Oristano 6 dicembre 2020
Cari amici,
Ci sono momenti
particolari nell’evoluzione dei processi produttivi, che, grazie anche all’arrivo di
problematiche spesso anche particolarmente gravi, accelerano i processi di
cambiamento che altrimenti avrebbero avuto necessità di più tempo per affermarsi. Nei tristi momenti che stiamo vivendo la pandemia scatenata dal Coronavirus è l’esempio più
eclatante dell’accelerazione che le imprese, per la sopraggiunta necessità, hanno dovuto imprimere (e che sarà necessario ancor più in futuro) all'utilizzo della moderna tecnologia digitale. Ci si è, però, resi anche conto che avere
a disposizioni le numerose informazioni che l’intelligenza artificiale è in
grado di fornire non è sufficiente: c’è bisogno anche di nuovi strumenti per analizzare
queste informazioni, connetterle, e soprattutto trasformarle in uno strumento
decisionale avanzato. Certamente una grande sfida, ma finora presa poco in
considerazione delle PMI, ma che risulta tuttavia ormai indilazionabile.
In questo periodo
pandemico, la digitalizzazione ha dimostrato di essere la vera priorità
aziendale, diventando in un baleno la sfida per eccellenza da vincere, per
poter competere ad armi pari nei mercati mondiali rivoluzionati. L’esperienza pandemica
ha infatti cambiato, forse per sempre, le abitudini di miliardi di consumatori,
facendo impennare la domanda di acquisti digitali, rivelatisi rapidi e
personalizzati. Uno scenario che agli occhi degli esperti appare ormai
irreversibile e che anche le PMI, dovranno quanto prima saper raccogliere, per restare
competitive sul mercato. Scenario, questo, che prevede, appunto, una irrinunciabile
digitalizzazione.
Saranno i cosiddetti “big data” gli strumenti che ormai rappresentano
l’architrave con la “A” maiuscola della trasformazione digitale. La forza dei
dati, risulta ormai evidente, risiede non solo nella loro grandezza, ma ancor più
nella loro “diffusione”: dagli strumenti tecnologici più semplici, come gli
smartphone, i tablet e i pc, alle soluzioni più complesse, come quelle legate
al paradigma dell’Internet delle Cose o all’industria 4.0; ogni tassello della
rivoluzione tecnologica è infatti una fonte di informazioni preziose.
Solo attraverso i “big
data” tutto questo patrimonio di dati può svolgere la sua vera funzione: lo fa tramite
gli analytics, che li mettono in connessione, individuano le relazioni e
analizzano i dati in tempo reale. Solo così, infatti, queste informazioni
assumono un valore e possono essere trasformate in veri e propri suggerimenti e
input in grado di aprire nuovi scenari di reale e concreto supporto alle
decisioni strategiche aziendali e di predizione di scenari a medio e lungo
termine.
Questo bisogno è stato
ben evidenziato dalla pandemia in atto, che non lascia spazio a grandi
interpretazioni: se le PMI vogliono essere competitive, innovare e crescere, dovranno
essere sempre più “data-driven”, ossia guidate dai dati. Come spiega Mirella
Cerutti, Regional Vice President Sas, «I dati giocano sempre più un ruolo
chiave nella crescita di ogni business, indipendentemente dal settore e dalle
dimensioni. La possibilità di estrapolarne informazioni permette di coglierne i
benefici in ogni settore produttivo. Solo le aziende in grado di trasformare
questa nuova abbondanza di dati in conoscenza, attraverso gli analytics,
saranno in grado di creare valore reale».
Il Marketing, in
particolare, è ormai strettamente legato a Digital e Web Analytics. Avere un
approccio data-driven significa far fruttare il tesoro dei Big data nelle
imprese e utilizzare in modo efficace i dati nel processo decisionale. Nel
marketing, per esempio, l’analisi dei dati è ormai prassi comune per diverse
organizzazioni perché permette alle attività di digital marketing di trainare
la crescita dell’azienda, costruendo relazioni più significative e durature con
i clienti.
Cari amici, la tecnologia
ormai avanza in modo straordinariamente veloce, tanto che nessuno, piccolo o
grande che sia, potrà d'ora in poi farne a meno.
A domani.
Mario
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