riuscirono ad andare avanti. Ora, invece, in questa pianura, in parte tornata alle greggi ed ai pascoli, la “ENERGY DOME” DI MILANO sta realizzando un immenso impianto di stoccaggio di CO2,

Trattasi di una costruzione immensa, grande ben cinque ettari! Un gigantesco hangar bianco visibile da decine di chilometri di distanza, tanto che le due ciminiere di Ottana, residuo della precedente zona industriale, al cospetto sembrano due piccoli steli di paglia che si innalzano nel cielo. Questo enorme serbatoio, altro non è che una enorme batteria, la prima al mondo che funziona con l'anidride carbonica, per lo stoccaggio dell'energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, capace di immagazzinare ben 20 megawatt.

A sentire i progettisti, quello realizzato ad Ottana è il primo impianto al mondo capace di rendere l'energia rinnovabile erogabile e disponibile 24 ore su 24. Realizzato, come accennato, dalla Energy Dome di Milano, il gigantesco hangar appare immenso, più grande di un dirigibile, tanto che l’impianto di Ottana viene accreditato come "un fattore importante nella lotta contro il cambiamento climatico". Come ha avuto modo di spiegare Paolo Cavallini, responsabile dello staff di Energy Dome, “…il sole non splende sempre e il vento non c'è sempre; il bisogno di energia, invece, serve 24 ore su 24, per cui si ha bisogno di elettricità, fornita da fonti rinnovabili, giorno e notte. Quindi, abbiamo bisogno di un accumulatore di energia di lunga durata».

Ma vediamo come funziona questo monumentale “impianto di stoccaggio di energia”. Durante il giorno, la batteria CO2 utilizza l'energia in eccesso proveniente dalla rete locale, normalmente fornita dall'energia solare, per comprimere e liquefare l'anidride carbonica, immagazzinandola in serbatoi di acciaio, sfruttando così la capacità dell'anidride carbonica di liquefarsi ad alta pressione a temperatura ambiente, a differenza dell'aria. La compressione genera anche calore che viene immagazzinato in speciali unità di accumulo di energia termica. Quando serve elettricità, il processo si inverte. L'anidride carbonica liquida immagazzinata viene riscaldata attraverso le unità di stoccaggio, trasformandosi di nuovo in gas. Questo gas poi torna alla cupola. Ma prima di arrivarci, fa girare una turbina per produrre elettricità. Ecco il sistema di funzionamento!

Come spiega ancora Paolo Cavallini, «L’intero processo è un circuito chiuso, che restituisce alla rete il 75% dell’energia inizialmente utilizzata durante la ricarica. Può durare 30 anni senza alcun tipo di degradazione, al contrario di altre tecnologie elettrochimiche che si degradano rapidamente». Le batterie di Energy Dome, insomma, risulterebbero ideali per bilanciare la fornitura di energia da fonti rinnovabili e la domanda di energia, oltre a fornire un accumulo di riserva per diversi giorni e stabilizzare la rete durante i periodi di maltempo che interrompono la produzione di energia dai pannelli solari fotovoltaici.

Cari amici, fermo restando quanto ho detto prima sulla giusta collocazione delle fonti che producono energia rinnovabile, quanto realizzato ad Ottana appare qualcosa di necessario per l'accumulo dell'energia prodotta. Sarà il tempo a stabilire se sarà questa la strada giusta da percorrere… perché il mondo dei nostri figli e nipoti possa avere, davvero, un futuro meno inquinato di quello attuale!

A domani.

Mario

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