Oristano
2 Ottobre 2015
Cari amici,
le statistiche sono
sempre impietose: ci piaccia o no, mettono sempre, volenti o nolenti, il dito
nella piaga. La fuga dei “cervelli
d'argento", come vengono ora definiti i pensionati, inizia a
preoccupare l'Inps, che, anche se velatamente, ha lanciato l'allarme. Sono
sempre più numerosi i pensionati che, stanchi della continua lotta per la
sopravvivenza in Italia, cercano rifugio all’estero. Dopo i “giovani cervelli”, quei bravi e
qualificati giovani che per trovare un lavoro dignitoso “scappano” all’estero,
è ora la volta degli anziani.
Il fenomeno della
“fuga” dei pensionati, partita anni fa, continua a crescere in maniera
preoccupante. Secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale
(INPS), nel 2011 i pensionati residenti all'estero erano circa 300 mila. Questo
dato, stando alle cifre fornite da Eurostat, nel 2012 è aumentato a 400 mila.
Cifra rilevante, che fa preoccupare: quasi mezzo milione di pensionati hanno
scelto di godersi il vitalizio lontano dall'Italia! Questo trend, infatti, insidioso
e tendenzialmente molto pericoloso, cresce ancora. "Questo fenomeno - sottolinea
l'economista Tito Boeri, Presidente dell’INPS -
erode la base imponibile. Molti pensionati ottengono l'esenzione della
tassazione diretta e non consumano in Italia (con effetti quindi anche sulla
tassazione indiretta)".
Il fenomeno, a ben
pensare, crea seri problemi aggiuntivi al nostro “fisco”, che vede
pericolosamente diminuire le relative entrate. A questo proposito il Presidente
dell'Inps precisa che “viene a mancare la compensazione da flussi
in ingresso di pensionati Inps che rientrano (24.857 dal 2003 al 2014)".
Insomma, per Boeri, il fenomeno crea un danno erariale piuttosto consistente e
sarebbe necessario trovare soluzioni in tempi brevi. Le motivazioni di questa
“fuga”, certamente, ci sono tutte: i pensionati scappano dall’Italia perché
impossibilitati a vivere una vecchiaia serena, ed emigrano in cerca di un
presente e soprattutto di un futuro con meno incognite.
L’Italia vive, davvero,
un momento di grande incertezza. Al preoccupante fenomeno dei tanti giovani
che, seri e preparati, sono costretti a lasciare il nostro Paese per
realizzarsi all’estero nel lavoro che da noi manca ormai da tempo, si aggiunge
anche quello della fuga dei “ritirati dal lavoro” che, alle condizioni attuali,
faticano non poco a sbarcare il lunario! In Italia, del resto, come è possibile
immaginare di vivere dignitosamente con una pensione che molto spesso è vicina
o al di sotto dei 1.000 Euro? Allora ecco il perché della ricerca di soluzioni
alternative, che, come prima conseguenza, hanno creato l’emigrazione verso
Paesi dove con queste cifre si può vivere più dignitosamente.
Come, direte Voi,
davvero ci sono Paesi dove con cifre intorno ai Mille Euro si può vivere bene? A
quanto sembra, pare proprio di sì! Secondo un’indagine del Sole 24 Ore sono
cinque le mete dove l'assegno mensile può rendere ben di più che in Italia. A
cominciare da Tenerife, capoluogo
delle isole Canarie, che gode, all'interno della legislazione spagnola, di uno
Statuto autonomo che comprende diverse agevolazioni fiscali. I pensionati
residenti nelle isole tropicali infatti possono usufruire di sgravi fiscali per
prestazioni che comprendono anche gli affitti di immobili. Queste agevolazioni
crescono progressivamente oltre il 65° anno di età. L'Iva è al 7% (13,5% quella
sul lusso) e la mancanza di imposte patrimoniali e sulla proprietà completa positivamente il quadro.
Il Sole 24 Ore indica
anche l'isola portoghese di Madeira, che
ha istituito un regime fiscale agevolato per i così detti "residenti
fiscali non abituali". Costoro, tra cui molti pensionati italiani, possono
usufruire per dieci anni dell'esenzione dalla tassazione dei redditi da
pensione, se tassati alla fonte nello Stato d'origine. L'Iva è pari al 6% per i
beni di prima necessità ed è al 13% l'imposta indiretta su ristorazione, caffè,
attrezzi agricoli, energie rinnovabili e così via. A Madeira la tanto odiata
IMU non esiste. A Malta, invece, l'aliquota
progressiva a scaglioni sui redditi va dal 29% su redditi fino a 60 mila euro,
al 35% su quelli superiori. Altre agevolazioni sono previste per chi,
straniero, trasferisce la residenza nell'isola, compresa l’esenzione dalle
imposte di successione e l'aliquota del 15% sulle rimesse a Malta, al di sopra
di 4.193 euro annui.
Scartando ora le isole
greche, che stanno per passare sotto un regime fiscale più duro, in seguito alla
riforma fiscale messa in campo da Alexis Tsipras e imposta da Bruxelles, Cipro resta un'altra meta desiderata,
dove vivere con molta più serenità. Diventare stanziali sui villaggi, sulle
spiagge e sui suggestivi promontori dell’Isola è molto conveniente, perché oltre le basse
imposte dirette sul reddito, sui prodotti essenziali come cibo, farmaci e libri
l’imposta è del 5%, mentre sulle prestazioni alberghiere è applicata
un'aliquota del 9%.
Chi se la sente di
emigrare “oltre oceano”, in America
Latina per esempio, qui trova diversi Paesi dove è possibile svernare “negli
anni d'argento” in modo più conveniente che in Italia. Tra questi, il Sole 24 Ore segnala Belize,
Panama, Costa Rica ed Ecuador, dove, a regimi fiscali fondamentalmente
vantaggiosi, si aggiunge un costo della vita piuttosto basso. Insomma, tornando
alla preoccupazione di Tito Boeri, credo che lo Stato italiano dovrà inventarsi
quanto prima qualcosa di risolutivo, non solo per arrestare l'emorragia di giovani
cervelli che lasciano l’Italia impoverendo il futuro delle nuove generazioni,
ma anche per venire incontro alle esigenze della generazione "dai capelli
d'argento", sempre più in fuga dall’Italia.
Un’idea geniale, per
esempio, potrebbe essere quella di rovesciare il problema: creare interessanti condizioni
per “attirare sul nostro Paese” anche pensionati di altre Nazioni, che potrebbero,
invertendo il ciclo, trasferirsi in Italia e dare una sferzata all'economia
delle nostre piccole comunità interne che corrono il rischio di scomparire. Sarebbe
l’occasione per ricreare ripopolamento in quei tanti, piccoli paesi e borghi
della campagna italiana, gradevoli e salubri, che tutto il mondi ci invidia; in
questo modo se ne eviterebbe l’estinzione, rimettendo in piedi anche le tante produzioni
locali, fatte di buoni prodotti della terra e di artigianato, dotando ovviamente quei
centri dei necessari odierni servizi per gli abitanti vecchi e nuovi.
Utopia tutto questo? Io
penso proprio di no! Cari amici, se vogliamo entrare nel futuro con grinta e determinazione
servono idee nuove, caparbietà e voglia di fare, gettando alle ortiche il
presente improduttivo, che, essendo obsoleto, non consente crescita e avvenire,
in particolare per i giovani. Il domani, non dimentichiamolo, è fatto di
innovazione e se l’Italia vuole davvero entrare
a testa alta nel futuro, non può restare a sguazzare nell’obsoleto,
gattopardesco presente, dove si fa finta di “cambiare tutto per non
cambiare niente”! L’Italia, per uscire dal guado deve proprio “Cambiare verso”.
Ciao, a domani.
Mario
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