Oristano 11 dicembre 2023
Cari amici,
Che la Penisola del SINIS
sia una terra abitata da epoca lontanissima è ormai una certezza. La presenza
di Nuraghi, la scoperta dei “Giganti di Mont’e Prama”, l’ipogeo di San
Salvatore, sottostante alla chiesetta poi edificata nel villaggio di San
Salvatore, sono prove inconfutabili della presenza umana nel Sinis fin da epoca prenuragica.
A cercare di scoprire molto di più di quello che fino ad oggi sappiamo c’è un grande studioso, Gaetano Ranieri, già professore ordinario di Geofisica applicata al
Politecnico di Torino e poi all’Università di Cagliari, con eccellenti esperienze
professionali in svariate parti del mondo.
Il professor Ranieri, che tra le diverse sue invenzioni ha perfezionato anche un particolare strumento di ricerca
sotterranea, un “GEORADAR” capace di evidenziare ‘anomalie’ sotto il suolo che potrebbero
significare possibili reperti, dopo aver svolto diverse rilevazioni con questo Georadar anche nel Sinis, in particolare nel sito
di Mont’e Prama, sta portando avanti rivoluzionarie indagini anche nell’Ipogeo di San
Salvatore. localizzato al di sotto della chiesetta omonima; questo ipogeo è costituito da un
complesso di ambienti scavati nella roccia nella parte inferiore.
L’ipogeo, come detto parzialmente
scavato nella roccia, si trova sotto la chiesa dedicata a San
Salvatore, posta al centro del villaggio omonimo. Il sito dove si trova questo villaggio presenta tracce
di frequentazione umana già dal neolitico. In età nuragica vi fu scavato un pozzo
sacro per il culto delle acque, mentre nel periodo punico l’area fu dedicata a SID, il
dio guaritore; i romani vi praticarono il culto di Asclepio, mentre in età cristiana il luogo fu destinato, con la costruzione di una chiesetta sovrastante l’ipogeo,
ai riti in onore di San Salvatore.
Nell’ipogeo, intorno al
IV sec. d.C., il cui utilizzo restò costante nel tempo, furono realizzate sulle pareti numerose pitture e delle
iscrizioni, frutto della continua frequentazione tempo per tempo, nonostante vi siano stati anche periodi di abbandono, per arrivare poi all'età
moderna. Per accedere alla struttura si entra dalla chiesetta, nella quale è presente una
scalinata aperta sul pavimento, che porta verso il sottosuolo. Si arriva così in un corridoio, su cui si
affacciano due vani rettangolari che si fronteggiano, coperti a volta. Al termine del
corridoio si trova un piccolo ambiente circolare a cupola, con pozzo a ghiera
quadrata su cui si aprono due vani laterali voltati, con lato di fondo absidato
e uno semicircolare coperto a volta.
Sulle pareti intonacate
dei vani si possono ammirare numerose pitture in nero, raffiguranti divinità ed
eroi della tradizione classica (tra cui Venere, Marte, Pegaso, Proserpina,
Ninfe, Ercole in lotta con il leone nemeo), altre figure (personaggio maschile
circondato da leoni, auriga vittorioso), simboli cristiani (pavone, pesce) e
numerose imbarcazioni; in un caso un galeone forse seicentesco. Tali
raffigurazioni vengono collegate a un culto salutifero, connesso con quello
delle acque; inoltre, sulle pareti, si trovano numerose iscrizioni latine, un
alfabeto greco e un’iscrizione araba (sedicesimo-diciassettesimo secolo).
Il professor Ranieri, che
ha monitorato in ogni modo possibile l’ipogeo, cerca in ogni modo di spiegare cosa significano
quelle immagini e le scritte presenti sulle pareti. Questa antica struttura
sotterranea, situata a poca distanza dal sito dei giganti di Mont’e Prama, secondo
il professore ci pone delle domande alle quali non abbiamo ancora potuto dare delle risposte.
Che tipo di figure ci sono sulle pareti? Qual è il loro significato? Cosa ci possono dire le scritte? Non sempre è facile saperlo, perché in molti casi il tempo ha
danneggiato le opere. Cosa fare allora per effettuare un'indagine il più
possibile completa? Si può risolvere il problema facendo ricorso a tecnologie
avanzate, afferma con convinzione il professor Ranieri.
Cari amici, le indagini
del professore sono ancora in corso, e c’è anche da dire che, oltre alla più
chiara interpretazione dei dipinti e dei disegni, lo studioso è certo che
l’ipogeo ha ancora in serbo delle incredibili sorprese: per esempio vi sarebbero dei
locali ancora sconosciuti da scoprire, e quindi, con buona probabilità, questi potrebbero contenere testimonianze capaci di regalarci nuove e preziose informazioni per una migliore comprensione della
storia della nostra Isola e dei suoi antichi abitanti, gli Shardana. Credo che presto, grazie al professor
Ranieri, pagine nuove della nostra antica storia, verranno portate alla luce,
per una migliore conoscenza del nostro straordinario, luminoso passato!
A domani.
Mario
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