Oristano 22 giugno 2025
Cari amici,
Il nostro cervello è un
immenso “Super computer”, che è capace di discernere in continuazione tutto ciò
che quotidianamente viviamo, ma facendo sempre delle valutazioni straordinariamente
sottili, che rispecchiano non solo il nostro modo di essere e di vivere l'oggi, ma anche senza
dimenticare il passato, ovvero la nostra evoluzione, che ha radici antiche. Si, la
realtà è che il nostro cervello elabora tutte le informazioni che riceve,
tenendo presente sia il presente che il nostro passato, conservato nel nostro
DNA con tutta la nostra storia evolutiva.
Questo particolare
comportamento messo in atto dal nostro cervello, questa sua inclinazione a dare
sempre uno sguardo al passato, deriva da quei lontani pericoli corsi dall’uomo
nella preistoria, quando stare in costante allerta per i potenziali pericoli,
poteva letteralmente fare la differenza tra la vita e la morte. L’esperienza dei
rischi presenti nel passato e delle antiche esperienze negative vissute, si
sono conservate, ed è per questo che il nostro cervello continua ad usare una maggiore
vigilanza anche oggi, seppure viviamo in un mondo ben diverso dal passato.
Secondo i più recenti
studi di psicologia cognitiva, IL PREGIUDIZIO DI NEGATIVITÀ, è ancora
oggi ben presente nella nostra mente, e questa continua ad attribuire un peso maggiore
alle esperienze spiacevoli, negative, che l’individuo ha subito, rispetto a
quelle piacevoli e positive. Il nostro cervello, memore dei rischi di ieri, registra
e analizza, in via prioritaria, ciò che viene percepito come una minaccia, ivi comprese
l'umiliazione o le critiche ricevute, conservandone a lungo le tracce. Al
contrario, un complimento ricevuto scompare in un batter d'occhio dalla nostra
mente! Questo fenomeno, che è davvero molto reale, dimostra inequivocabilmente che
il nostro cervello è ancora oggi programmato per dare priorità alle esperienze
negative.
Amici, il problema, in realtà, non è
di poco conto. Questa lunga conservazione dei ricordi negativi comporta
indubbiamente delle conseguenze. Quando la nostra mente rimugina sui torti
subiti, sulle umiliazioni ricevute, si riattivano le reti neurali coinvolte
nello stress, contribuendo a rafforzare l'ansia. Ad esempio, una singola
osservazione offensiva può alimentare anni di dubbi sulla propria competenza o
sul proprio valore personale. In una società come quella odierna, dove la performance
è sopravvalutata, un errore o un'umiliazione vengono spesso vissute come un
fallimento personale.
Al contrario, come
accennato prima, le note positive, ovvero i complimenti, spesso vengono
sottovalutati, scivolando via come acqua su un terreno impermeabile. Il motivo?
Il nostro pregiudizio verso noi stessi! Molte persone tendono a minimizzare il
feedback positivo, attribuendolo alla cortesia, alla fortuna o a un errore di
valutazione. Questa individuale sottovalutazione di se stessi, in particolare
se dentro di noi il complimento ricevuto non viene apprezzato davvero tanto, fa
sì che il cervello non lo consideri un evento significativo. Ecco perché gli
psicologi consigliano di soffermarsi sui complimenti e le lodi ricevute, apprezzandole
nel modo giusto, e, perché no, godendo appieno del riconoscimento ricevuto!
Gli studiosi affermano,
tuttavia, che possiamo “riprogrammare” il nostro cervello. In che modo? Agendo
sulla neuroplasticità del cervello, cioè sulla sua capacità di creare nuovi
percorsi neurali. Per farlo, ecco alcune pratiche efficaci da mettere in atto. Lo possiamo fare, ad esempio, utilizzando una maggiore Consapevolezza: osserviamo i nostri pensieri
senza giudicare, imparando a non identificarci con i nostri ricordi dolorosi o rimuginandoci
sopra; oppure applicando una Psicologia positiva: ovvero tenendo un diario
della gratitudine, praticando l'autocompassione, circondandoci di
gentilezza.
Possiamo riprogrammarci anche applicando una Terapia
cognitivo-comportamentale (CBT): è questo un approccio che aiuta a
decostruire i pensieri negativi e a dare più peso agli elementi positivi della
nostra vita quotidiana. Infine, può risultare utile utilizzare una Narrazione
ricostruttiva: ovvero rivisitare il ricordo di umiliazioni ricevute,
integrandolo con la comprensione e l’empatia; in questo modo si può riuscire a ridurre
il peso emotivo presente nel nostro cervello. Certo, non è facile, ma possiamo provare!
Cari amici, sono sempre
stato convinto che l’evoluzione nulla dimentica, ma da esseri umani pensanti e creativi, possiamo di certo fare di necessità virtù: viviamo il nostro presente con realismo, mai dimentichi del passato, delle nostre radici, ma costruendo il nostro futuro con speranza e serena positività!
A domani.
Mario
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