venerdì, settembre 20, 2024

LE BONTA' DEI FRUTTI DEL FICO, L'ALBERO ANTICAMENTE SACRO DEDICATO AL DIO DIONISIO. QUESTI DOLCI FRUTTI SONO CONSIDERATI DA SEMPRE ALQUANTO BENEFICI.


Oristano 20 settembre 2024

Cari amici,

Il FICO (Ficus carica L.) è considerato uno dei fruttiferi più antichi del pianeta. Ampiamente diffuso nella zona mediterranea e in diversi Paesi del Medio Oriente, è una pianta che fu molto apprezzata dalle popolazioni dell'antichità, sia per la bontà dei suoi frutti che per il suo valore simbolico. Nel Vecchio Testamento il fico viene citato spesso come simbolo di abbondanza, mentre in India è considerato un albero sacro. Le foglie di fico furono il primo “indumento” della storia. Si legge infatti nella Genesi 3,7: «Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture».

Nell'antica Grecia il fico era particolarmente apprezzato, protagonista anche di molti miti: lo stoico Zenone di Cizio era un grande estimatore di fichi, come pure lo era anche Platone, tanto da vedersi attribuito il soprannome di “mangiatore di fichi”. Platone, oltre ad esserne particolarmente ghiotto, asseriva che i fichi erano in grado addirittura di rinvigorire l'intelligenza. Omero scriveva che il ciclope Polifemo produceva formaggi nella sua grotta, probabilmente utilizzando anche succo di fico per far cagliare il latte, mentre Aristotele documentava la tecnica della coagulazione del latte con il succo di fico e con caglio di origine animale.

Nella civiltà dell’antica Roma il fico era una “pianta sacra”, alla stessa stregua dell'ulivo e della vite. Il poeta Publio Ovidio Nasone racconta che in occasione del Capodanno era usanza offrire, ad amici e parenti, frutti di fico e del miele come augurio per il nuovo anno. Secondo Plinio, mangiare fichi «aumentava la forza dei giovani, migliorava la salute dei vecchi e riduceva le rughe». Insomma, il gradimento dei frutti del fico non è mai cessato, tanto che anche oggi , in particolare nelle regioni meridionali, questa pianta è ancora alquanto in auge.  

Il fico è una pianta alquanto robusta e tenace: resiste all’aridità e ai venti salini del mare, tollera bene le elevate temperature estive (fino a 40 °C), temendo solo le temperature molto basse,  quelle oltre gli 8 gradi sotto zero. Cresce bene nei terreni permeabili, freschi, profondi, leggeri, ciottolosi, ricchi di sostanza organica, e alcalini con pH compreso tra 7 e 8,5. I frutti sono molto sensibili all’elevata umidità in prossimità della maturazione. I fichi vengono in genere gustati freschi, ma si prestano molto bene anche all’essiccazione. Nel mese di agosto è consuetudine procedere all'essiccazione dei fichi. Per una corretta essiccazione, è necessario che i fichi siano perfettamente maturi, selezionando esclusivamente quelli di qualità migliore.

I fichi, poi, sono un frutto alquanto benefico per il nostro organismo, in quanto contenenti uno scrigno di sostanze utilissime, proprietà, queste, ben note da secoli. Secondo alcuni studi più recenti, si sarebbe addirittura scoperto che la prima pianta che l’uomo è stato in grado di coltivare, ottenendo dei frutti, sarebbe stata proprio quella del fico. Insomma, i fichi sono un antico frutto delizioso e nutriente, apprezzato da secoli per il suo sapore dolce e le sue numerose proprietà benefiche. Tanti, davvero, i benefici che regalano al nostro organismo, in quanto, oltre ad essere ricchi di fibre, sono una fonte preziosa di vitamine e minerali, di numerosi antiossidanti e, infine ma non per importanza, per il forte potere lassativo.

I fichi hanno questo importante effetto lassativo in quanto alquanto ricchi di fibre, soprattutto quelle insolubili, capaci di assorbire acqua nell’intestino, oltre alla presenza di zuccheri naturali, che stimolano la peristalsi intestinale, favorendo l’evacuazione e alleviando la stitichezza. Quindi, se da un lato le fibre aiutano a facilitare la digestione, gli zuccheri naturali attirano liquidi nell’intestino, ammorbidendo le feci e facilitandone l’evacuazione. E ancora di più: le stesse fibre presenti nei fichi nutrono i batteri buoni dell’intestino, favorendo un microbiota sano ed equilibrato, essenziale per una corretta funzione intestinale.

Amici, il fico è davvero un frutto speciale, tanto che alcuni non ne possono proprio fare a meno! Un consiglio, per chi ha bisogno dell’effetto lassativo: consumare i fichi a stomaco vuoto, meglio se si tratta di 2-3 fichi al mattino. Se poi il consumo avviene con un certa regolarità, magari inclusi nella prima colazione, il risultato è assicurato! Come sempre, però, mai eccedere: perché un consumo eccessivo di fichi può causare diarrea e forti dolori addominali.

Cari amici, questo antichissimo frutto, considerato tra i più buoni che l’uomo ha a disposizione, oltre che mangiato fresco, si presta ad essere consumato lavorato in molte ricette, sia dolci che salate: dalla confettura alla cheesecake, fino alla preparazione di  sfiziosi antipasti, abbinati a crostini e prosciutto! Il fico, insomma, è proprio una gran bella risorsa!

A domani.

Mario

giovedì, settembre 19, 2024

LE NUOVE NORME PER GLI “AFFITTI BREVI”, VALIDE DAL PROSSIMO 2 NOVEMBRE. LA NORMATIVA È ORA ALLINEATA A QUELLA DEGLI HOTEL.


Oristano 19 settembre 2024

Cari amici,

Se è pur vero che il nostro Paese ha un flusso turistico di grande importanza, è altrettanto vero che chi usufruisce dei nostri servizi e delle nostre strutture venga adeguatamente protetto durante il soggiorno. Ebbene, le ultime disposizioni normative emanate, hanno voluto ulteriormente ribadire la sicurezza, imponendo ulteriori vincoli a tutti: sia a chi svolge attività turistica in modo imprenditoriale o anche non professionale. Ecco le principali novità che riporto, pubblicate nel Web  dalla Dr.ssa. ADRIANA CHIEPPA, e riferite principalmente agli affitti brevi.

A partire dal prossimo mese di novembre anche le case destinate agli affitti brevi dovranno seguire specifiche norme di sicurezza. Vediamo insieme quali sono e quali sanzioni si rischiano per il mancato rispetto. Dal prossimo 2 novembre tutte le strutture adibite agli affitti brevi, che sino ad oggi non avevano l'obbligo di possedere il CIN (c.d. Codice Identificativo Nazionale), dovranno ora seguire le norme previste per alberghi, hotel e strutture ricettive in generale, nello specifico ottenendo il CIN e adattandosi alle norme di sicurezza previste per il settore turistico, seppur con alcune differenze. L'obbligo sarà valido per tutti coloro che svolgono l'attività di locazione breve o attività turistica, in modo imprenditoriale o meno.

Partendo dal CIN, vediamo che il Ministero del Turismo, già dal mese di giugno, ha iniziato la fase sperimentale della nuova piattaforma BDSR (Banca Dati Strutture Ricettive) per il rilascio del CIN provvisorio che, dal mese di novembre, diventerà obbligatorio per tutti i titolari di strutture ricettive. L'art. 13-ter del D.L. 145/2023 stabilisce che, per ottenere il CIN, è necessario inviare l'apposita domanda in via telematica al Ministero del Turismo, attraverso la piattaforma BDSR. La domanda deve contenere una dichiarazione sostitutiva, attestante i dati catastali dell'unità immobiliare o della struttura. Tutti i locatori che non siano in regola con la ricezione del CIN entro il 2 novembre subiranno gravi sanzioni, che possono variare dalla multa al divieto di pubblicazione di annunci pubblicitari.

Una volta ottenuto il CIN, lo stesso dovrà essere esibito sia all'esterno dell'immobile in cui si trova l'appartamento o la struttura, sia all'interno dell'annuncio pubblicitario riguardante l'immobile. Dovrà essere esibito anche nel caso in cui l'annuncio sia pubblicato tramite intermediari online (quali AirBnB o Booking). L'obbligo del CIN non è, però, l'unica novità prevista per questa tipologia di locatori. Infatti questi dovranno adattarsi anche a tutta una serie di norme in materia di sicurezza degli impianti.

Nello specifico, queste strutture dovranno essere dotate di:

         estintori portatili;

         dispositivi per rilevare gas combustibili e monossido di carbonio;

         allarme.

Va specificato che, se l'unità abitativa adibita agli affitti brevi non possiede un impianto a gas, si è esonerati dall'installazione dei relativi dispositivi. Queste disposizioni valgono sia per coloro che svolgano questa attività in modo imprenditoriale, sia per coloro che la svolgano in modo non imprenditoriale. Però, per coloro che rientrino nella prima classificazione, ci sono altri obblighi come l'essere muniti dei requisiti di sicurezza degli impianti, prescritti dalla normativa statale e regionale vigente.

In merito agli estintori portatili, il Ministero del Turismo ha chiarito che gli stessi debbano essere collocati in posizioni accessibili e ben visibili agli ospiti, in prossimità delle aree a maggior rischio di incendio. Inoltre devono essere installati un estintore ogni 200 metri quadrati e almeno un estintore per piano. Devono, inoltre, possedere determinate caratteristiche quali:

         capacità estinguente minima non inferiore a 13A;

         carica minima non inferiore a 6 kg o 6 litri;

         controlli periodici.

Nel caso in cui non ci si dovesse adeguare alle suddette disposizioni riguardanti il CIN e la sicurezza degli impianti, scatterà la sanzione pecuniaria da euro 600 a euro 6.000 per ciascuna violazione accertata, a cui si aggiungeranno le sanzioni previste dalla normativa statale e regionale.

Cari amici lettori, indubbiamente, in particolare per chi svolge questa attività in maniera non professionale, risulta un ulteriore appesantimento dei costi, che certamente faranno lievitare il prezzo del soggiorno. Forse, per i casi degli operatori non professionali, le norme avrebbero potuto essere un po’ più leggere…

A domani.

Mario

 

 

mercoledì, settembre 18, 2024

VEDERE IL DESERTO DI ATACAMA IMPROVVISAMENTE FIORITO, IN REALTA' NON È PROPRIO UNA BELLA NOTIZIA! VEDIAMO PERCHÈ...


Oristano 18 settembre 2024

Cari amici,

Nella regione a nord del Cile, vi è un immensa zona desertica, meglio nota come “DESERTO DI ATACAMA”; è un luogo noto per essere una delle zone più aride del mondo. La sua particolare posizione, tra le montagne delle Ande e le montagne litoranee,  ne fa una zona virtualmente sterile, perché protetta dall’umidità, da entrambi i lati.  Ebbene, alla fine dell’inverno scorso, il Deserto di Atacama ha offerto uno spettacolo a dir poco impressionante, con la sua straordinaria fioritura in pieno inverno. Un evento particolarmente affascinante, ma che agli scienziati ha creato una forte preoccupazione, in quanto rappresenta un chiaro, pericoloso segnale del cambiamento climatico in atto.

Lo scorso marzo questa arida zona desertica è stata interessata da violentissimi temporali: in appena 12 ore sono infatti caduti l’equivalente di 7 anni di pioggia. Insomma, una delle peggiori alluvioni degli ultimi 80 anni, che ha fatto anche delle vittime, con numerosi dispersi e interi villaggi sommersi da colate di fango. Come particolare conseguenza, il deserto di Atacama si è trasformato in una straordinaria distesa di fiori (soprattutto fiori di malva), diventando un «paese delle meraviglie», con un’esplosione di colori quasi psichedelici.

Il fenomeno è stato messo in evidenza in tutto il mondo dagli scatti realizzati dal fotografo dell’agenzia Efe, Mario Ruiz. Daniel Diaz, direttore del Servizio Nazionale del Turismo ad Atacama si è così espresso: «L’intensità della fioritura di quest’anno non ha precedenti», attribuendo lo straordinario fenomeno ai cambiamenti climatici; le popolazioni residenti nei dintorni del deserto dal canto loro sono soddisfatte per l’impulso turistico che l’evento ha portato all’intera regione, in quanto il fenomeno ha catalizzato turisti a migliaia: ne sono arrivati più di 20.000, vogliosi di ammirare il deserto in fiore!

Atacama, amici, è il deserto più noto al mondo, e, seppure alquanto arido, quest’anno ha visto emergere un’immensità di fiori durante un periodo alquanto insolito; una trasformazione, però, che evidenzia le preoccupanti alterazioni climatiche in corso. Si, seppure il fenomeno della fioritura invernale sia avvenuto altre volte (una fioritura significativa fu quella del 2015), non è però mai stata come quella attuale. Atacama, tradizionalmente, fiorisce fra settembre e novembre, mentre quest’anno la fioritura, invece, è avvenuta molto prima.

Autore (tragico) di questo fenomeno pare sia proprio El Niño, che ha massicciamente contribuito a questo fenomeno climatico. Fenomeno che ha preoccupato non poco gli scienziati, che hanno considerato una pessima notizia il verificarsi della anticipata fioritura, un fenomeno che sconvolge sempre più l’ecosistema mondiale. El Niño ha innescato un fenomeno che ha provocato un riscaldamento anormale delle acque del Pacifico equatoriale, alterando i modelli di circolazione atmosferica, portando a piogge abbondanti in alcune regioni e a siccità in altre. El Niño ha avuto un ruolo fondamentale nell’aumento delle precipitazioni proprio ad Atacama, con 11/12 millimetri di pioggia scesi ad aprile. Ad esprimere la propria opinione al riguardo è il responsabile della conservazione della biodiversità presso la Corporazione Nazionale Forestale, César Pizarro.

Il dottor César Pizarro ha così commentato: “Gli 11-12 millimetri di pioggia caduti ad aprile, insieme a una bassa nuvolosità, molto intensa nell’area, che bagna la superficie ogni notte, hanno favorito il risveglio di queste piante”. Ha anche spiegato che l'inusuale pioggia di aprile, insieme alla bassa nuvolosità, sono fattori che hanno contribuito allo straordinario fenomeno della fioritura che, nonostante sia stata spettacolare, non ha seguito i tempi tipici del fenomeno.

Cari amici, la preoccupazione per i cambiamenti climatici in atto è grande in tutto il mondo. Quanto ad Atacama, il governo cileno ha istituito un parco nazionale per proteggere i suoi 570 km² soggetti a fioritura. Tale parco, il sesto nell’area settentrionale del Cile, vuole preservare questo fenomeno naturale unico. La speranza è che queste variazioni climatiche in corso non snaturino un processo eco-evolutivo molto complesso, che ancora è da comprendere pienamente, proprio come ha sottolineato uno studio recentemente pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution. La speranza è che l’uomo riesca a fermare questo pericoloso, terribile riscaldamento globale!

A domani.

Mario

martedì, settembre 17, 2024

INTERESSANTE INVENZIONE INDUSTRIALE BREVETTATA DALL'UNIVERSITA' DI SASSARI: UNA SFERA EDIBILE, CREATA PER CONSERVARE E TRASPORTARE PRODOTTI DI NATURA ORGANICA, CONTENENTE UNA MATRICE LIQUIDA.


Oristano 17 settembre 2024

Cari amici,

Di recente L’Università degli Studi di Sassari ha ottenuto un brevetto internazionale sulle tecnologie alimentari davvero interessante. Gli studi, svolti all'interno del progetto IDOLI (Innovation in Dairy and OLive Industry), programma di ricerca e sviluppo della Regione Sardegna - Area di specializzazione: AGROINDUSTRIA - POR FESR Sardegna 2014-2020 Asse I – Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico e Innovazione, sono stati portati avanti in collaborazione con l’Accademia Olearia, ed hanno consentito di “creare” una “SFERA EDIBILE”, che ha ottenuto il brevetto nazionale e internazionale per invenzione industriale.

Questa Sfera edibile, costituisce un metodo innovativo che consente di conservare e trasportare prodotti di natura organica anche in forma liquida. Tale invenzione apporterà un approccio innovativo nel panorama dei processi tecnologici. L’invenzione, infatti, pone le basi per la realizzazione di sistemi di contenimento, stoccaggio, trasporto e conservazione che siano del tutto edibili, non deteriorabili nel tempo e in grado di contenere al proprio interno matrici liquide idrofile e idrofobiche. L’innovativa sfera consentirà di dare risposte al mercato, sia di natura tecnica, dunque legata al processo di produzione, sia di natura alimentare, relativa alla possibilità di racchiudere, conservare e proteggere diverse matrici liquide senza alterarne le caratteristiche.

Questa interessante invenzione è frutto di un grande lavoro di squadra, svolto dai ricercatori della Facoltà di Agraria dell’UNISS: Dr.ssa Maria Grazia Farbo PhD, Dr.ssa Elisabetta Avitabile PhD e Dr. Roberto Cabizza PhD RTD/A, che hanno operato sotto la guida del Professor Costantino Fadda della sezione di Tecnologie Alimentari del Dipartimento di Agraria; gli esperimenti sono stati condotti presso i laboratori della sezione di Tecnologie Alimentari del Dipartimento di Agraria.

Amici, la “Sfera” è una vera innovazione, in quanto attualmente sul mercato non sono presenti sistemi di sferificazione “Made in Italy” di natura esclusivamente organica e rispettosi dell’ambiente, in grado di contenere sia l’olio extravergine d’oliva che le bevande alcoliche in forma liquida. Questa invenzione potrà essere fruibile in diversi settori: da quello alimentare a quello chimico e farmaceutico, rispondendo a pieno alle richieste sempre più stringenti per la realizzazione, stoccaggio e diffusione di prodotti biocompatibili e sicuri per il consumatore e per l’ambiente.

Il brevetto ottenuto è considerato davvero di grande importanza perché è valido a livello internazionale. Infatti, due anni dopo l’ottenimento del brevetto per invenzione industriale in Italia, la domanda è stata estesa in campo internazionale, mediante il deposito in Spagna e Grecia. Come ha avuto modo di spiegare il professor Costantino Fadda, «L’invenzione proposta pone le basi per la realizzazione di sistemi di contenimento, stoccaggio, trasporto e conservazione che siano del tutto edibili, in grado di contenere al proprio interno matrici liquide idrofobiche e idrofile»; l’invenzione vuole dare inoltre due risposte al mercato, sia di natura tecnica, dunque legata al processo di produzione, sia di natura alimentare, relativa alla possibilità di racchiudere, conservare e proteggere diverse matrici liquide senza alterarne le caratteristiche in modo innovativo».

Cari amici, le nostre Università sarde, seppure non siano ai vertici del mondo accademico europeo, sono sempre di alto livello: l’Università di Sassari in particolare, con la sua Facoltà di Agraria, risulta considerata e apprezzata anche fuori dall’ambito nazionale. Un sincero grazie a questi eccellenti ricercatori, che valorizzano l’Ateneo e tutta la Sardegna!

A domani.

Mario

lunedì, settembre 16, 2024

STEFANO OPPO, IL GRANDE CAMPIONE DI CANOTTAGGIO ORISTANESE, PREMIATO CON TARGA RICORDO DAL PREFETTO DI ORISTANO SALVATORE ANGIERI.


Oristano 16 settembre 2024

Cari amici,

Quelle di Parigi 2024, per la Sardegna, sono certamente delle "Olimpiadi indimenticabili"! Un trionfo storico, che ha visto la straordinaria prestazione degli atleti sardi ai Giochi Olimpici di Parigi, segnando un record senza precedenti! Otto gli atleti sardi partecipanti con il risultato di  tre medaglie vinte, di cui due d’oro e una d’argento. La Sardegna celebra in questo modo eccellente la sua partecipazione, essendo, il suo, il successo più grande nella storia della partecipazione alle Olimpiadi.

La Sardegna non può che essere orgogliosa dei suoi figli, che hanno concluso in modo così trionfale la loro partecipazione. Delle due medaglie d’oro una è andata ad Alessia Orro, magistrale regista del team di pallavolo femminile, contribuendo in maniera decisiva alla conquista dell’oro da parte dell’Italia, l’altra medaglia d’oro è stata conquistata da Marta Maggetti nel windsurf, mentre quella d’argento è stata conquistata da Stefano Oppo nel canottaggio. Complimenti, di cuore, a tutti!

Nei giorni scorsi il Prefetto di Oristano Dr. Salvatore Angieri ha ritenuto di congratularsi personalmente con Stefano Oppo, che ha voluto incontrare in Prefettura. Il grande canottiere oristanese, che fa parte del gruppo sportivo dell’Arma dei Carabinieri, ha inorgoglito tutti noi, vincendo meritatamente la medaglia d’argento alle recenti Olimpiadi di Parigi 2024. Nel corso della visita, il Prefetto ha consegnato a Stefano una targa ricordo che esprime stima e riconoscenza per la vincita della sua medaglia olimpica, “frutto di talento, di tanto allenamento, d’impegno esemplare, di volontà, di sacrificio e senso di responsabilità”, come il dottor Angieri ha voluto sottolineare.

Amici, come ricorda anche una nota delle Prefettura, la bella storia di Stefano Oppo, concittadino della nostra Provincia, merita di essere conosciuta.  “La storia di Stefano Oppo, oristanese doc, è quella di un bambino determinato, che all’età di 9 anni muove già i suoi primi passi nello sport, nella storica società di canottaggio della sua città d’origine, il Circolo Nautico Oristano, all’epoca frequentato dal fratello maggiore Matteo del quale seguiva gli allenamenti”.

“È proprio nell’ambiente oristanese, con il primo allenatore Antonio Marras e gli amorevoli e sempre presenti genitori Adriana e Luigi, che Stefano si innamora del canottaggio”, come troviamo evidenziato nella nota della Prefettura. “Con tanto lavoro e sacrificio, dopo il primo successo come miglior canottiere sardo la sua prestigiosa carriera vola in alto, nella vetta dei Giochi Olimpici, fino al quarto posto a Rio 2016, il bronzo a Tokyo 2020 e l’ultima grande medaglia d’argento nel doppio Pesi Leggeri a Parigi 2024!

È una gran bella storia, quella di Stefano Oppo, “straordinario campione nello sport, ma anche una persona speciale nella vita: dotato di grande umiltà, autentica e trasparente”, come si legge al termine nella nota della Prefettura, “che con la sua gentilezza ha conquistato tutti noi”. Un percorso eccellente, quello di Stefano, accompagnato sempre dal cuore della sua città natale, la città di Oristano, che ad ogni gara, con grande fierezza, batte forte per lui.

Cari amici, le imprese di Alessia Orro, Marta Maggetti e Stefano Oppo rappresentano pietre miliari non solo per la Sardegna, ma per tutto lo sport italiano, dimostrando come la sana preparazione, il sacrificio, la dedizione e la serietà possano condurre al successo ai massimi livelli. Parigi 2024 possiamo dire che per la nostra isola si afferma come un’edizione da ricordare, capace di eclissare i risultati passati e di proiettare la Sardegna nell’Olimpo dello sport internazionale!

A domani, amici lettori!

Mario

domenica, settembre 15, 2024

L'ONDA TRAVOLGENTE DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE IPOTECA IL NOSTRO FUTURO: COSA CI STA PER RISERVARE? QUALI I COSTI DIRETTI E INDIRETTI? LA DIFFICILE RISPOSTA…


Oristano 15 settembre 2024

Cari amici,

Inutile ignorarlo: l’INTELLIGENZA ARTIFICIALE avanza come un panzer, considerato che è diventata una delle tecnologie più avanzate (…e discusse) degli ultimi anni. Con le sue enormi capacità di elaborazione, nettamente più veloci di quelle umane, l'A.I. sta rivoluzionando in modo incredibile il mondo, in particolare quello del lavoro. Ciò, però, non è privo di preoccupazioni. In primis la più importante è quella dei costi e dei fattori che li influenzano, rapportandoli e bilanciandoli con i benefici. Partiamo dalle origini.

Per creare e introdurre in un’azienda l’intelligenza artificiale è necessario seguire un processo complesso e costoso che richiede l'utilizzo di tecnologie avanzate come il machine learning e il deep learning. Il procedimento è lungo e laborioso e prevede:  la raccolta di grandi quantità di dati, la loro classificazione per renderli utilizzabili, dall'algoritmo di apprendimento alla progettazione e allo sviluppo del modello di machine learning che verrà poi addestrato sui dati raccolti e classificati, fino all’addestramento e gestione del modello utilizzato, l’implementazione ed esposizione del modello con le sue funzionalità per poterlo utilizzare; infine l’implementazione della connessione con i nuovi programmi o con i programmi già esistenti.

A seguire, dopo la predisposizione prima evidenziata, c’è da mettere mano ai costi da mettere a budget. Essi sono: avere un Hardware di altissimo livello in quanto le operazioni da fare sfruttano calcolo parallelo e sono moltissime, dotarsi poi di Data Analyst per tutto ciò che riguarda i dati, assumere un Esperto di Machine Learning per la realizzazione del modello, dotarsi di Software house per l'implementazione delle interfacce utente e l'integrazione con gli altri software. Analizzando i costi totali da mettere a budget ci si rende conto che non sono bazzecole! Basti pensare che OpenAI ha speso milioni di dollari per rendere operativo il suo modello più famoso: GPT-4.

Amici, i costi prima indicati sono riferiti a quelli di produzione aziendale, ma abbiamo anche pensato a quelli, ben più importanti, relativi all’IMPATTO AMBIENTALE”, che l’uso massiccio dell’A.I. riesce a creare, tra l’energia necessaria per il funzionamento e l’aumento della CO2 che ne deriverebbe? Già oggi nelle Server-Farm sono presenti migliaia e migliaia di computer, attivi 24 ore su 24, che consumano una montagna di energia e rilasciano tanta CO2! In realtà, non è facile rendersi conto che noi utilizzatori, ogni volta che ci avvaliamo dell’Intelligenza Artificiale, le nostre richieste vengono inoltrate a server remoti, che le elaborano per fornirci risultati sempre più precisi e mirati.

Questo aumentato consumo di energia, necessaria per il funzionamento di queste Server-Farm, dotate di un’immensità di computer attivi 24 ore su 24, stanno diventando un vero e proprio dramma per l’ambiente; come coniugare, dunque, il necessario sviluppo tecnologico con la sostenibilità ambientale? Difficile dirlo! Secondo la Vrije Universiteit di Amsterdam, entro il 2027 i datacenter che ospitano server per l’IA potrebbero consumare dagli 85 ai 134 terawattora di energia all’anno, pari al fabbisogno energetico dell’intera Argentina. E non è tutto, poiché secondo l’Università di Washington, non solo una richiesta all’AI richiede 5 volte più energia di una normale ricerca sul Web, ma i colossi di questo settore – come, ad esempio, ChatGPT – possono arrivare a consumare anche 1 gigawattora al giorno. L’equivalente di una cittadina medio-grande della provincia italiana!

Sono, indubbiamente numeri allarmanti, considerato che gli studi in corso prevedono che entro il 2050, la richiesta energetica dell’Intelligenza Artificiale potrebbe essere 1.000 volte superiore a quella attuale, e pertanto non è ben chiaro come si riuscirà a sostenerla! La cosa ancora più preoccupante è che per ora si fa ancora massicciamente ricorso ai combustibili fossili, anziché alle fonte rinnovabili! Questo si traduce in un aumento sensibile delle emissioni di CO2, così come confermato dalle stime elaborate dall’Università del Massachusetts; nel 2019, secondo alcune stime, ChatGPT generava 8.4 tonnellate di CO2 ogni anno.

Cari amici, il problema è serio, e non certo di poco conto! Cosa fare, dunque, per ridurre l’inevitabile impatto dell’IA sull’ambiente? Considerato che è impossibile rinunciare all’Intelligenza Artificiale per salvaguardare l’ambiente, la risposta non è facile! Rispondere non è davvero semplice, perché già oggi l’IA è integrata nei dispositivi e nei servizi che usiamo tutti i giorni; forse un ricorso consapevole all’IA, da parte del singolo utente, potrebbe fare la differenza. Se è pur vero che l’Intelligenza Artificiale migliora la nostra quotidianità, essa, però, rischia di ipotecare il futuro ambientale del Pianeta. Ecco perché ciascuno di noi dovrebbe fare la sua parte!

A domani.

Mario

sabato, settembre 14, 2024

LA RECENTE DIFFUSIONE AD ORISTANO DEL LIBRO DI RON HUBBARD “LA VIA DELLA FELICITÀ”. È LA RISCOPERTA, DA PARTE DEI GIOVANI, DI UNA RELIGIONE LAICA ALQUANTO DISCUSSA?


Oristano 14 settembre 2024

Cari amici,

Di recente, in questa calda estate oristanese, un gruppo di volontari carichi di entusiasmo ha distribuito gratuitamente ai cittadini di diversi quartieri della città, decine di copie del libro di Ron Hubbard “LA VIA DELLA FELICITÀ”, una specie di manuale contenente una serie di principi su come raggiungere la felicità. Il libro, scritto da Ron Hubbard per aiutare a fornire risposte pratiche ai contagiosi problemi che angustiano l’umanità, che vanno dal crimine all’abuso di droghe e, in sintesi, mettono il dito sul declino morale nell'intera società.

Il libro La via della felicità contiene 21 specifici precetti da osservare, oltre ad una guida di come applicarli ogni giorno per diventare più responsabili e per raggiungere una vita migliore e più felice. Principi apparentemente positivi, stimolanti per i giovani di oggi, figli del Terzo Millennio, che sono stati percepiti positivamente anche dai giovani oristanesi. Come ha dichiarato Federica una volontaria del gruppo oristanese, “C’è bisogno urgente di divulgare messaggi di buon senso in questo periodo particolarmente difficile, in cui sembra che tutto dia ragione ai disfattisti e, apparentemente, non ci sia nulla da fare per risalire la china”.

La città pare abbia reagito positivamente, anche se personalmente resto scettico, e, con questo mio post- riflessione vorrei ripercorrere con Voi “come” Ron Hubbard, l’autore del libro, è arrivato a divulgare questa nuova “Religione laica” (chiamata SCIENTOLOGY”), che in America ha contagiato non poche persone. Il movimento, fondato nel 1954 negli Stati Uniti, conta centinaia di migliaia di praticanti in tutto il mondo. Ma, per conoscere meglio il libro, partiamo da “Chi è Lafayette Ronald Hubbard, nato negli Stati Uniti, a Tilden, il 13 marzo del 1911 e scomparso a Creston il 24 gennaio del 1986), scrittore statunitense, noto in particolare per essere stato il fondatore di Scientology.

Negli anni Trenta del secolo scorso Hubbard divenne prima noto come scrittore di fantascienza e fantasy; nel 1950 con la pubblicazione del libro DIANETICS inizia a dare corpo alla sua filosofia che poi si diffonderà col nome di Scientology. Sin dalla prima fondazione di Dianetics, Hubbard sostenne di condurre un percorso di ricerca spirituale arrivando a redigere centinaia di scritti e tenere circa tremila conferenze sui vari temi dell'indagine. Parallelamente negli anni sviluppa un sistema di management per l'organizzazione di Scientology e sul management generale.

Per quanto noto, Hubbard è stato una figura alquanto controversa e numerosi dettagli della sua vita sono stati (e sono ancora) oggetto di dibattito. L'organizzazione nel mondo di Scientology è stata oggetto sia di venerazione che di critiche feroci, dove Hubbard è descritto da giornalisti indipendenti come un personaggio contradditorio. La rivista Smithsonian lo ha incluso, comunque, come uno dei cento americani più influenti di tutti i tempi. Hubbard ha pubblicato 1.084 opere scritte, primato mondiale per il maggior numero di opere pubblicate.

Amici, il libro “La Via della Felicità”, scritto da L. Ron Hubbard nel 1981, è il suo primo codice morale basato interamente sul buon senso; il suo scopo è di cercare di arrestare il declino morale nella società e ripristinare integrità e fiducia nell’Uomo. Il libro intende riempie il vuoto morale in una società sempre più materialista, con l’elencazione di 21 precetti fondamentali che guidano una persona ad un miglior tenore di vita. La Via della Felicità, inoltre, detiene un record del Guinness dei Primati: quello di libro secolare più tradotto al mondo.

La rapida diffusione del libro, in particolare negli ultimi 20 anni del secolo scorso, fu la conseguenza del fatto che dagli inizi degli anni Ottanta i codici di comportamento morale si erano talmente ridotti e offuscati, tanto che il mondo era diventato una vera e propria giungla. “L’avidità era diventata una virtù” e i più astuti accumulavano scandalose fortune ricorrendo alla frode e alla manipolazione del mercato azionario. Insomma, la maggior parte dei codici morali applicati nel passato, che aiutavano a garantire la perpetuazione della famiglia, del gruppo e della nazione, erano, purtroppo, tristemente tramontati.

Amici, la recente riscoperta del libro di Hubbard, fa breccia nella gente in quanto la situazione attuale non risulta essere molto diversa da quella della fine degli anni Ottanta del secolo scorso, anzi forse è peggiore! Tuttavia, personalmente sono convinto che, per chi è Cristiano come me, il libro di Hubbard non dica niente di più e niente di meglio di quello che insegna il cristianesimo. Rispettare gli altri, comportarsi onestamente, sostenere chi cade, non fare a nessuno ciò che non vorremmo sia fatto a noi, sono principi che hanno millenni di storia! Se tutti li rispettassimo…

A domani.

Mario