martedì, giugno 25, 2024

IN ISLANDA È ENTRATO IN FUNZIONE “MAMMOTH”, UN ENORME ASPIRATORE D'ARIA, CAPACE DI ASSORBIRE FINO A 36 MILA TONNELLATE DI CO2 ALL’ANNO!


Oristano 25 giugno 2024

Cari amici,

L’8 maggio in Islanda, a Hellisheiði, è entrato in funzione il più grande impianto di cattura e stoccaggio diretto dell’aria mai costruito al mondo. Questo immenso “aspira-aria” (funziona proprio come un aspirapolvere) può arrivare ad assorbire fino a 36 mila tonnellate di CO2 all’anno, risucchiando e purificando in questo modo l’aria inquinata. È stato chiamato “MAMMOTH”, ed è  la seconda struttura di questo tipo costruita nel Paese, dove dal 2021 esiste ORCA, un impianto simile ma 10 volte più piccolo.

Costruito dalla società svizzera Climeworks per conto dell’azienda islandese Carbfix (che gestisce lo stoccaggio), Mammoth è stato realizzato in circa 2 anni; ha un design modulare ed è composto da 72 contenitori di raccolta. Questi moduli hanno dimensioni standard, il che consente flessibilità nell’assemblaggio e nella disposizione. «La modularità – come spiega l’azienda - è una caratteristica che permette di massimizzare la rimozione del biossido di carbonio».  Dei 72 moduli di cattura, quelli attualmente attivati sono i primi 12, inaugurati l’8 maggio.

L’impianto, che opera esclusivamente attraverso l’utilizzo di energia rinnovabile (in parte termica, generata da una vicina centrale geotermica), cattura l’aria in modo diretto, usando calore a bassa temperatura. La Co2 catturata passa attraverso i filtri e viene trasportata nel sottosuolo, dove con un processo naturale reagisce con la roccia basaltica, rimanendo immagazzinata nella pietra in modo permanente. Secondo le previsioni dell’azienda, da qui al 2050 andrebbero costruiti 28 impianti simili a Mammoth, con l’intento di arrivare a ridurre la temperatura di 1,5°C, rispetto ai livelli preindustriali.

“MAMMOTH”, è stato realizzato su un altopiano lavico, nel sud dell’Islanda, non lontano dalla capitale Reykjavík, e, come accennato prima, l’impianto funziona “a cattura diretta dell’aria (DAC), una variante della cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). L’impianto, quasi dieci volte più grande dell’Orca, ha una incredibile capacità operativa, che porterà alla rimozione di megatoni entro il 2030 e gigatoni entro il 2050. Amici, impianti di questo tipo si prevede che saranno costruiti in gran numero, tant’è che l’azienda sta già costruendo impianti simili in Norvegia, Kenya e Canada e sta cercando nuovi potenziali siti per la cattura e lo stoccaggio dell’aria.  Strutture simili sono in corso di realizzazione anche negli Stati Uniti.

Ma in realtà, come funziona questo grandissimo “MAMMOTH”? Dotato di enormi “ventilatori”, questi aspirano l’aria nei collettori e la fanno passare attraverso un materiale filtrante solido per separare l’anidride carbonica; successivamente, la società partner di Climeworks, la Carbfix, tratta la CO2 così intercettata, facendola reagire con la roccia basaltica, dove il gas resta intrappolato in forma solida sotto terra in maniera permanente.

Amici, seppure il sistema di  trasferire la Co2 dall’aria nel sottosuolo, relegandola nelle ricce, venga considerato, da alcuni studiosi benpensanti, un sistema per “nasconderla sotto il tappeto, nessuno può negare che il sistema sia valido. La rimozione dall’aria della Co2 è oggi un processo assolutamente necessario, parte irrinunciabile della strategia climatica in atto per cercare di restare al di sotto della soglia di 1,5 gradi. Questi piani d’azione contro la Co2 sono condivisi e validati anche dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), da aziende e Governi, perché la rimozione di Co2 al momento è una via certa per raggiungere l’obiettivo climatico desiderato, anche se potrebbe comportare sfide e rischi ecologici e sociali.

Cari amici, purtroppo nessuno ha in tasca la lampada di Aladino, e per ora qualcosa bisogna pur tentare di fare. Certo, anche le critiche sono ampiamente giustificate, quando sostengono che privilegiare la destinazione dei finanziamenti alla cattura della CO2 su vasta scala, rischiando così di distogliere finanziamenti (già di per se insufficienti) dagli obiettivi ben più urgenti, ovvero quelli di produrre più energia pulita, sostituendo quella ricavata da fonti fossili con quella prodotta con le rinnovabili, con conseguente, drastica riduzione delle emissioni. Chi vivrà vedrà!

A domani.

Mario

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