Oristano 3 ottobre 2024
Cari amici,
L’ADOLESCENZA
credo sia sempre stato un periodo difficile della vita, un periodo di formazione, ricco di problemi sempre nuovi,
considerato anche che la vita non è statica, ma in continua evoluzione. Questa fase della
vita, che grosso modo va dai 12 ai 24 anni, è caratterizzata in primis dall'improvviso sorgere del bisogno di autonomia, di dipendenza costante dai genitori. Un bisogno forte, che si manifesta con i primi duelli di “confronto/scontro”
con papà e mamma, che, operando da “super-controllori”, sorvegliano in modo
asfissiante il suo percorso di crescita in molteplici modi, dalle amicizie ai risultati scolastici.
Questo eccesso di
presenzialismo genitoriale, seppure portato avanti con le migliori intenzioni, tarpa le ali
al loro bisogno di autonomia, tant’è vero che il figlio adolescente viene costantemente
redarguito; il figlio adolescente, spesso, viene considerato irascibile, impulsivo, lunatico e poco
rispettoso delle regole. Dall’altro lato il ragazzo sente i genitori come asfissianti controllori, esageratamente invadenti e ansiosi, annullando così il suo bisogno di privacy. Proprio per tutti questi motivi l’adolescenza è da
considerarsi un periodo davvero difficile!
La pericolosa conseguenza è che questo invasivo “super
controllo” genitoriale crea nell’adolescente una notevole depressione, che è in
grado di manifestarsi in molti modi. Uno di questi, per esempio, è la così
detta “SUNSHINE GUILT”, una
particolare frustrazione simile a quella che si prova nel restare in casa durante una splendida
giornata di sole. Il Sunshine Guilt è quel particolare sentimento di insoddisfazione
che si prova nel dover rinunciare a qualcosa di desiderato, di appagante, che si vorrebbe ma non si ha. Una
insoddisfazione che risulta alquanto diffusa tra i MILLENNIALS E LA GEN Z,
i soggetti più colpiti dal fenomeno.
La SUNSHINE GUILT, per chi non la conosce, è una
sorta di FOMO (fear of missing out) stagionale, una particolare forma di
paura che nasce dal fatto che si è rimasti a casa durante una giornata
soleggiata, rinunciando, quindi, a fare delle esperienze uniche. Il risultato,
per l’adolescente, appare catastrofico: non solo si deve rinunciare a godere di
un meritato riposo al sole, ma ci si sente vincolati, addirittura inadeguati:
dopo mesi di piogge, cieli grigi, temperature rigide e strati di vestiti, ora
che la vita ha ripreso colore, viene tarpato quel desiderio di godere del
meritato calore del sole!
Come spiega su Instagram
l’account @charliehealth, un servizio di supporto per la salute mentale, questa
sensazione di rimorso o ansia è legata al mancato sfruttamento delle giornate
soleggiate, specialmente quando si era fortemente desiderato di iniziare a
godere dei benefici di questo ritornato, benefico calore. A questa sensazione
frustrante si aggiunge, poi, il
possibile confronto con le vite altrui. Ci si autoconvince che gli altri, invece,
riescano a godere di questo beneficio a noi negato, e questo pensiero tossico è
ulteriormente alimentato dai social: dove tutti espongono (veri o falsi che
siano) dei viaggi e soggiorni avventurosi, hobby ed attività da sogno!
Amici, secondo lo
psicologo e psicoterapeuta Alessandro Calderoni, la SUNSHINE GUILT è più comune
nelle regioni dove il sole è raro, trasformando ogni giornata soleggiata in
un’occasione imperdibile. Questo fenomeno si estende anche alle stagioni
luminose in aree già ben soleggiate, dove il sole diventa un invito quasi
obbligato a uscire. Il dilemma si presenta non solo quando si è costretti a
rimanere in casa, ma anche quando potremmo uscire ma si decide di rilassarci a
casa. Calderoni consiglia di riconsiderare le aspettative, riconoscendo che non
esiste un modo “giusto” di vivere una giornata di sole. È importante accettare
le proprie emozioni, riconoscendo che è normale non voler uscire ogni volta che
c’è il sole.
Cari amici, concludo il
presente post, rimarcando quanto detto all’inizio: l’adolescenza è un periodo
alquanto difficile, che genitori e figli dovrebbero vivere con grande impegno e
disponibilità sia da una parte che dall’altra. Il conflitto, soprattutto quando
è un "tira e molla" esagerato, non porta da nessuna parte e contribuisce a creare una gioventù ansiosa e insicura, che avrà difficoltà a realizzarsi nella vita.
A domani.
Mario
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