Oristano
1 Ottobre 2015
Cari amici,
desidero iniziare le
mie riflessioni di Ottobre, raccontandovi oggi qualcosa sui nostri curiosi
endemismi. La Sardegna è terra ricca di “unicità”, sia in campo vegetale che
animale, considerato che il suo lungo isolamento ha preservato la naturale
evoluzione di non poche specie, in quanto le razze non si sono potute miscelare e riprodurre in un contesto
più ampio. Nel campo degli insetti, diverse sono le specie endemiche presenti e,
di queste, una è proprio quella di cui voglio parlarvi oggi: il Formicaleone
di Maria Matilde, insetto presente solo in Sardegna e Tunisia. La scoperta
di questa particolare specie è stata dedicata alla studiosa Maria Matilde Principi, valente entomologa,
già direttrice della Scuola di specializzazione di fitopatologia,
dell’Università di Bologna.
Nel mondo la Classe
degli Insetti rappresenta il più grande raggruppamento del regno animale. Essi
sono tra i più antichi colonizzatori delle terre emerse, e popolano in lungo e in largo la
Terra con oltre un milione di specie presenti, pari ad oltre otto decimi
dell'intero regno animale. La varietà di forme, le caratteristiche anatomiche e
biologiche, hanno assegnato agli insetti, presenti da oltre 300 milioni di anni,
un ruolo di primo piano nella colonizzazione della Terra. Questi organismi, con
la loro bellezza ed utilità ecologica (a parte la pericolosità di alcune specie),
hanno da sempre svolto un'intensa attività di interazione con le attività antropiche.
Tornando al
Formicaleone, esso appartiene alla specie dei Mirmeleontidi, ed è noto per le sue eccellenti capacità predatorie
e la sua grande fantasia nella caccia, tanto che dal Comitato di esperti
entomologi “Deutschen Entomologischen Instituts di Müncheberg”, ha conquistato il titolo di «Insetto dell'anno» 2010, riconoscimento attribuitogli a Berlino, in Germania (http://www.jki.bund.de.insektdj). L'insetto, esaminato esternamente nella livrea da adulto, ricorda la libellula, pur appartenendo ai neurotteri. Il suo nome latino è «Myrmeleon formicarius» e svolge la sua
attività soprattutto nelle ore notturne. Veniamo ora ad esaminare in dettaglio la specie endemica
sarda.
Il “Formicaleone di Maria Matilde”, (Myrmeleon mariaemathildae), usando
la classificazione zoologica, appartiene al Gruppo tassonomico (Phylum) Arthropoda, Classe Insecta, Ordine Neoptera, Famiglia Gryllotalpidae.
L’insetto, seppur non eccessivamente diffuso, risulta ancora
abbastanza presente in Sardegna, e fortunatamente non risulta essere a rischio
estinzione; per vivere e riprodursi ha bisogno di un habitat abbastanza sano
ed integro, preferendo le zone costiere ricche di dune, coperte da vegetazione
erbosa. La riproduzione della specie avviene con la deposizione, da parte della
femmina, delle uova sotto la sabbia (collocate in punti diversi, un uovo per
volta), accanto a piante del genere Ammophila.
Lo sviluppo iniziale dell'insetto, nella fase larvale (somigliante a quello di alcune farfalle), ha un aspetto poco simpatico: di
forma sgraziata, lungo circa 1,5 centimetri, col corpo molliccio, dotato però di
2 mandibole possenti che fuoriescono dalla testa; il tondeggiante corpo, setoloso e di colore beige, è maculato con dei punti scuri. La larva, capace di pochi e goffi movimenti essendo priva di ali, ha affinato per nutrirsi le tecniche di caccia. Per poter cacciare formiche e piccoli
insetti circolanti nelle vicinanze della sua tana, ha studiato un curioso e ingegnoso sistema di cattura.
Nel terreno sabbioso dove vive prepara delle intelligenti e funzionanti trappole così concepite: scava con calma
(impiega nel pesante lavoro circa mezz'ora) un buco a forma di imbuto, profondo
circa tre centimetri e largo otto, nascondendosi alla fine del lavoro sul
fondo della buca. Quando la preda (piccoli insetti, più spesso una formica) ci cade dentro, è
spacciata: sotto, immobile, in attesa del pasto, c'è pronto il formicaleone
che, con le sue grandi tenaglie le inietta un veleno paralizzante, facendone il suo pasto. Un sistema, ingegnoso
quello adottato, da far invidia alle più note ragnatele tessute dagli aracnidi!
Il suo lavoro predatorio è svolto in modo veloce e silenzioso: pochi sono riusciti a vedere la
larva all'opera in questa particolare caccia, perché, con grande velocità, si
rintana nella sabbia nel giro di pochi secondi.
Questa sua tormentata vita
“sotterranea”, però, è destinata presto a cambiare. Quando il formicaleone
cresce, avviene uno di quei miracoli che spesso la natura ci regala: il corpo diventa
affusolato e raggiunge circa 3 centimetri di lunghezza; dal dorso spuntano
delle robuste ali e l’insetto da goffo e brutto diventa leggiadro, molto simile
ad una libellula. L’attesa è finita: ora è arrivato il tempo di volare e la
larva diventata “donzella” può così spiccare il volo per iniziare una nuova
vita, passando così dalla tristezza del mondo sotterraneo alla libertà
dell’aria.
Anche la sua
alimentazione è ora diversa: è fatta di afidi e bruchi, che preda con voracità, scorrazzando veloce in lungo e in largo, sia in primavera che d’estate; le sue gioiose evoluzioni
non durano molto a lungo (in genere per circa una settimana), anche se il suo intero
ciclo vitale è abbastanza durevole: circa 2-3 anni.
Cari amici,
quest’insetto è un vero e proprio esempio di biodiversità nel mondo animale ed
è necessario salvaguardarlo, facendo di tutto per evitarne l’estinzione. La
Sardegna, patria di molti altri endemismi, deve fare di tutto per continuare a conservare integro
il suo habitat, dove vive, insieme
a molti altri soggetti, anche il Formicaleone
di Maria Matilde, di cui oggi ho voluto parlarvi, che costituisce una delle nostre belle e particolari specificità.
E’ compito di tutti noi, se vogliamo conservare integra la nostra terra, fare
di tutto perché la Sardegna resti sempre un luogo incontaminato!
Grazie amici a domani.
Mario
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