Oristano 29 giugno 2020
Cari amici,
Tra le tante modifiche
che la pandemia in atto creata dal Coronavirus ci ha imposto, c’è anche quella relativa
alla “Pausa pranzo”, che, rispetto a prima, ha subito modifiche di non poco
conto. Niente più lunghe file alla mensa aziendale, niente assembramenti nei
locali posti nelle vicinanze dei luoghi di lavoro. A tutto questo, poi, c'è da aggiungere la massiccia diminuzione delle presenze lavorative in azienda, conseguenti alla maggiore applicazione dello Smart Working. Insomma è in atto una vera rivoluzione anche per la consumazione del classico
fast lunch, fino ad oggi imperante!
L’emergenza Covid-19,
dopo aver cambiato radicalmente il modo di lavorare, spostandolo i lavoratori dalle aziende a casa, ha modificato anche la loro necessaria “pausa pranzo”. Si. Amici, le aziende italiane ed europee stanno provvedendo alla
veloce e necessaria trasformazione sia delle postazioni di lavoro che degli
spazi e distanziamenti necessari tra un lavoratore e l’altro, comprendendo
nella trasformazione anche il luogo della pausa pranzo, ovvero della mensa
aziendale.
Tutto sta davvero cambiando,
dalla tradizionale mensa aziendale interna ai locali abitualmente utilizzati
dai lavoratori e dislocati nei dintorni dei luoghi di lavoro. Ora è
l’elettronica a farla da padrone, mediante un utilizzo pieno delle start-up, che
sfornano in continuazione nuove App da utilizzare per la consumazione del
pasto; dall’app per ordinare il pranzo o la spesa dalla postazione di lavoro e ritirarla
take away in degli speciali frigoriferi smart, fino a dei nuovi modelli di “Canteen
4.0”, senza cucina per la consegna.
Insomma, il Lockdown ha
colpito duramente la ristorazione collettiva “di lavoro”, tanto che marzo e aprile hanno
visto un calo complessivo di oltre il 65% per i ricavi del settore. Niente più
cucine, né lunghe file con vassoi e tavoli condivisi: la mensa aziendale del
post-coronavirus è cambiata insieme alle esigenze di aziende e lavoratori, ed è
diventata contactless, digitale e diffusa. Sta cambiando radicalmente il modo
di lavorare, amici, probabilmente in modo irreversibile!
Amici, dalla distanza
sociale (che ha costretto a ridisegnare gli spazi lavorativi) allo smart
working, le aziende italiane ed europee stanno infatti attraversando un momento
di trasformazione che avrà impatto non solo sul modo di lavorare, ma anche
sull'intera organizzazione aziendale, dagli spazi necessari negli uffici, alle
pratiche di welfare ed ai diversi servizi verso il dipendente, a cominciare proprio
dal momento importante della pausa pranzo. Ecco, quindi, che le startup guidano
l’innovazione necessaria nel workplace, quello spazio aziendale condiviso, sviluppando
nuovi modelli di mensa “diffusa” e completamente contactless che le moderne tecnologie
consentono.
Dai telefonini è un
caotico digitare delle App: per ordinare in tempo il pranzo o la spesa dalla
postazione, per poi ritirarla take away (in speciali frigoriferi smart),
fino ai modelli, come detto, di “Canteen 4.0”, ovvero senza cucina per la
consegna. Così, gli spazi tradizionalmente dedicati alle mense si trasformano, cambiando
in favore dei nuovi format senza cucina e spazi più aperti e flessibili nella
loro destinazione d’uso.
Amici, la chiave di volta
sembra essere proprio quella di creare pause pranzo “contactless” e sicure.
Marco Mottolese, CEO e Co-founder di Foorban, start-up del
food-tech, leader nel segmento della pausa pranzo aziendale così afferma: «Foorban
sta lavorando a quattro mani con le aziende per sviluppare due soluzioni per
l’ufficio, entrambe contactless, prive di cucina e di personale, che sfruttano
la tecnologia per garantire luoghi di consumo accoglienti e sicuri; in primis,
un frigorifero smart, che diventerà una base di pickup per i dipendenti, il
pranzo o la spesa ordinata dall’app; ma anche delle Canteen 4.0 del tutto prive
di cucina e personale, con delle grandi vetrine refrigerate da cui prelevare i
propri pasti cucinati freschi, già confezionati in monoporzione, evitando code
e assembramenti. Anche le aree di ristoro, allestite in prossimità dei punti di
pickup, possono trasformarsi all’occorrenza in postazioni di lavoro aggiuntive,
per favorire il distanziamento sociale.»
Il problema, però appare ancora
più complesso. Con l’emergenza creata da Coronavirus, la pratica dello Smartworking,
si è talmente diffusa che il 60% dei lavoratori ha dichiarato di voler
continuare a lavorare da casa anche dopo la pandemia (fonte Indagine
Cgil/Fondazione Di Vittorio sullo Smart working). L’emergenza Covid-19,
infatti, ha accelerato in modo incredibile le trasformazioni del posto di
lavoro e, di conseguenza, anche quelli dei servizi e del welfare al dipendente:
con lo smart working, le aziende e i lavoratori hanno sviluppato esigenze
nuove, “ibride” rispetto a un passato fatto di una dicotomia molto più netta
tra posto di lavoro e casa.
È sempre Mottolese a
chiarire anche quest’aspetto: «Oltre ai classici piatti pronti e ad alcuni
prodotti di gastronomia, infatti, è possibile fare anche una spesa di base,
scegliendo tra oltre 80 referenze; per chi lavora da casa, il momento di
consumo della pausa pranzo rientra in una più ampia routine di alimentazione
quotidiana, ed è comune che l’acquisto di un piatto pronto si accompagni a
quello più classico da “spesa”. Ed anche le aziende preferiscono dare al
dipendente un servizio più completo e flessibile: a tutti gli effetti, una
mensa diffusa.»
Una cosa è certa, amici:
nulla, dopo questa pandemia, tornerà ad essere come prima!
A domani.
Mario
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