Oristano 9 dicembre 2023
Cari amici,
Gli studi psicologici più
recenti, (effettuati in diverse parti del mondo), relativi all'uso sempre più massiccio dei cellulari, hanno evidenziato, in particolare in coloro che lo usano in continuazione, un comportamento anomalo che può essere assimilato ad una vera e propria "dipendenza". La relazione sempre più stretta, che si crea tra il soggetto e il suo smartphone (oltre anche agli altri strumenti di connessione di rete, quali Pc,
Tablet, ecc.), in tanti casi si trasforma in patologica, avendo sviluppato una pericolosa
forma di dipendenza, che è stata definita “NOMOFOBIA”.
Il termine Nomofobia, in
realtà è stato coniato componendo e sintetizzando le parole “no-mobile” e “fobia”,
per definire lo stato di disagio creato nelle persone dalla paura di rimanere
privi del loro inseparabile smartphone, ovvero fuori dal desiato contatto con
la rete mobile. la Nomofobia, dunque, è quello stato di malessere che una
persona prova quando gli manca il desiderato, perenne collegamento con i suoi contatti; è questa una
paura esagerata, al punto da presentare gli stessi effetti fisici collaterali dell'attacco di panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori,
sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico e nausea.
Questo esagerato
bisogno di controllare in maniera maniacale il cellulare, che sta alla base
della nomofobia, influenza, purtroppo, la qualità della vita del soggetto;
l’ansia che esso prova per la mancanza del controllo costante del cellulare
innesca un circolo vizioso dal quale spesso è difficile uscirne, a tal punto
che questa nuova, pericolosa dipendenza può essere certamente paragonata alla
stessa stregua della dipendenza da sostanze stupefacenti.
Questa nuova patologia, che
prevede il costante controllo dello smartphone, attiva nel cervello la
produzione di dopamina, che stimola nel soggetto la sensazione del piacere e
della soddisfazione. Ovviamente sono più esposti alla nomofobia i soggetti più
giovani, ovvero sono più a rischio gli adolescenti, che fanno un uso smoderato
dei social networks con i quali tendono a confrontarsi e comunicare
continuamente con gli altri, senza i quali non riescono a stare.
In soggetti particolarmente
giovani, ovvero con la personalità ancora in corso di maturazione, tutta questa serie di
comportamenti smodati e senza interruzione risultano praticamente privi di logica, ovvero senza ragione. Per questi l’uso prolungato dello smartphone, che si concretizza nello stare tante ore
connessi, è un nonsense! Infatti, molto spesso, questi soggetti usano per ore lo smartphone
unicamente per fare scrolling, senza seri obiettivi mirati.
Secondo Francisca
Lopez Torrecillas, docente presso il dipartimento di personalità e di
valutazione psicologica e trattamento delle dipendenze dell’Università di
Granada (UGR), che ha svolto una ricerca sul campo con giovani adulti tra i 18
ei 25 anni, la maggior parte delle persone cellulare-dipendenti sarebbero
giovani adulti con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali, che,
pertanto sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con
gli altri attraverso il telefono cellulare. A destare preoccupazione sono anche
quei soggetti che hanno il timore costante di avere il cellulare scarico e che
per precauzione portano con sé altri dispositivi o caricabatterie.
Amici, il problema appare già alquanto serio, e in
tanti si domandano come sia possibile affrontare il problema, ovvero come
redimere le persone che hanno contratto questa patologia. Al momento sembra
non esistere un trattamento specifico per la nomofobia. Per uscire da questo
circolo vizioso, il primo passo da fare è quello di riuscire a far maturare nel soggetto colpito la consapevolezza (autoconvincendosi
o facendosi convincere) di essere entrato in una sorta di dipendenza nei
confronti dello smartphone.
Per iniziare ad uscire dalla
Nomofobia, rompendo le catene che tengono legati al cellulare, gli
esperti di psicoterapia consigliano che sarebbe opportuno che il soggetto inizi
gradatamente ad “autodisciplinarsi”, stabilendo dei confini e dei limiti all’uso
del dispositivo. Ovviamente, come avviene nelle altre disintossicazioni, operando
step by step, iniziando, per esempio, ad imporsi di stare scollegato dal
cellulare per un periodo breve, aumentando poi gli intervalli gradatamente.
Per quanto ovvio, il tempo
in precedenza dedicato al cellulare, potrebbe essere dal soggetto utilizzato in
maniera ugualmente gratificante: come dedicarsi ad un’attività piacevole che lo
fa star bene, come leggere un libro, disegnare, scrivere, suonare uno strumento,
oppure riprendendo ad incontrare "di persona" gli amici veri. Ciò gli consentirebbe
di distrarre la mente, riavere delle piacevoli sensazioni che fanno star bene, aumentando
in questo modo il senso di autostima.
Cari amici, se è pur vero
che la tecnologia avanza senza interruzioni, è anche vero che spesso l’utilizzo
dei nuovi mezzi di comunicazione porta anche conseguenze negative pericolose, derivanti
da un errato utilizzo. Il pericoloso disturbo di cui abbiamo parlato oggi, lo dimostra
inequivocabilmente!
A domani.
Mario
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